E’ di questi giorni la discussione se sia una buona idea fare cospicue donazioni in favore dei propri figli mentre si è ancora in vita e probabilmente la risposta giusta non esiste, o dipende da quali siano i rapporti all’interno della famiglia. La vicenda di recente occorsa a Reinhold Messner, che ha confidato ad un giornale tedesco di aver fatto un grave errore nel lasciare la gran parte del suo patrimonio ai quattro figli, ha suscitato un acceso dibattito, anche perché il celebre alpinista si è detto deluso ed amareggiato dal fatto che la prole non abbia dimostrato alcuna riconoscenza per la sua generosità ma, anzi, abbia smesso di occuparsi di lui per passare il tempo a recriminare su chi avesse ricevuto di più e chi meno.

In queste ore sono state rese note le motivazioni della sentenza con cui il tribunale di Roma ha condannato a tre anni il factotum di Gina Lollobrigida, Andrea Piazzolla, per circonvenzione di incapace, evidenziando quella che secondo il giudice monocratico è un’assoluta irrazionalità degli atti di disposizione patrimoniale posti in essere dall’attrice in favore del suo assistente e dei suoi familiari. In altre parole, il fatto che la diva avesse deciso di affidare l’amministrazione del suo patrimonio, la gestione dei suoi conti correnti e di alcuni beni mobili ed immobili al giovane assistente e la propensione a fare regali e donazioni in denaro allo stesso e ai suoi genitori non è stata interpretata come una libera scelta, ma come un comportamento indotto da un’opera di suggestione e manipolazione.

Poco importa che la stessa attrice avesse più volte dichiarato pubblicamente a stampa e tv che Piazzolla era l’unica persona di cui si fidasse reputandolo un vero e proprio angelo custode per come si prendeva cura di lei, dichiarazioni peraltro rilasciate in presenza di illustri testimoni e in contesti dove la diva appariva assolutamente serena, determinata, consapevole e nel pieno delle sue capacità intellettive.

Sempre nelle motivazioni della sentenza il giudice scrive che in occasione del loro primo incontro nell’estate del 2009, Piazzolla disse alla Lollobrigida che si ricordava di lei come della Fata Turchina di Pinocchio, “creando una connessione emotiva” con l’attrice che si è protratta per tutti gli anni in cui i due hanno coltivato un rapporto molto stretto (compreso di convivenza sotto lo stesso tetto), quotidiano, prolungato ed esteso ad ogni ambito della vita della diva. Ma non è forse innegabile che la fiducia, la stima e l’affetto che si crea tra due persone di qualsiasi età, ceto, estrazione sociale possa sfociare in un rapporto di reciprocità e simmetria e non necessariamente in una situazione di subordinazione e dipendenza dell’una nei confronti dell’altro?

I motivi per cui la Lollo avesse deciso di non fare affidamento al figlio e al nipote per la gestione dei suoi affari e dei suoi averi e di non elargire agli stessi donazioni e denaro sono altrettanto noti alla stampa e messi nero su bianco in un testamento olografo del 2013. Su tali temi l’avvocatessa Annamaria Bernardini de Pace in un’intervista al Corriere della Sera ha recentemente dichiarato che non bisogna assolutamente fare donazioni ai propri figli quando si è in vita, “perché se dai loro tutto prima di morire poi se ne fregano di te e non ti assistono”. Bernardini de Pace sostiene anche che in fatto di successioni e lasciti testamentari la legge americana, grazie alla quale ognuno lascia il suo patrimonio a chi vuole, sia preferibile a quella italiana, che obbliga alla quota legittima per i figli; e che se anche nel nostro Paese si optasse per le regole vigenti negli Usa, ci sarebbero sicuramente meno anziani soli o nelle case di riposo.

La celebre legale aggiunge anche che molti cittadini credono di avere l’obbligo di lasciare in eredità (ai propri familiari) beni, soldi, case, mentre in realtà non esiste alcun vincolo in tal senso e il consiglio dell’avvocatessa è quello di spendere tutto quando si è in vita e di godersi il proprio patrimonio. Proprio quello che, a mio avviso, ha fatto Gina Lollobrigida. Anche perché sorge legittima una domanda: se l’attrice di fama mondiale avesse deciso di donare tutti i suoi beni al figlio e al nipote quando era in vita, avrebbe avuto la garanzia di essere da questi curata e assistita in maniera adeguata fino alla fine dei suoi giorni?

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