Imane Khelif, la pugile algerina al centro delle polemiche per essere – per quello che sappiamo – un’atleta intersex e iperandrogina, cioè una donna con una eccessiva produzione di ormoni maschili (androgeni), in particolare di testosterone, ha vinto la medaglia d’oro nei pesi welter femminili. L’algerina ha battuto la cinese Liu Yang 5:0, concludendo la migliore serie di combattimenti della sua carriera pugilistica.

Dopo il bullismo social subìto dalla pugile e gli attacchi arrivati da più fronti, a Parigi una folla di persone in festa ha abbracciato Khelif, scandendo il suo nome e sventolando bandiere algerine. Khelif dopo la vittoria è saltata tra le braccia dei suoi allenatori, uno di loro l’ha messa sulle sue spalle e l’ha portata in un giro della vittoria mentre lei agitava i pugni e afferrava una bandiera algerina dalla folla. “Per otto anni, questo è stato il mio sogno e ora sono la campionessa olimpica e medaglia d’oro”, ha detto Khelif tramite un interprete, sottolineando che si tratta di un successo “dal sapore speciale”, proprio a causa degli attacchi. “Siamo alle Olimpiadi per esibirci come atleti e spero che non vedremo attacchi simili nelle future Olimpiadi”, ha detto ancora.

In queste ultime settimane, Khelif ha dovuto affrontare falsità e illazioni sulla propria identità di genere da parte di leader mondiali, celebrità e colleghi sportivi che hanno messo in dubbio la sua idoneità a partecipare alle Olimpiadi nella competizione femminile. Le ultime rivelazioni del presidente del Coni, Giovanni Malagò, relative al match tra l’algerina e la pugile italiana Angela Carini, hanno reso evidente come Khelif sia finita al centro di una guerra di potere internazionale tra Iba (l’associazione internazionale di boxe) e Cio, il Comitato olimpico internazionale che già d Tokyo ha escluso l’Iba dall’organizzazione dei Giochi.

La medaglia d’oro di Khelif è la prima algerina nel pugilato femminile, la seconda d’oro nel pugilato della nazione, dopo Hocine Soltani (1996) e la settima medaglia d’oro nella storia olimpica algerina. Oltre all’abbraccio di Parigi, Khelif ha sentito forte anche il calore dell’Algeria, dove è diventata un’eroina. Il combattimento per l’oro è stato proiettato su maxi-schermi allestiti nelle piazze pubbliche di Algeri e di altre città. E anche nel villaggio natale della pugile, Biban Mesbah, nella provincia algerina nord-occidentale di Tiaret, è scoppiata una maxi festa subito dopo la conquista della medaglia d’oro.

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