La Thyssenkrupp vuole ristrutturare il settore delle acciaierie che accumula perdite. Una quota di Thyssenkrupp steel è già stata venduta e ora il gruppo sta trattando per cedere altre quote. Sono in gioco almeno 6.000 posti di lavoro, compresi anche gli amministrativi, solo in Nord-Reno Vestfalia. Il sindacato IG Metall teme licenziamenti e fa pressioni sui vertici in vista della riunione del Consiglio di amministrazione in occasione della quale hanno dato al presidente del consiglio sindacale, l’ex Ministro Siegmar Gabriel, una fiaccola a simboleggiare la necessità di rilancio: da giorni gli operai, dalle 5 alle 23, picchettano fuori dai cancelli della sede di Duisburg dove hanno anche piantato 300 croci ed inscenato un funerale. Intanto il governo ha messo in campo un finanziamento pubblico per la costruzione di un nuovo impianto alimentato a idrogeno verde per ridurre le emissioni ed i sindacati sperano serva a ottenere garanzie per l’occupazione. Non pochi i paralleli con il caso italiano dell’Ilva di Taranto, tornata in amministrazione straordinaria a febbraio dopo 12 anni dal sequestro per danno ambientale. A giugno la Corte di Giustizia Europea ha affermato che in caso di pericolo grave per la salute l’attività dell’acciaieria va sospesa. Ora associazioni, movimenti e sindacati, affiancati da personaggi del mondo dello spettacolo, protestano contro il governo che ha pubblicato un bando internazionale per venderla senza aspettare le valutazioni sanitarie: un modo, lamentano, per bypassare la sentenza.

Il più grande polo d’Europa e il nodo inquinamento – Con aziende come Thyssenkrupp Steel Europe, ArcelorMittal, Salzgitter, Saarstahl o Georgsmarienhütte, la Germania è il più grande polo siderurgico d’Europa. Ma allo stesso tempo la produzione dell’acciaio comporta il 7% delle emissioni totali di CO2 del Paese. L’elettricità dovrebbe sostituire il carbone nella produzione, ma è cara e questo comporta uno svantaggio territoriale. D’altro canto, la produzione siderurgica garantisce almeno 4 milioni di posti di lavoro e due terzi delle esportazioni. L’acciaio è anche importante per tutte le tecnologie di transizione energetica, come le turbine eoliche, i tralicci elettrici e le condutture dell’idrogeno.

Verso una ristrutturazione radicale – Già a fine aprile migliaia di lavoratori di Thyssenkrupp avevano manifestato fuori dalla centrale del gruppo. Al loro fianco la presidentessa del Bundestag Barbel Bäs (Spd), lei stessa di Duisburg, il ministro del lavoro del Land Nord-Reno Vestfalia Karl-Josef Laumann (Cdu) e quello federale Hubertus Heil (Spd). A luglio però Thyssenkrupp ha dovuto di nuovo rivedere al ribasso le sue previsioni. Il settore tedesco dell’acciaio è in crisi per gli elevati costi dell’energia e la concorrenza di importazioni di materiale più economico dall’Asia. Il presidente del consiglio di amministrazione Miguel Ángel López Borrego ha assunto da un anno circa l’incarico proprio per promuovere la transizione. Adesso pianifica una ristrutturazione radicale. Vuole ridurre la produzione di acciaio di tutto il gruppo a 9,5 milioni di tonnellate annue al posto delle attuali 11,5 chiudendo due altoforni. Ha già ottenuto poi, che la ceca EPCG del manager Daniel Křetínský acquisisse il 20% della Thyssenkrupp Steel con 27.000 assunti, e si sta trattando per un altro 30%.

Le critiche dei sindacati – I rappresentanti dei lavoratori affermano di essere stati tenuti all’oscuro dei piani e sono critici sull’accordo. In particolare, è incerto il futuro dell’acciaieria HKM di cui Thyssenkrupp Steel detiene il 50%. Nello stabilimento a sud di Duisburg lavorano circa 3.000 addetti; 1.400, quasi la metà, è in bilico. Le speranze del sindacato sono riposte nell’interessamento dell’investitore di Amburgo CE Capital Partners, che però non dà garanzie di riassorbire tutto il personale. IG Metall vuole che ci sia certezza che abbia i capitali sufficienti a non lasciare l’acciaieria in insolvenza dopo un paio d’anni. Anche il sindaco di Duisburg Sören Link (Spd) è preoccupato della possibile emergenza sociale; alla città già così mancano mezzi.

La politica ha riconosciuto la serietà della situazione. Lo Stato federale e quello del Nord-Reno Vestfalia finanziano già Thyssenkrupp con due miliardi per la costruzione di un nuovo impianto che dal 2027 non dovrebbe più funzionare a carbone ma a idrogeno verde. Avrà bisogno di 45 terawattora, cioè qualcosa come 4,5 volte l’intero fabbisogno energetico di una città come Amburgo. Tutto il settore siderurgico ha peraltro già avuto complessivamente aiuti pubblici pari a circa sette miliardi. Ed oltre a finanziare la trasformazione degli impianti lo Stato intende anche sovvenzionarne il funzionamento per mantenere competitivi i produttori. Dovrebbe avvenire attraverso cosiddetti “contratti per la difesa del clima” con cui verranno compensati all’industria i costi operativi aggiuntivi per ridurre le emissioni. Questi strumenti dovrebbero dare alle imprese siderurgiche certezza nella pianificazione a fronte delle incertezze nello sviluppo dei prezzi delle energie rinnovabili.

Un vertice sull’acciaio a settembre – A metà settembre è previsto un vertice sull’acciaio con Robert Habeck (Verdi) e il governatore del Land Nord-Reno Vestfalia Hendrick Wüst (Cdu): si prevede la necessità di prevedere fino a 23 miliardi di finanziamenti pubblici fino al 2041 per non perdere l’industria siderurgica e quella automobilistica. Se fosse solo per il clima, alla Germania converrebbe importare l’acciaio, o prevedere nuovi impianti in Africa dove ci sarebbero condizioni migliori per produrre direttamente acciaio “verde”, ma così facendo perderebbe rapidamente tutto il suo tessuto industriale. La scommessa passa quindi dalla trasformazione energetica. Anche l’Italia senza produzione di acciaio cesserebbe rapidamente di essere uno dei Paesi più industrializzati del G7. Il Ministro Adolfo Urso spera di individuare entro l’anno prossimo un player internazionale che affronti la decarbonizzazione degli impianti ex Ilva e ponga termine alle emissioni denunciate anche dall’ISPRA. Una delegazione della canadese Stelco avrebbe già visitato alcuni giorni fa gli impianti. La Procura di Taranto intanto indaga anche per associazione a delinquere finalizzata a disastro ambientale gli ex vertici di Acciaierie d’Italia.

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