Politica

Zaia introduce una tassa da 50 milioni di euro e la maggioranza si spacca: “Vuole pagare così la Pedemontana?”. Critiche da FI e FdI

Una tassa da 50 milioni di euro fa la sua rumorosa apparizione nello scenario politico che già prelude al dopo-Zaia. Si tratta dell’aumento dell’Irap, a carico delle aziende, annunciato dalla Giunta regionale. La reazione spacca la maggioranza di centrodestra, perché Forza Italia si oppone, accusando la Giunta di dover pagare i debiti della Pedemontana Veneta, […]

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Una tassa da 50 milioni di euro fa la sua rumorosa apparizione nello scenario politico che già prelude al dopo-Zaia. Si tratta dell’aumento dell’Irap, a carico delle aziende, annunciato dalla Giunta regionale. La reazione spacca la maggioranza di centrodestra, perché Forza Italia si oppone, accusando la Giunta di dover pagare i debiti della Pedemontana Veneta, mentre Fratelli d’Italia inserisce alcuni distinguo, affermando di non essere il partito delle tasse. La replica dei leghisti, che controllano la compagine di governo, punta sul fatto che il presidente Luca Zaia in 14 anni non ha mai applicato l’Irpef regionale ai cittadini e che questa tassa serve per finanziare infrastrutture, ma non la Pedemontana.

La polemica nasce da quest’ultima opera, di cui la Regione ha cominciato a pagare le rate annuali (in media 300 milioni di euro) al concessionario Sis che ha costruito e gestirà per 39 anni la superstrada a pagamento. Siccome i pedaggi (che vanno alla Regione) non coprono l’intero esborso, il bilancio regionale sarà salassato per anni, a meno che i flussi di traffico non abbiano un’impennata imprevista. Ha cominciato Flavio Tosi, eurodeputato e coordinatore di Forza Italia, ad attaccare Zaia. “La Regione aumenta l’Irap per far fronte alla Pedemontana, è un fatto, inutile girarci intorno con arrampicate sugli specchi. Cercare di mischiare le carte e confondere l’opinione pubblica, parlando di conto capitale anziché di componente corrente del bilancio è penoso. I soldi poi fanno il giro per coprire quel buco lì”. Tosi ha battuto sul fatto che nel 2017, visto che Sis non riusciva a concludere i lavori, la Regione si è assunta il rischio degli introiti da pedaggio, con l’impegno a versare il canone di occupazione, che porta in 39 anni il costo della Pedemontana a superare i 12 miliardi di euro.

La risposta della Lega, attraverso la vicepresidente regionale Elisa De Berti, è avvenuta in due fasi. Innanzitutto ha affermato che l’Irap servirà a finanziare non la Pedemontana, ma una bretella stradale a Jesolo e l’allargamento della Statale 308 a Padova (costo totale 75 milioni di euro). Poi ha replicato a Tosi: “Il cosiddetto rischio di traffico è stato messo in capo al concedente, cioè la Regione, fin dal primo giorno, non dal terzo atto aggiuntivo del 2017 che fissa l’assetto attuale. Già prima di allora i numeri di stime – 33mila transiti giornalieri medi – erano gonfiati”. Insomma ha ributtato la palla fino ai tempi in cui a governare il Veneto era Giancarlo Galan, con Tosi assessore. La giunta a trazione leghista avrebbe invece salvato l’opera, altrimenti destinata a rimanere un’eterna incompiuta.

Siccome il problema finanziario della Pedemontana esiste, De Berti ha rilanciato un’idea cara anche a Zaia, quella di accorpare l’opera nel sistema autostradale della A4 e del Passante di Mestre (gestito da Cav). Era l’ipotesi, per ora non andata in porto, di far assorbire i costi allo Stato, come sembrava che il ministro Matteo Salvini volesse promuovere a livello governativo. “La Pedemontana è la quarta corsia virtuale della Brescia-Padova, un Passante Alto. Noi siamo pronti a una gestione comune A4-Cav e Pedemontana. Ora il ministero punta a usare lo stesso schema a livello nazionale e potrebbe prendersi in carico tutto” ha dichiarato la vicepresidente al Corriere del Veneto.

Adesso nella polemica ha fatto irruzione il senatore e coordinatore regionale dei Fratelli d’Italia, Luca De Carlo: “Il gruppo consigliare veneto ha deciso di chiedere al presidente Zaia e all’assessore Francesco Calzavara un momento di approfondimento. Vogliamo conoscere i motivi per cui una amministrazione di centrodestra, che dovrebbe calare le tasse, ha deciso invece di aumentarle. Vogliamo sapere da dove nasce questa necessità e con quale strumento si intende operare”. Insomma, hanno chiesto di essere coinvolti nella decisione, lanciando già un segnale di stupore rispetto all’intenzione di aumentare l’Irap. Questo già dimostra come non tutto funzioni in maggioranza tra Lega e il partito di Giorgia Meloni, intenzionato a succedere con un proprio candidato al regno di Zaia iniziato 14 anni fa. Sul tavolo resta ancora aperto il nome del successore di Elena Donazzan, l’unica assessora di FdI, dimessasi per essere stata eletta eurodeputata.

Zaia ha dichiarato: “Io sull’Irap ho il cuore in pace, ad oggi questa Regione non ha prelevato dalle tasche dei veneti almeno 16 miliardi di euro di addizionale Irpef in 14 anni. Quella dell’Irap è una manovra tra i 40 e i 50 milioni di euro che riguarda le imprese, non i singoli cittadini”. Infatti, le organizzazioni di categoria si sono lamentate. In questo psicodramma politico della maggioranza, la capogruppo del Pd, Vanessa Camani, ha buon gioco a dichiarare: “È un ignobile scaricabarile, Zaia deve venire in aula a riferire”.