L’Iran non attaccherà Israele, almeno per il momento. Secondo quanto riportato dal quotidiano del Kuwait Al-Jarida, il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha convinto l’ayatollah, Ali Khamenei, a rinviare la rappresaglia contro Tel Aviv, promessa da Teheran dopo l’omicidio del leader di Hamas, Ismail Haniyeh. La decisione era stata auspicata dagli Stati Uniti: Washington, infatti, dopo aver aperto una linea diretta con l’Iran, aveva chiesto a Teheran di ritardare la vendetta di almeno due settimane. Per il presidente Joe Biden, l’accordo per un cessate il fuoco a Gaza “è ancora possibile”: “Sto lavorando letteralmente ogni singolo giorno con tutta la mia squadra per fare in modo che ciò accada e per evitare l’escalation in una guerra regionale”, ha dichiarato il presidente. Intanto, Israele si prepara ad affrontare quella che in patria definiscono la “black cloud” – la nuvola nera -, ovvero un eventuale attacco multiplo in contemporanea da Libano, Iraq, Yemen e Iran.

“L’attacco avverrà all’interno dei confini di Israele”Secondo il quotidiano kuwaitiano Al-Jarida, Pezeshkian ha convinto la Guida suprema Khamenei a rinviare il previsto attacco a Israele, almeno fino a dopo la formazione del nuovo governo. Il giornale del Kuwait cita un alto funzionario iraniano che ha parlato in forma anonima. La fonte ha precisato che comunque nessuno in Iran, compreso Pezeshkian, può prevedere quale sarà la decisione della Guida suprema. Inoltre, prosegue il funzionario, Khamenei è contrario a colpire postazioni di Israele presenti in paesi vicini all’Iran, bensì vuole che la risposta avvenga “all’interno dei confini di Israele”.

Israele si prepara a difendersi da un’offensiva multipla – Gli alti funzionari dell’apparato di difesa israeliano hanno messo in guardia sull’approccio strategico di Libano, Iraq, Yemen e Iran. Per Tel Aviv, i quattro paesi mediorientali operano in coordinamento congiunto. Per questo motivo, fino a nuovo avviso, il sistema di sicurezza è in allerta per affrontare la “black cloud”, la nuvola nera: un eventuale attacco multiplo in contemporanea. A riferirlo è il Jerusalem Post, aggiungendo che, secondo le fonti, Teheran starebbe optando per una “battaglia di logoramento” piuttosto che un’ampia risposta militare. Gli Usa, riferisce il JP sono in continuo contatto con l’apparato di sicurezza israeliano anche su questi timori: il ministro della Difesa Yoav Gallant ha avuto oltre cento colloqui con il suo omologo, il segretario alla Difesa Lloyd Austin, dall’inizio della guerra. “Nelle ultime settimane hanno parlato al telefono anche due volte al giorno”, riporta.

Usa: “Lavoriamo ogni giorno per scongiurare l’escalation” – Joe Biden, intervistato dalla Cbs, l’accordo per un cessate il fuoco a Gaza “è ancora possibile”. “Il piano che ho messo insieme, approvato dal G7 e dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, è ancora fattibile. Sto lavorando letteralmente ogni singolo giorno con tutta la mia squadra per fare in modo che ciò accada e per evitare l’escalation in una guerra regionale”, ha detto.

Media Tel Aviv: “Sinwar è interessato all’accordo” – Il possibilismo di Biden sembra confermato anche da quanto riportato da Haaretz. Secondo il media israeliano, che cita una fonte informata, Tel Aviv ha ricevuto indicazioni sul fatto che il leader di Hamas, Yahya Sinwar, sia interessato a un accordo sulla tregua a Gaza e il rilascio degli ostaggi. “La domanda è se Netanyahu lo voglia, o se aderirà all’ultimatum di BenGvir che ha promesso di ritirarsi dal governo in caso di accordo con Hamas”, ha detto la fonte. Che poi si domanda: “Netanyahu sarà all’altezza della situazione e porterà alla liberazione degli ostaggi oppure preferirà salvare la sua coalizione?”.

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