Ambiente & Veleni

Lago Bianco, la figuraccia delle istituzioni dopo l’avvio del cantiere: “Accordo perché ripristino i danni”

Ancora novità dal Lago Bianco al passo Gavia, al confine tra le province di Brescia e Sondrio, all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio. Uno specchio d’acqua di circa 650 metri di perimetro per 4-6 metri di profondità, ad oltre 2600 metri di altezza, intorno al quale sopravvivono specie vegetali di grande importanza. Un luogo “incantato” – protetto dalle Direttive europee “Uccelli” e “Habitat” e tutelato come Riserva Tresero Dosso del Vallon – nel quale lo scorso anno è stato aperto un cantiere con l’obiettivo di sfruttare le acque per alimentare il sistema di innevamento artificiale a servizio delle piste di Santa Caterina Valfurva. Nei giorni scorsi “i rappresentanti del Parco Nazionale dello Stelvio, del Comune di Valfurva, della Regione Lombardia, delle Associazioni di protezione ambientale dell’Osservatorio del Parco Nazionale dello Stelvio e del Comitato Salviamo il Lago Bianco si sono incontrati al Lago e hanno concordato il ripristino dei danni inferti all’area”.

Il comunicato dell’Ufficio stampa di Legambiente Lombardia, datato 5 agosto, sembrerebbe indirizzare verso un lieto fine la vicenda. Alla quale “hanno contribuito la vigilanza dei cittadini e del Comitato Salviamo il Lago Bianco prima e poi l’impegno dell’Osservatorio delle Associazioni Cai, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness, Pro Natura, Touring Club e WWF nel portare le Autorità competenti sul posto, per constatare lo stato dei luoghi e valutare le misure di ripristino più idonee”, si spiega nella nota. Aggiungendo che “le misure di ripristino saranno condotte con modalità tali da contenere il disturbo della vegetazione che lentamente e con fatica si sta riprendendo”. Specificando che “il tubo che emerge dal fondo del lago sarà rimosso mediante un taglio manuale, al fine di evitare l’accesso di macchinari. I pozzetti di calcestruzzo ancora sporgenti dal terreno saranno colmati”. In aggiunta sarà necessario provvedere alla “cicatrice ben visibile di 15-20 metri di larghezza e 100 di lunghezza, con un’estensione complessiva di 1500-2000 metri quadrati”.

Le Associazioni sono evidentemente soddisfatte. Ma non possono tralasciare di rilevare l’assurdità della questione che probabilmente è stata resa possibile anche dalla mancanza di un Piano e di un Regolamento del Parco, approvati. “Un triste esempio di aggressione ingiustificata ad un sito estremamente delicato che non dovrà più ripetersi”, affermano cittadini e Associazioni dell’Osservatorio. “È incomprensibile come le istituzioni abbiano approvato a più livelli un simile progetto, incuranti della normativa relativa alle aree protette”. E sulla sua pagina Facebook il Comitato Salviamo il Lago Bianco scrive che “ci riteniamo assolutamente soddisfatti della dura e significativa vittoria ottenuta dopo un anno di strenuo impegno civile che ha portato allo stralcio dell’abominevole progetto. Restiamo tuttavia in attesa della sentenza della Procura della Repubblica di Sondrio presso la quale abbiamo nei mesi depositato i vari esposti”. Aggiungendo: “Teniamo a ricordare che quanto accaduto lassú va ben oltre il ‘danneggiamento di habitat protetti’ ed entra in svariati ambiti inerenti la gestione cantieristica, norme sulla sicurezza del lavoro ed il rispetto civilistico di svariate norme nazionali”.

Dopo quattordici anni di “errori e devastazione inutile” e di “centinaia di migliaia di euro buttati al vento”, i lavori finalizzati alla presa d’acqua dal lago e alla realizzazione di un pozzo alla confluenza tra la roggia Plaghera e il torrente Frodolfo, verranno cancellati dopo la delibera dell’aprile 2024 con la quale il Comune di Valfurva stralcia la convenzione con la società Santa Caterina Impianti, che gestisce gli impianti di risalita della zona e avrebbe voluto utilizzare l’acqua per l’innevamento artificiale delle piste. Dopo che il Progetto ha ottenuto il parere positivo dell’Ente Parco, della Provincia di Sondrio e l’autorizzazione del Comune di Bormio al passaggio delle tubazioni che captano l’acqua del lago e la trasportano a nove chilometri di distanza.