“È il giorno più bello della mia vita sportiva. Dedico la vittoria a mia madre, mio padre e ai miei fratelli”. Myriam Sylla, autrice di dieci punti nella finale vinta contro gli Usa per 3-0, commenta così la storica medaglia d’oro dell’Italvolley femminile guidata da Julio Velasco alle Olimpiadi di Parigi. “È stato emozionante, è stato bello. Siamo state sempre unite, eravamo sul pezzo con i nervi ben saldi. La medaglia è pesante come la strada che abbiamo fatto“, dice la schiacciatrice palermitana. “È la partita che aspettavo da tutta la vita. Le partite più difficili per noi sono stati i quarti e la semifinale (vinti per 3-0 rispettivamente contro Turchia e Francia, ndr). Oggi abbiamo giocato una partita straordinaria, siamo la squadra più forte da anni. Siamo passate alla stori, è qualcosa di straordinario”, sono invece le parole di un’altra schiacciatrice veterana, Caterina Bosetti, nove punti, che un anno fa era stata clamorosamente esclusa dall’ex ct Davide Mazzanti dalla rosa per gli Europei. La stella della squadra, Paola Egonu, 22 punti, non si trattiene: “È bellissimo, stupendo. È un’emozione indescrivibile. Sono ancora incredula, ma sono fierissima e contentissima di quello che abbiamo fatto. Velasco è stato molto bravo a unirci tutte. È riuscito a creare la squadra, a mettere insieme ogni punto forte dell’atleta e cercare di coprire i punti deboli, a me personalmente ha tranquillizzato veramente tanto“.

Ed ecco che in zona mista compare lui, il coach italo-argentino artefice dell’impresa: “Ancora ci dobbiamo rendere conto di quello che abbiamo fatto”, esordisce. “È stata un’Olimpiade straordinaria, abbiamo perso un solo set, credo sia un record. Le ragazze sono state formidabili a non perdere mai il filo, siamo stati sempre in partita con grande lucidità e fuoco. La finale è stata la miglior partita che abbiamo fatto”. Velasco ringrazia poi la Federazione e il Coni: “Ci hanno messo nelle migliori condizioni per lavorare. È una vittoria del movimento. Con questa vittoria la pallavolo femminile può fare un salto”. “È un qualcosa di storico, rimarranno nella storia dello sport mondiale. Le leggende vincono gli ori e loro l’hanno vinto”, esulta invece il viceallenatore del team, Lorenzo Bernardi. Che, alla domanda se il trionfo si possa considerare una rivincita della finale persa dalla nazionale maschile alle olimpiadi di Atlanta nel 1996, guidata sempre da Velasco, risponde: “Evidentemente questo era il momento per riprenderci quello che non eravamo riuscito a vincere”. Velasco stesso, invece, rifiuta il parallelo: “Io non mi sento come Baggio che dice che non ha pace perché ha sbagliato il rigore, anche lui dovrebbe essere in pace. Succede. Quella di Atlanta è stata una squadra straordinaria che ha perso una partita per due palloni. Io l’ho accettato perché è una cosa di sport. Non ho mai avuto l’ossessione che mi mancava l’oro”.

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Dalla dittatura argentina (che rapì suo fratello) alla ‘generazione di fenomeni’, fino all’oro olimpico: la parabola di Velasco, coach da romanzo

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