Politica

Gianfranco Miccichè lascia Forza Italia e va con Lombardo: “Partito succube degli alleati, Berlusconi non l’avrebbe mai permesso”

Alla fine di una lunga serie di litigi l'ex dirigente dello storico 61-0 in Sicilia se ne va dal partito

Lascia Forza Italia per abbracciare il Movimento per l’autonomia di Raffaele Lombardo. È l’ultima mossa della vita politica di Gianfranco Micciché, il fautore del famoso 61 a 0 in Sicilia, vicerè di Silvio Berlusconi nell’Isola, ex segretario regionale, ex presidente dell’Assemblea siciliana. Lui che di quel partito fu uno dei fondatori, pupillo dell’ex presidente del consiglio, lascia attaccando il governo: “Oggi, all’interno della coalizione di centrodestra, non si può più neppure parlare di diritti civili – dice parlando con Repubblica -. Quella di Meloni è una destra che sta rimuovendo i valori del congresso di Fiuggi. Sta facendo repressione. È ovvio che la maggior parte degli esponenti di Forza Italia che hanno una concezione riformista e liberale della vita stia male”. Secondo l’ex sottosegretario “Berlusconi non avrebbe mai permesso quello che sta accadendo. Io sto dando un segnale: questa Fi non è quella di Berlusconi, è anonima e totalmente succube degli alleati di governo. Ma lei li ricorda i nomi dei ministri di Forza Italia? Si conosce solo Tajani, basta questo per dire che c’è qualcosa che non va. Le scelte le fanno gli altri”.

Non è la prima volta che Miccichè lascia Forza Italia e non è neanche un fulmine a ciel sereno. Il primo addio fu, infatti, nel 2012 quando si staccò per candidarsi alla presidenza della Regione, appoggiato, anche in quel caso, da Lombardo. Una spaccatura all’interno del centrodestra che determinò la vittoria di Rosario Crocetta. Poco dopo la sconfitta rientrò subito in Fi: “Quando creai un mio partito lo feci con l’assenso di Berlusconi”, dice adesso. Stavolta, invece, lascia dopo un lungo logorio: da quando Renato Schifani è diventato presidente regionale, l’ex console di B. si è, infatti, man mano allontanato dal partito. Avevano chiuso la campagna elettorale a Palermo assieme, sullo stesso palco. Poche settimane dopo iniziò, però, il braccio di ferro all’Ars che addirittura costrinse Gaetano Galvagno, presidente dell’Assemblea, a registrare in un primo momento ben due gruppi a nome Forza Italia, con la riserva che fosse solo una soluzione temporanea. Così fu: il secondo gruppo fu cancellato ma la lotta interna con Schifani portò Micciché a restare fuori, iscrivendosi al gruppo misto.

Nel frattempo invece fu fotografato a cena con le opposizioni. Un’immagine che immortalava la parabola di Micciché che dopo aver vinto le elezioni, era finito a spalleggiare Pd, M5s e Sud chiama Nord. L’ultima mossa, invece, lo ricolloca all’interno delle file governative, sebbene sempre in opposizione al governatore. La spaccatura interna ai berlusconiani si è fatta nel frattempo sempre più profonda e più ampia: le ultime Europee hanno restituito un “doppio partito” siciliano con una forte contrapposizione tra l’ala palermitana e quella catanese del partito, da un lato i 100mila voti di Marco Falcone, dall’altro i 121mila di Edy Tamaio. Quest’ultimo, palermitano, vicino a Schifani, era stato l’ultimo acquisto proprio di Micciché, poco prima delle regionali del 2022. Adesso è lo stesso Micciché a sottolineare la non appartenenza convinta a Fi di Tamajo: “In Sicilia abbiamo vinto con un deputato, Edoardo Tamajo, di recente ingresso nel partito e che ancora oggi risponde a un ex ministro del Pd (Salvatore Cardinale, ndr) e un altro eletto forzista in Europa, Marco Falcone, è stato rimpiazzato in giunta da un tecnico”, confida adesso a Repubblica.

E mentre Cardinale esercita la sua influenza tra gli azzurri attraverso Tamajo, a dividere Forza Italia in Sicilia ci sono anche gli ex presidenti Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo, schieratisi l’uno e l’altro ai lati opposti della diatriba azzurra. Così che ora l’ingresso di Micciché nell’Mpa di Lombardo appare in linea con l’adesione a quell’ala che in Sicilia si sta piazzando all’opposizione interna di Schifani che ha invece molto vicino Cuffaro. Forza Italia in Sicilia ha ottenuto il 23 per cento dei consensi alle Europee, segnando la cifra più alta in Italia a livello regionale. Un trionfo per il partito del governatore, pur senza l’uomo del 61 a 0. “Da quel lato ci sono almeno altri tre partiti”, indicavano però alcuni azzurri catanesi all’indomani delle elezioni, puntando il dito contro l’appoggio di Cuffaro nelle liste di Fi ma anche contro la grande influenza di Cardinale, l’ex democristiano ed ex Pd, mentore di Tamajo. Mentre sul lato orientale dell’Isola, Lombardo – che alle scorse Europee appoggiava Falcone – accoglie l’ex console berlusconiano, indagato per induzione indebita nell’ambito di una candidatura alle Regionali del 2022 e anche per peculato e truffa per avere usato l’auto blu per fini privati, come, per esempio, portare il gatto dal veterinario. Mentre quell’ormai famoso “ce la possono sucare altamente” riferito agli inquirenti, diventa prova della sua innocenza: “La pronuncio perché sono tranquillo – dice a Repubblica – non perché mi senta forte o sia arrogante. Mi spiace essere stato sboccato, ma io fra amici parlo un po’ così”.