Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden crede ancora a un possibile accordo per una tregua in Medio Oriente e il leader di Hamas Yahya Sinwar fa sapere che è “interessato” a un’intesa. Intanto però l’organizzazione islamista non sarà ai colloqui di Ferragosto ai quali era stata invitata da Usa, Qatar ed Egitto. Nell’ultimo round di negoziati si dovrebbe parlare di cessate il fuoco e rilascio degli ostaggi israeliani. La testata americana Axios, che ieri sera ha dato la notizia, sottolinea che l’annuncio di Hamas rappresenta una battuta d’arresto significativa per gli sforzi dell’amministrazione Biden. Hamas ha spiegato che alla base della sua decisione non ci sono solo le nuove condizioni presentate da Netanyahu ma anche i recenti attacchi aerei israeliani su una scuola a Gaza, in cui sono morti decine di palestinesi, quasi cento, tra cui oltre 10 bambini, mentre i servizi israeliani sostengono che in quel raid sono stati uccisi 38 terroristi. Gli islamisti invitano quindi i mediatori di Gaza di attuare il piano di tregua di Biden invece di “ulteriori colloqui”. Tutto questo mentre si sta girando intorno alla boa dei 10 mesi di guerra.
Gli sforzi di Biden sono diretti in particolar modo su Benyamin Netanyahu che, pur avendo dato la disponibilità a inviare la sua squadra negoziale, a Doha o al Cairo, sta mantenendo un silenzio ostinato sulle sue reali intenzioni. Un comportamento che ha fatto salire la tensione, al punto che la Casa Bianca starebbe pensando di accusare pubblicamente Bibi di aver danneggiato i colloqui e impedito il rilascio degli ostaggi se tutto dovesse andare storto, come hanno riferito fonti diplomatiche a Haaretz. In Israele gli analisti concordano che, al contrario, “nessuno riesce a capire quali siano le reali intenzioni di Netanyahu“. Se intenda cioè continuare a tenere il Paese nel pantano mortale della guerra, mantenendo la coalizione con i ministri della destra sionista religiosa Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich. O se voglia cogliere l’ultima opportunità di intesa con la milizia islamica. A sintetizzare lo stato dell’arte ci ha pensato il commentatore israeliano Israel Ziv: “La situazione è quella di un’attesa imbarazzante per il Paese, mentre viene bombardato da nord e sud dopo dieci mesi di combattimenti. E dimostra che non esiste deterrenza. Continuare su questa strada non porterà a niente”, ha spiegato a Ynet.
L’accordo per un cessate il fuoco a Gaza “è ancora possibile”, ha affermato Biden in un’intervista alla Cbs, “il piano che ho messo insieme, approvato dal G7 e dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, è ancora fattibile. Sto lavorando letteralmente ogni singolo giorno con tutta la mia squadra per fare in modo che ciò accada e per evitare l’escalation in una guerra regionale“. Dichiarazione arrivata nel giorno in cui media arabi hanno fatto sapere che il neo presidente iraniano Masoud Pezeshkian avrebbe convinto Ali Khamenei a rinviare il previsto attacco a Israele a dopo la formazione del nuovo governo: Israele tuttavia continua a prepararsi a tutto, compreso un eventuale attacco congiunto di Iran, Hezbollah e i loro alleati, definito “la nuvola nera“.
Intanto però gli Stati Uniti incrementano la propria presenza militare nel Mediterraneo. Il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin ha ordinato alla portaerei Uss Abraham Lincoln di “accelerare il suo transito” verso il Medio Oriente: si aggiungerà a un’altra portaerei già presente, la Theodore Roosevelt. La Lincoln trasporta aerei da combattimento F-35 C e guida un’intera flotta. Il segretario alla Difesa americano ha anche ordinato lo spiegamento del sottomarino nucleare con missili da crociera Uss Georgia nella stessa area. Washington ha annunciato la scorsa settimana il rafforzamento della propria presenza militare in Medio Oriente, dispiegando più navi da guerra e aerei da combattimento.
Secondo i media il 15 agosto sono previsti “colloqui di prossimità”, in cui i due team siedono in stanze adiacenti, con un mediatore a fare la spola tra le delegazioni a ritmo serrato. La squadra di funzionari statunitensi dovrebbe arrivare nelle prossime ore in Medio Oriente. Già sabato è trapelato che nella regione potrebbe volare anche il segretario di Stato americano Antony Blinken. Fonti vicine al dossier hanno detto che sul tavolo c’è la lista di ostaggi ancora in vita che Hamas potrebbe rilasciare, il rapporto numerico tra ostaggi e detenuti palestinesi che Hamas ha chiesto di liberare nello scambio, la loro identità. Elementi delicatissimi su cui si concentrano i mille timori per il piano di Ferragosto.
Oggi sulla questione mediorientale è tornato a parlare il ministro degli Esteri italiani Antonio Tajani, in un’intervista al Corriere della Sera: “Chiediamo con forza ad Israele, che ha il diritto di difendersi, come abbiamo sempre detto, di interrompere attacchi che portano ad un numero altissimo di vittime civili, il che è in contrasto con il diritto internazionale. C’è un percorso in atto, ci sono mediazioni, siamo contrari ad ogni atto che alzi ulteriormente la tensione e coinvolga innocenti. È l’ora del cessate il fuoco, come ha appena detto anche Biden, non è troppo tardi”.