È una regola: quando il mondo guarda altrove o si occupa dell’Iran ma in relazione alle sue tensioni con altri stati, le autorità di Teheran ne approfittano per regolare i conti con l’opposizione interna. Così, all’alba del 6 agosto, Gholamreza Rasaei, 34 anni, appartenente alla minoranza etnica curda e a quella religiosa yaresan, è stato impiccato in segreto nella provincia di Kermanshah.

La direzione della prigione non ha dato alcun preavviso né a lui, né alla sua famiglia, né al suo avvocato. Poche ore dopo averli informati a esecuzione avvenuta, i familiari sono stati crudelmente costretti a seppellire il corpo di Rasaei in una zona remota, lontano dalla loro casa e sotto la sorveglianza delle forze di polizia.

Rasaei era stato condannato a morte il 7 ottobre 2023 dopo un processo gravemente iniquo basato sulla “confessione” di aver ucciso una guardia rivoluzionaria durante un manifestazione del movimento Donna Vita Libertà: una dichiarazione resa sotto coercizione e mediante maltrattamenti e torture, tra cui percosse, scosse elettriche, soffocamento e violenza sessuale.

Con quella di Rasaei sono dieci le persone collegate al movimento di protesta Donna Vita Libertà messe a morte in un anno e mezzo o poco più. Ricordiamo i loro nomi e le loro storie.

Mohsen Shekari, 23 anni, arrestato il 25 settembre 2022 e accusato di aver bloccato il traffico e aver accoltellato un agente di polizia, messo a morte nella prigione di Rajai Shahr appena 75 giorni dopo, l’8 dicembre 2022.

Majidreza Rahnavand, 34 anni, arrestato il 19 novembre 2022, costretto a “confessare” in tv l’omicidio di due agenti di polizia, messo a morte in pubblica piazza a Mashhad 23 giorni dopo, il 12 dicembre 2022.

Mohammad Mehdi Karami, 22 anni, arrestato il 3 novembre 2022 per aver ucciso un altro manifestante e una guardia rivoluzionaria, messo a morte nel carcere di Karaj il 7 gennaio 2023.

Seyed Mohammad Hosseini, 39 anni, arrestato e messo a morte insieme a Mohamed Mehdi Karami per la medesima accusa il 7 gennaio 2023.

Majid Karemi, 30 anni, arrestato il 16 novembre 2022 e accusato dell’omicidio di tre agenti di polizia. Per costringerlo a “confessare” le autorità hanno arrestato anche il fratello. Messo a morte nella prigione di Isfahan il 19 maggio 2023.

Saleh Mirhashemi, 36 anni, arrestato e messo a morte insieme a Majid Karemi per la medesima accusa il 19 maggio 2023.

Saeed Yaghoubi, 30 anni, arrestato e mezzo a morte insieme a Majid Karemi e Saleh Mirhashemi il 19 maggio 2023.

Milad Zohrevand, età incerta, arrestato in data incerta e messo a morte il 23 novembre 2023.

Mohamed Ghobadlou, 23 anni, persona con disabilità mentale. Nel luglio 2023 la Corte suprema aveva annullato la sua condanna alla pena capitale e ordinato un nuovo processo. È stato messo a morte il 23 gennaio di quest’anno.

Lo scorso anno Amnesty International aveva registrato almeno 853 esecuzioni. Nel 2024 procedono a livelli allarmanti: secondo Iran Human Rights, al 9 agosto – data in cui è stato scritto questo post – il numero era arrivato a 345.

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