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Ucraina, Usa: “Putin non vuole truppe di Kiev sul suo suolo? E allora si ritiri”. Zelensky rivendica: “Continua l’avanzata”. Mosca nega

Putin si ritiri dall’Ucraina. Con queste parole il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale statunitense, John Kirby, commentando l’attacco di Kiev in territorio russo, ha di fatto avallato pubblicamente la decisione di Zelensky di varcare il confine. Se l’incursione armata ucraina nella regione russa di Kursk non piace a Mosca, il presidente russo “può semplicemente andarsene dall’Ucraina” ha detto Kirby. “Questa è la guerra di Putin contro l’Ucraina. E se la cosa non gli piace, se la cosa lo mette un po’ a disagio, allora c’è una soluzione semplice: può semplicemente andarsene dall’Ucraina e farla finita”.

Le due versioni sull’andamento dello scontro sul suolo russo – Sul fronte militare è scontro di versioni tra Mosca e Kiev. Mentre la Russia afferma di avere quasi del tutto riguadagnato il controllo del territorio della regione di Kursk, Zelensky fa sapere che l’avanzata ucraina continua. La maggior parte delle truppe di Kievche hanno invaso la regione di Kursk “sono già state distrutte e tutte le aree in cui si muovono le forze armate ucraine sono sotto il controllo dell’esercito russo”, ha affermato il comandante delle forze speciali Akhmat, vice capo del principale dipartimento politico-militare del Ministero della Difesa, Maggiore Generale Apti Alaudinov, sul canale televisivo Russia 1. Secondo quanto riportato da Ria Novosti “la situazione è sotto controllo. La maggior parte del territorio in cui si trovava il nemico è già stata completamente bloccata. Gli insediamenti in cui si trova il nemico vengono sgomberati”. A smentire la versione di Mosca ci pensa il presidente ucraino: “Sono costantemente in contatto con il comandante in capo Oleksandr Syrsky e ricevo resoconti sulla situazione in prima linea e sulle nostre operazioni nella regione di Kursk. Nonostante le battaglie difficili e intense, le nostre forze continuano ad avanzare nella regione di Kursk e il ‘fondo di scambio’ del nostro stato sta crescendo”, scrive su X Volodymyr Zelensky secondo cui “74 comunità sono sotto il controllo ucraino, dove vengono eseguite ispezioni e misure di stabilizzazione. Lo sviluppo di soluzioni umanitarie per questi territori continua”.

Putin nomina Dyumin per la battaglia di Kursk – Voci che si rincorrono sui canali Telegram di blogger militari russi, confermate da un deputato, indicano che il presidente avrebbe scelto un suo fedelissimo, Alexei Dyumin, quale coordinatore degli sforzi in atto nella regione di Kursk per “espellere” le truppe ucraine dal territorio della Federazione. L’obiettivo posto dallo stesso Putin durante una riunione sulla crisi svoltasi ieri nella residenza di Novo Ogaryovo, alle porte di Mosca.

Zelensky non piace più agli Usa? – Intanto l’uscita del portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale statunitense sembra smentire ciò che il servizio di intelligence russo (Svr), citato dall’agenzia di stampa statale russa Ria Novosti, avrebbe rivelato – e il condizionale è d’obbligo – sul conto proprio degli Stati Uniti: Washington vorrebbe sostituire Volodymyr Zelensky con l’ex ministro dell’Interno Arsen Avakov. Lo scopo sarebbe “liberarsi dell’attuale presidente e poter confrontarsi con una figura più gestibile e meno corrotta”. Nel rapporto si legge che “tra le élite americane cresce l’insoddisfazione nei confronti di Zelensky. Sia nel partito democratico sia in quello repubblicano, crescono le voci di coloro che esprimono dubbi sulla ‘spesa mirata di miliardi di dollari in aiuti militari’ che riceve Kiev. Zelensky sta compiendo passi folli che minacciano di portare l’escalation ben oltre i confini dell’Ucraina”. Per questo motivo “l’amministrazione americana intende lanciare una vasta campagna di informazione per screditare Zelensky al fine di costringerlo a lasciare il suo incarico, e sta anche cercando un sostituto per il capo del regime di Kiev che sia adatto alla maggioranza degli alleati occidentali”, prosegue l’Svr, sottolineando che l’ex ministro dell’Interno Arsen Avakov è considerato il candidato più adatto. Tra i “punti di forza” di Avakov gli americani annoverano i suoi stretti legami con le formazioni nazionaliste ucraine e i suoi continui contatti con i leader europei, aggiunge l’ufficio stampa del servizio di intelligence. La Casa Bianca, conclude, ritiene che ciò consentirà all’Occidente di prepararsi meglio all’eventuale avvio di negoziati con la Russia per la risoluzione del conflitto ucraino.

A stretto giro, tuttavia, è arrivata la puntualizzazione di Kiev, che va in senso diametralmente opposto alla narrazione russa. “Le Forze armate dell’Ucraina stanno raggiungendo i loro rispettivi obiettivi nella regione di Kursk e continueranno ad agire nella misura necessaria per la sicurezza e la difesa dell’Ucraina”. A dirlo è stato il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Heorhii Tyhiy, come riporta Rbc-Ucraina. L’operazione, ha aggiunto, “impedisce alla Russia di trasferire ulteriori unità nella regione di Donetsk e complica la sua logistica militare”. Kiev infatti ha precisato che “non siamo interessati a conquistare il territorio della regione di Kursk, i nostri obiettivi sono solo le strutture militari e i contingenti militari russi. Quanto prima la Russia accetterà di ristabilire una pace equa – ha concluso Tyhiy – tanto prima cesseranno le incursioni ucraine sul territorio russo”.

Gli attacchi russi in Ucraina – Intanto, nella notte, Mosca è tornata a colpire in territorio ucraino con una serie di droni kamikaze. L’Aeronautica militare di Kiev, su Telegram, ha dichiarato di averne abbattuti 30 su 38, e che la Russia ha fatto ricorso anche a due missili balistici Iskander-M dalla regione di Voronezh. I droni, da quanto si apprende, provenivano dalle zone russe di Primorsko-Akhtarsk e Kursk, l’area in cui è avanzato l’esercito ucraino proprio nei giorni scorsi. Quelli distrutti sono stati intercettati nelle regioni ucraine di Mykolaiv, Vinnytsia, Sumy, Kirovohrad, Kherson, Chernihiv, Dnipropetrovsk e Cherkasy.

Secondo quanto riporta Ukrinform l’ultimo attacco russo nella regione di Chernihiv ha preso di mira siti di infrastrutturali civili. “Abbiamo assistito a diversi attacchi di droni nemici. Finora, nessuna vittima. I servizi competenti stanno eliminando le conseguenze”, ha scritto Viacheslav Chaus, capo dell’amministrazione militare della regione.

La centrale nucleare di Zaporizhzhia – E dopo il caso di due giorni fa dell’incendio alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, sotto il controllo russo, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) afferma di non essere al momento in grado di “trarre conclusioni definitive” sulle cause, L’Aiea specifica tuttavia come sia “improbabile” che il rogo possa essere partito “dalla base della torre di raffreddamento”, aggiungendo di non aver trovato “resti di pneumatici o di droni” durante il suo sopralluogo di ieri alla struttura.
In un comunicato pubblicato sul suo sito internet, l’Aiea spiega che “a seguito della richiesta di valutare immediatamente l’impatto dell’incendio” i suoi esperti hanno avuto ieri mattina “accesso all’area”. Durante la visita della squadra alla torre di raffreddamento “è stato stabilito che il danno era molto probabilmente concentrato all’interno” della struttura, con aree bruciate nelle apparecchiature “più in alto”. Il direttore il direttore generale dell’Aiea, Rafael Mariano Grossi, specifica che “per motivi di sicurezza” ai suoi esperti “non è stato consentito l’accesso” a due luoghi specifici interessati dall’incendio e che un ulteriore sopraluogo verrà richiesto nelle prossime ore.