Gita, picnic, trekking, passeggiatina in campagna o nel bosco, sosta obbligata in auto: sono tante le occasioni in cui mancano le classiche toilette in muratura, ed è giocoforza arrangiarsi come si può. Ecco qualche suggerimento utile in tanti casi, con le indicazioni di una guida naturalistica per un impatto il più possibile limitato sull’ambiente.
Leave no trace
“Non lasciare traccia del tuo passaggio: è questa una regola fondamentale dell’educazione ambientale. Noi non siamo padroni di casa, ma ospiti della natura”, premette Anna Lazzati, guida naturalistica in Friuli-Venezia Giulia. Purtroppo, dicono tutt’altro le bottiglie di plastica, i mozziconi (altamente inquinanti!), i sacchetti che si trovano a lato dei sentieri e nei prati, ovunque ci sia passaggio di persone, soprattutto se la strada è vicina. E nelle radure non è difficile imbattersi in fazzoletti di carta o salviettine accartocciati, non di rado circondati da mosche ronzanti. Non è proprio questo che si desidera trovare quando si va nei prati e nei boschi… “Io e i miei colleghi stiamo osservando un aumento di questo fenomeno, soprattutto dove c’è più turismo di massa. Oggi in montagna vanno tutti, basta avere un cellulare per orientarsi. Ma le regole le conoscono pochi”. E non tutti sanno che c’è una bella differenza tra carta igienica e fazzolettini di carta. Comieco, il consorzio che si occupa del recupero e riciclo di imballaggi di cellulosa, avverte che in natura i fazzoletti di carta non si degradano e che vanno sempre gettati nell’indifferenziato. Lo stesso vale per le salviettine intime: buttarle nell’ambiente significa ritrovarle intatte dopo molto tempo. Invece la carta igienica si degrada abbastanza rapidamente e può essere sepolta in piccole quantità sotto le foglie. “Meglio ancora è riportarsela a casa, in un sacchetto sigillato, e smaltirla correttamente”, aggiunge la guida. E per lavarsi le mani, niente salviettine ma piuttosto un gel disinfettante, il meno aggressivo possibile. “In un trekking di più giorni si possono portare saponetta e sciampo solidi, considerando però che nei rifugi l’acqua può essere razionata”. La natura è un’oasi di pace e relax, ma richiede qualche adattamento!
Quando la pipì è donna
Ai tempi delle lunghe gonnellone (e dell’assenza di mutandine), non era un grosso problema fare pipì nei campi in modo discreto. Ora le cose sono decisamente diverse, ma le necessità non sono cambiate. Il web abbonda di soluzioni più o meno originali, tra cui spiccano appositi imbuti in silicone o in cartoncino idrorepellente (questi ultimi usa e getta), ma anche orinatoi portatili in silicone o materiali plastici, riutilizzabili. Ma vale davvero la pena? Quelli usa e getta vanno buttati nei cestini, che ovviamente non sono a portata di mano; quelli riutilizzabili vanno riportati a casa, dove vanno sempre disinfettati e puliti con cura. Sono pure abbastanza ingombranti da mettere nello zaino o in una borsa quando si fanno passeggiate, escursioni o picnic, e intanto ce li portiamo dietro sporchi. Alla fine, è più pratico tornare alla natura. Ma come regolarsi? Ecco qualche suggerimento per trovare un angolino appartato, utile anche per i maschietti quando a scatenare l’urgenza sono le feci.
Un po’ di privacy
L’ideale è trovare un piccolo spazio tra gli alberi, un po’ discosto dal sentiero, in modo da non essere notati da chi arriva. La posizione ideale è dopo una curva e un po’ in ombra. Anche dei cespugli possono riparare, e se proprio non c’è nessun altro riparo si può chiedere agli amici di formare una barriera. In alta montagna, dove è tutto scoperto, la guida suggerisce di nascondersi dietro lo zaino. Non è un granché, ma meglio di niente… Prima di accovacciarsi, bisogna verificare che l’erba non sia troppo alta o che non ci siano rami bassi. In caso ci sia una discesina, bisogna posizionarsi a monte (non vorrete bagnarvi i piedi, vero?). Se proprio è impossibile accovacciarsi, si può sempre restare in piedi, piegando le ginocchia e abbassandosi solo un po’ – cosa certo più difficoltosa nel caso si debba defecare.
Ma se la pipì viene assorbita in fretta dal terreno senza lasciare traccia, non così la pupù, su cui tra l’altro potrebbe mettere i piedi qualche sfortunato viandante. “Sia per un impatto visivo, sia per facilitare l’assorbimento, le feci vanno seppellite. Si può fare un buco scavando con un legnetto, oppure con la punta dello scarpone, e alla fine ricoprire tutto con terra e foglie”, raccomanda Anna, ricordando anche che le tracce umane attirano gli animali, e noi invece dobbiamo far sì che il nostro impatto in natura sia il più possibile vicino allo zero.
Le buone regole
- Non urinare o defecare sui sentieri, vicino a sorgenti, ruscelli o laghi.
- Non abbandonare nell’ambiente fazzolettini di carta né salviettine igieniche, ma riportarsele a casa, in un sacchetto sigillato, o meglio ancora utilizzare carta igienica e seppellirla sotto le foglie. In generale, tutti i rifiuti vanno riportati indietro, anche le bucce degli agrumi e della banana: “Diversamente da un torsolo di mela o di pera, non si degradano facilmente”, avverte la guida.
- Raccogliere le feci in una buca e ricoprirle con cura.
- Pulirsi le mani con un po’ di gel.