Il nome in codice era operazione Arancia, come il frutto simbolo della Sicilia. Era utilizzando i popolari agrumi che Cosa nostra movimentava l’occultamento di fondi illeciti provenienti da attività criminali internazionali dal Brasile. E’ emerso dall’inchiesta che ha portato all’arresto dell’imprenditore originario di Bagheria Giuseppe Bruno. Le indagini sono state condotte dalla polizia e dalla Procura federale brasiliana, che hanno lavorato col supporto internazionale della Procura e della Guardia di Finanza di Palermo.

Gli investigatori hanno ricostruito l’esistenza di un’organizzazione criminale sospettata di riciclare denaro per Cosa nostra nel Rio Grande do Norte, nel Nord del Brasile, dove si stima che i mafiosi operino da quasi un decennio, si legge in un comunicato della polizia federale brasiliana. Gli inquirenti stimano che lo schema abbia investito non meno di 300 milioni di real (circa 55 milioni di euro) in Brasile, utilizzando questi fondi per acquistare proprietà e infiltrarsi nei mercati immobiliari e finanziari del Paese.Secondo le autorità italiane, tuttavia, il valore complessivo degli asset investiti potrebbe superare i 500 milioni di euro, ai valori attuali. L’operazione ha portato all’esecuzione di un mandato di arresto e di cinque mandati di perquisizione e sequestro in tre Stati brasiliani: Rio Grande do Norte, Rio Grande do Sul e Piauí. Contemporaneamente, la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ha coordinato 21 perquisizioni in varie regioni d’Italia e in Svizzera. Sono stati mobilitati oltre 100 agenti italiani, alcuni dei quali si trovano in Brasile per assistere l’esecuzione dei mandati a Natal.

È qui che si era trasferito Bruno nel 2016, per seguire alcuni investimenti immobiliari. Business in cui era coinvolto Giuseppe Calvaruso, reggente del mandamento mafioso di Pagliarelli. Gli investigatori hanno sequestrato circa 50 milioni di euro, tra beni mobili e immobili riconducibili a 17 soggetti, tutti indagati, e a 12 società operanti nel settore immobiliare, edile e ristorativo. I reati contestati sono associazione mafiosa, estorsione, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori, con l’aggravante del sostegno a note famiglie mafiose. Inoltre, nell’ambito delle misure volte a smantellare lo schema e a recuperare i beni finanziari, il Tribunale federale brasiliano ha autorizzato il sequestro di beni immobili e il blocco dei conti bancari associati agli indagati e alle società di comodo coinvolte. Queste azioni mirano a garantire la riparazione dei danni causati dalle attività illecite e a prevenire la continuazione delle operazioni criminali. Degna di nota in questo contesto – si sottolinea nel comunicato- è la collaborazione internazionale attraverso la creazione di una Squadra investigativa comune (Sic) nel 2022, che coinvolge la Polizia federale, la Procura federale e le autorità giudiziarie e di polizia italiane, con il supporto di Eurojust, l’agenzia dell’Unione europea che facilita le indagini e i procedimenti giudiziari che coinvolgono più Paesi, assistendo nello scambio di informazioni e nella formazione di squadre investigative comuni.

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