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Iran-Israele, Ben Gvir porta gli ultra-ortodossi a pregare sul Monte del Tempio nel giorno di Tisha B’av. Lapid: “Vuole la guerra regionale”

Lo aveva già fatto di recente. Era il gennaio 2023. Ma oggi il gesto assume un significato diverso. Itamar Ben Gvir, ministro della Sicurezza nazionale israeliano ed esponente dell’estrema destra al governo con Benjamin Netanyahu, ha passeggiato sul Monte del Tempio insieme a circa 1.600 fedeli nel giorno di Tisha b’Av, in cui gli ebrei […]

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Lo aveva già fatto di recente. Era il gennaio 2023. Ma oggi il gesto assume un significato diverso. Itamar Ben Gvir, ministro della Sicurezza nazionale israeliano ed esponente dell’estrema destra al governo con Benjamin Netanyahu, ha passeggiato sul Monte del Tempio insieme a circa 1.600 fedeli nel giorno di Tisha b’Av, in cui gli ebrei commemorano la distruzione del primo e del secondo Tempio di Gerusalemme. Decine di pellegrini si sono sdraiati a terra in preghiera, violando lo status quo – concordato fra Israele e Giordania nel 1967 e ribadito nella pace del 1994 – e le istruzioni della polizia, secondo cui la preghiera nel sito è riservata ai musulmani. “Abbiamo fatto progressi significativi nella sovranità di Israele qui. La nostra politica è quella di consentire la preghiera ebraica”, ha detto Ben Gvir, che sulla Spianata delle Moschee è stato accompagnato dal compagno di partito Yitzhak Wasserlauf.

Non si tratta di un gesto casuale. Ben Gvir aveva fatto la stessa cosa il 3 gennaio 2023. Senza preavviso, era entrato nella Spianata delle Moschee, ribadendo che “il Monte del Tempio è il luogo più importante per il popolo ebraico”. Un gesto fortemente simbolico che richiamava quello compiuto da Ariel Sharon il 28 settembre 2000: l’allora capo dell’opposizione entrò, protetto da una poderosa scorta armata, nella spianata dove si erge la Cupola della Roccia, terzo luogo sacro ai musulmani che vi indicano il luogo in cui Maometto compì il suo “viaggio notturno”, dando inizio alla Seconda intifada. Ora la nuova “passeggiata” dell’esponente del partito di estrema destra Otzma Yehudit arriva nel pieno della tensione in atto tra Israele e l’Iran, nei giorni in cui Tel Aviv attende la risposta all’uccisione di Ismail Haniyeh annunciata da Teheran.

Il Monte del Tempio, luogo sacro per le tre grandi religioni monoteiste, è al centro di importanti intese internazionali. In base agli accordi stipulati dopo la Guerra dei 6 giorni (1967), il sito si trova nell’area controllata da Israele, ma la sua amministrazione è affidata al Fondo religioso islamico (Waqf) con la Giordania che svolge il ruolo di garante. Lo status quo prevede che i musulmani possano accedere alla Spianata e pregarvi, mentre ai fedeli delle altre confessioni è consentito l’ingresso e la visita ma non la preghiera o l’esposizione di simboli religiosi e di bandiere. Un accordo stipulato sotto l’egida degli Stati Uniti, poi confermato nel 1994 e nel 2015.

Contro l’iniziativa di Ben-Gvir si schierano le Nazioni Unite: “Siamo contrari a qualsiasi tentativo di cambiare lo status quo all’interno dei luoghi santi”, ha detto il vice portavoce Farhan Haq. “La Moschea di Al-Aqsa, come gli altri luoghi santi di Gerusalemme, dovrebbero essere lasciati a se stessi e controllati dalle autorità religiose. Questo tipo di comportamento è inutile ed è eccessivamente provocatorio“, ha aggiunto. Critico anche il leader dell’opposizione Yair Lapid: “La campagna elettorale di Ben-Gvir sul Monte del Tempio, completamente contraria alla posizione degli ufficiali della sicurezza, in tempo di guerra, mette in pericolo la vita dei cittadini israeliani, dei nostri soldati e ufficiali di polizia”. In pratica, secondo il leader del partito centrista Yesh Atid, Ben-Gvir sta cercando di trascinare Israele in una guerra regionale. Qatar, Giordania, Egitto e Arabia Saudita hanno stigmatizzato la violazione.

Un gesto, quello di Ben Gvir, che ha costretto Netanyahu a prendere posizione. “La definizione della politica sul Monte del Tempio è direttamente soggetta al governo e al primo ministro”, ha fatto sapere l’ufficio del premier. “Non c’è una politica privata da parte di un ministro specifico sul Monte del Tempio – né da parte del ministro della Sicurezza nazionale né da parte di altri ministri. È stato così sotto tutti i governi israeliani”, prosegue la dichiarazione. “L’incidente di questa mattina rappresenta una deviazione dallo status quo. La politica di Israele sul Monte del Tempio non è cambiata: è così che è stata e continuerà ad essere”, aggiunge ancora. Tuttavia, sottolinea il Times of Israel, molti degli oltre 1.600 fedeli che oggi sono entrati nel sito hanno pregato apertamente e la polizia non ha annunciato alcun arresto.