L’Iran ha respinto gli appelli alla moderazione rivolti ieri da Francia, Germania e Regno Unito (il cosiddetto Eu3) nell’annunciata risposta a Israele dopo l’eliminazione di Ismail Haniyeh, accusandoli di non denunciare “i crimini sionisti“. Quegli appelli, ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Nasser Kanani, citato dall’agenzia statale Irna, “mancano di logica politica, sono completamente contrari ai principi e alle regole del diritto internazionale”. Secondo il ministero degli Esteri, “senza alcuna obiezione ai crimini del regime sionista, la dichiarazione degli Eu3 chiede in maniera impudente all’Iran di non rispondere alla violazione della sua sovranità e integrità territoriale”.

“L’Iran è determinato a difendere la sua sovranità e sicurezza nazionale – ha proseguito Kanani -, a contribuire a una pace duratura nella regione e a creare un deterrente contro Israele, vera fonte di insicurezza e terrorismo nella regione, e per raggiungere questo obiettivo non chiede a nessuno l’autorizzazione per esercitare i suoi diritti legittimi”. L’appello di Londra, Parigi e Berlino, invece, “è una richiesta eccessiva, priva di qualsiasi logica politica e contraria alle norme e alle leggi internazionali – ha proseguito il portavoce -. È l’indicazione di un sostegno aperto e concreto al regime israeliano, che è la fonte del crimine internazionale e del terrorismo nella regione ed è una ricompensa per coloro che sono dietro al genocidio, ai crimini di guerra e ai crimini contro l’umanità“.

Anche nel giorno del del Tisha B’av, anniversario della distruzione del Secondo tempio di Gerusalemme indicato da molti come data del possibile attacco, la guerra continua a essere combattuta principalmente sul piano delle dichiarazioni. La radio dell’esercito ha riferito che Israele ha inviato nei giorni scorsi un messaggio agli Stati Uniti e a diversi Paesi europei affermando che a qualsiasi offensiva diretta da parte di Teheran risponderà con un attacco sul territorio iraniano. Fonti non ufficiali riportano che Gerusalemme ha chiarito di essere determinata ad attaccare l’Iran anche se i raid iraniani non causeranno vittime nel Paese. Il messaggio avrebbe lo scopo di fermare le pressioni della comunità internazionale affinché eviti di rispondere con la forza a un attacco iraniano.

Anche da Beirut arrivano appelli alla prudenza. “Nessuno vuole la guerra in Libano, non solo sunniti, cristiani o laici, anche gli sciiti. Hezbollah lo sa. La popolazione non vuole la guerra. Il governo non vuole la guerra”, ha affermato in un’intervista a Repubblica Abdallah Bou Habib, ministro degli Esteri ad interim del Libano. “Come governo stiamo facendo ogni sforzo per evitarla. Abbiamo chiesto due cose a Hezbollah e agli iraniani: che la loro risposta, se deve esserci, non sia in contemporanea dallo Yemen, dal Libano, dall’Iraq e dall’Iran perché questo significherebbe guerra”, ha aggiunto. Secondo Bou Habib sono gli israeliani vogliono la guerra: “Hanno fatto quelle operazioni a Beirut e Teheran per provocare l’escalation”.

In queste ore febbrili Washington prosegue nella sua azione diplomatica. La Turchia “sembra più fiduciosa di quanto lo siamo noi che non ci sarà un’escalation” tra Iran e Israele, ha detto l’ambasciatore americano ad Ankara, Jeff Flake, in un incontro con i giornalisti in occasione della fine del suo mandato. “Chiediamo a tutti i nostri alleati che hanno rapporti con l’Iran, compresa la Turchia, di insistere su do loro perché non ci sia un’escalation”, ha affermato l’ambasciatore, secondo cui Ankara “sta facendo il possibile per assicurarsi che la situazione non degeneri”.

Le dichiarazioni dell’ambasciatore sono arrivate nelle stesse ore in cui il segretario di Stato americano Antony Blinken ha avuto un colloquio telefonico con il ministro degli Esteri turco Hakan Fiden, con cui, secondo quanto si legge in una nota, ha discusso “dell’importanza che Hamas torni al tavolo dei negoziati il 15 agosto” per finalizzare l’accordo sul cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi. Secondo Axios, Blinken dovrebbe volare in Medio Oriente oggi e fare tappa, almeno per il momento, in Qatar, Egitto e Israele. Il viaggio non è comunque stato fissato in via definitiva perché anche Blinken sta aspettando di vedere se l’Iran attacca o meno.

Da Roma, intanto, arriva l’ennesimo appello alla moderazione e a moltiplicare gli sforzi per la tregua nella Striscia di Gaza. Palazzo Chigi ha fatto sapere che Giorgia Meloni ha avuto una nuova conversazione telefonica con Netanyahu, nella quale la presidente del Consiglio “ha reiterato il forte auspicio che si possa trovare un accordo per un cessate il fuoco sostenibile a Gaza e il rilascio degli ostaggi”. “L’Italia incoraggia tutti i protagonisti a lavorare per raggiungere il cessate il fuoco a Gaza con la liberazione degli ostaggi israeliani – ha ribadito in un post su X il ministro degli Esteri Antonio Tajani -. L’Iran rinunci ad azioni destinate a provocare una escalation nella regione. Impegnati a costruire la pace”.

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