Uno spiraglio. Una piccola fessura da cui entra un flebile raggio di luce, nel buio della guerra che martoria Gaza e rischia di incendiare l’intero Medio Oriente. L’agenzia Reuters riporta la posizione di tre alti funzionari iraniani secondo cui soltanto un accordo di cessate il fuoco a Gaza, che dovrebbe scaturire dai colloqui programmati da Usa, Qatar ed Egitto per il giorno di Ferragosto, impedirà all’Iran di intraprendere una rappresaglia diretta contro Tel Aviv per l’assassinio dell’ex leader politico di Hamas Ismail Haniyeh sul suo territorio. Una prospettiva che è stata confermata anche da Joe Biden. Parlando con i giornalisti, il presidente degli Stati Uniti ha dichiarato che il cessate il fuoco, nonostante “stia diventando più difficile”, è la via per impedire l’attacco iraniano contro Israele e la conseguente escalation del conflitto. In questo senso, si riducono le probabilità che i raid vengano lanciati prima dei colloqui di giovedì. Una delle fonti della Reuters, un alto funzionario della sicurezza, ha affermato che l’Iran, insieme a Hezbollah, lancerebbe un attacco diretto se i colloqui fallissero o se si percepisse che Israele sta trascinando i negoziati. Le fonti non hanno detto per quanto tempo l’Iran avrebbe concesso ai colloqui di progredire prima di rispondere.

“Un rappresentante iraniano al vertice” – Il nuovo sviluppo è arrivato dopo che negli ultimi giorni fonti israeliane e Usa hanno affermato che Gerusalemme ritiene che Teheran intenda attaccare prima dei colloqui di giovedì. Ora sembrerebbe che l’attacco possa avere luogo soltanto dopo e solo se le trattative non produrranno risultati sufficienti per le autorità iraniane. Secondo un servizio della tv israeliana Channel 12, che cita Reuters, per la prima volta da quando sono iniziati i negoziati tra Israele e Hamas, l’Iran è interessato a inviare un suo rappresentante, che sarà coinvolto restando dietro le quinte. Il diplomatico non parteciperà ai colloqui ma manterrà un canale di comunicazione con gli Stati Uniti. Sempre Channel 12 riporta le parole di un membro del team negoziale israeliano che chiede al premier Benjamin Netanyahu di ampliare il mandato delle trattative rispetto alle richieste attuali: altrimenti, afferma, “non ha senso recarsi al vertice”. I parametri per i negoziatori saranno definiti in un incontro che si terrà nelle prossime ore.

Nelle stesse ore un alto funzionario di Hamas ha dichiarato al quotidiano saudita Al Awsat al Asharq che Yahya Sinwar, nuovo capo dell’organizzazione al potere nell’enclave palestinese, vuole fermare la guerra e raggiungere un cessate il fuoco nella Striscia. Tuttavia, ha affermato che Israele lo sta impedendo. “Sinwar sostiene un cessate il fuoco, durante il quale le forze dell’Idf si ritirino dalla Striscia di Gaza, con particolare attenzione alla zona del corridoio Filadelfia. Vuole il ritorno dei profughi e la ricostruzione di Gaza”, ha detto il funzionario. Perché tutto ciò avvenga serve, però, che Hamas torni al tavolo dei negoziati. Secondo il Wall Street Journal, i mediatori dei colloqui che si terranno giovedì hanno riferito che Sinwar sta chiedendo a Israele di interrompere le sue operazioni militari nella Striscia come precondizione per la sua partecipazione alle mediazioni. A cui Hamas ha dichiarato pubblicamente che non parteciperà tre giorni fa. Sarà tuttavia difficile che Gerusalemme accetti questa condizione. Intanto nel primo pomeriggio un razzo sparato da Gaza ha attraversato il territorio di Israele ed è atterrato nel mar Mediterraneo poco distante da Tel Aviv, senza far scattare l’allarme. Le Israeli defence forces (Idf, l’esercito di Tel Aviv) hanno fatto sapere che anche un altro razzo è partito dalla Striscia, ma non ha attraversato il territorio israeliano. Hamas ha rivendicato i due ordigni. È la prima volta dal 26 maggio che un razzo colpisce la zona della capitale.

Teheran: “Moderazione? Londra, Parigi e Berlino non denunciano i crimini sionisti” – In mattinata Teheran aveva respinto gli appelli alla moderazione rivolti ieri da Francia, Germania e Regno Unito (il cosiddetto Eu3) nell’annunciata risposta a Israele dopo l’eliminazione di Ismail Haniyeh, accusandoli di non denunciare “i crimini sionisti“. Quegli appelli, ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Nasser Kanani, citato dall’agenzia statale Irna, “mancano di logica politica, sono completamente contrari ai principi e alle regole del diritto internazionale”. Secondo il ministero degli Esteri, “senza alcuna obiezione ai crimini del regime sionista, la dichiarazione degli Eu3 chiede in maniera impudente all’Iran di non rispondere alla violazione della sua sovranità e integrità territoriale”.

Israele: “Se colpiti risponderemo sul territorio iraniano” – Anche nel giorno del del Tisha B’av, anniversario della distruzione del Secondo tempio di Gerusalemme indicato da molti come data del possibile attacco, la guerra continua a essere combattuta principalmente sul piano delle dichiarazioni. La radio dell’esercito ha riferito che Israele ha inviato nei giorni scorsi un messaggio agli Stati Uniti e a diversi Paesi europei affermando che a qualsiasi offensiva diretta da parte di Teheran risponderà con un attacco sul territorio iraniano. Fonti non ufficiali riportano che Gerusalemme ha chiarito di essere determinata ad attaccare l’Iran anche se i raid iraniani non causeranno vittime nel Paese. Il messaggio avrebbe lo scopo di fermare le pressioni della comunità internazionale affinché eviti di rispondere con la forza a un attacco iraniano.

Beirut: “In Libano nessuno vuole la guerra” – Da Beirut arrivano appelli alla prudenza. “Nessuno vuole la guerra in Libano, non solo sunniti, cristiani o laici, anche gli sciiti. Hezbollah lo sa. La popolazione non vuole la guerra. Il governo non vuole la guerra”, ha affermato in un’intervista a Repubblica Abdallah Bou Habib, ministro degli Esteri ad interim del Libano. “Come governo stiamo facendo ogni sforzo per evitarla. Abbiamo chiesto due cose a Hezbollah e agli iraniani: che la loro risposta, se deve esserci, non sia in contemporanea dallo Yemen, dal Libano, dall’Iraq e dall’Iran perché questo significherebbe guerra”, ha aggiunto. Secondo Bou Habib sono gli israeliani a volere la guerra: “Hanno fatto quelle operazioni a Beirut (l’uccisione del numero due di Hezbollah Fouad Shukr, ndr) e Teheran per provocare l’escalation”.

Usa: “Hamas torni al tavolo dei negoziati il 15 agosto” – Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha avuto un colloquio telefonico con il ministro degli Esteri turco Hakan Fiden, con cui, secondo quanto si legge in una nota, ha discusso “dell’importanza che Hamas torni al tavolo dei negoziati il 15 agosto” per finalizzare l’accordo sul cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi. Blinken avrebbe dovuto volare martedì in Medio Oriente e fare tappa in Qatar, Egitto e Israele, ma il viaggio è stato rimandato a causa del rischio di un attacco iraniano. In Libano, invece, secondo quanto riferisce Axios è già arrivato l’inviato speciale americano Amos Hochstein.

Meloni a Netanyahu: “Serve il cessate il fuoco a Gaza” – Da Roma, intanto, arriva l’ennesimo appello alla moderazione e a moltiplicare gli sforzi per la tregua nella Striscia di Gaza. Palazzo Chigi ha fatto sapere che Giorgia Meloni ha avuto una nuova conversazione telefonica con Netanyahu, nella quale la presidente del Consiglio “ha reiterato il forte auspicio che si possa trovare un accordo per un cessate il fuoco sostenibile a Gaza e il rilascio degli ostaggi”. “L’Italia incoraggia tutti i protagonisti a lavorare per raggiungere il cessate il fuoco a Gaza con la liberazione degli ostaggi israeliani”, ha ribadito in un post su X il ministro degli Esteri Antonio Tajani. “L’Iran rinunci ad azioni destinate a provocare una escalation nella regione. Impegnati a costruire la pace”.

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