“Continuano i rinvenimenti nell’area di scavo della Regio IX, Insula 10 di Pompei, dove sono in corso indagini archeologiche nell’ambito di un più ampio progetto volto alla messa in sicurezza dei fronti di scavo”, si legge nella homepage del Pompeii Sites, portale ufficiale del parco archeologico di Pompei. Spiegando che “l’ultimo ritrovamento, di cui è stato appena pubblicato sull’E-Journal degli Scavi di Pompei un primo inquadramento scientifico, è un ambiente all’interno del quale sono state trovate due vittime dell’eruzione, un uomo e una donna. Quest’ultima trovata sul letto portava con sé un piccolo tesoro con monete d’oro, d’argento e bronzo, e alcuni monili tra cui orecchini in oro e perle”.

Una scoperta importante, evidentemente. “L’opportunità di analizzare i preziosissimi dati antropologici relativi alle due vittime rinvenute all’interno del contesto archeologico che ne ha segnato la tragica fine permette di recuperare una quantità notevole di dati sulla vita quotidiana degli antichi pompeiani e sulle microstorie di alcuni di essi, con una documentazione precisa e puntuale, confermando l’unicità del territorio vesuviano”, ha dichiarato il Direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel.

La scoperta dei resti di altre due vittime dell’eruzione, dichiaratamente importante, è collocata cronologicamente tra due note stampa e seguita dalla smentita da parte del Parco Archeologico del mega party di una celebrità internazionale con 500 ospiti negli scavi di Pompei, nonché su un canone presunto di 30mila euro per il teatro grande. Preceduta dallo stanziamento da parte del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile di 33 milioni di euro che si aggiungono ad altri investimenti già in corso. Fondi che saranno destinati ad interventi di manutenzione: la villa suburbana di Civita Giuliana, la Real Fabbrica d’armi-Spolettificio di Torre Annunziata e il Parco archeologico naturalistico di Longula.

Insomma, l’ultima scoperta s’inserisce in un contesto diversificato. In ogni caso ricco. Il Parco archeologico di Pompei non è più la città antica nella quale fare ricerca o da visitare, ma anche altro, da anni ormai. Si è saldamente trasformato in un palcoscenico sul quale si mettono in scena rappresentazioni di ogni tipo, alcune dichiaratamente “archeologiche”, altre molto meno. E’ il Luogo per eccellenza delle scoperte, generalmente “sensazionali” e “uniche” per i Direttori del Parco e i ministri della cultura, da oltre un decennio. Scoperte che costituiscono il risultato di indagini e ricerche, rese possibili da grandi finanziamenti come mai era accaduto prima. Ma è anche il Luogo dell’intrattenimento musicale con concerti di vario tipo.

Quanto la questione sia controversa è noto. Quel che invece sembra indubitabile è l’efficacia della comunicazione per la quale si utilizza il portale del Parco. Un portale in continuo aggiornamento, con notizie che riguardano anche aperture oppure chiusure. Con informazioni sulle indagini, sulle ricerche e resoconti di quanto indagato, scoperto. E’ sufficiente accedere all’E-Journal, la “piattaforma digitale che consente di fornire alla comunità scientifica e al pubblico, in forma diretta e non mediata da altri enti o sedi editoriali, notizie e relazioni preliminari riguardanti progetti di scavo, di ricerca e di restauro nelle sedi del Parco”, si spiega nella sezione dedicata. Aggiungendo come “In questa maniera, si mira a trascinare l’idea all’origine di progetti editoriali come ‘Notizie degli Scavi’ nell’era digitale, diffondendo informazioni ‘in tempo reale’ e sfruttando la connettività e l’accessibilità della rete”. Chiunque può accedere ai dati senza difficoltà. E soprattutto senza attendere tempi lunghi, come spesso accade nell’ambito archeologico, dove non è infrequente che tra il termine di una indagine e la sua pubblicazione trascorrano anni – impedendo in tal modo che i dati evidenziati possano diventare patrimonio comune sia degli specialisti, sia del semplice curioso. Un resoconto di quanto rilevato dovrebbe essere un dovere di ogni professionista. Un primo resoconto, in attesa della edizione scientifica, dovrebbe costituire un imprescindibile passaggio all’interno delle attività di ogni ricercatore.

“Speriamo comunque che tra le righe di questo testo, necessariamente sintetico e preliminare, si percepisca anche il senso di umanità e responsabilità che si impone a chi ha il privilegio di fare ricerca a Pompei”, scrivono gli Autori del resoconto sulla scoperta dei resti delle due vittime dell’eruzione. Retorica a parte, “Umanità” e “responsabilità” dovrebbero accompagnare chiunque lavori in qualsiasi contesto antico. Non solo a Pompei.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Un anno senza Michela Murgia, il ricordo della madre: “Lei non muore mai, ci parlo sempre e a volte ci litigo anche”

next
Articolo Successivo

Don Chisciotte ad ardere: il nuovo capitolo del Teatro delle Albe fa riflettere sui roghi dei libri nell’Europa moderna

next