Nuovo interrogatorio per Sergio Ruocco, compagno di Sharon Verzeni, barista di 33 anni di Terno d’Isola uccisa a coltellate per strada nella notte tra il 29 e il 30 luglio. Il giovane è stato convocato dai carabinieri al comando provinciale di Bergamo: per cinque ore ha risposto agli inquirenti come persona informata sui fatti e quindi senza avvocato. Ha lasciato il comando dei carabinieri in auto con suo padre, intorno alle 21. Non si è fermato a rispondere alle domande dei cronisti presenti e resta il massimo riserbo sui contenuti dell’interrogatorio. Ruocco era stato sentito dai carabinieri subito dopo l’omicidio: i sospetti si erano inizialmente concentrati su di lui, ma lui aveva fornito un alibi, cioè il fatto di trovarsi a casa, a letto. La circostanza era stata confermata dalle telecamere del sistema di videosorveglianza dell’abitazione dei vicini di casa della coppia. Più precisamente dai filmati si vedeva Sharon uscire di casa attorno a mezzanotte e poi nessun altro. Va anche precisato che il fatto che Ruocco dovesse di nuovo essere sentito dai carabinieri era già noto. Non è però chiaro se nel frattempo siano emersi ulteriori aspetti da chiarire. Nelle ultime ore i carabinieri di Bergamo hanno ascoltato diversi residenti della zona teatro dell’omicidio, proprio per capire se qualcuno possa aver visto qualcosa di sospetto e non averlo ancora riferito.

La 33enne è stata uccisa mentre passeggiava lungo via Castegnate, una stradina a senso unico del paese della Bergamasca che conta 8mila abitanti. Qui la giovane, originaria di Bottanuco, si era trasferita da tre anni con il compagno (si erano messi insieme nel 2011) e da un anno lavorava in un bar. Secondo quanto riferito dai familiari Verzeni di tanto in tanto passeggiava di notte. Un’abitudine confermata anche dal compagno – 37 anni, idraulico, originario di Seriate – in un’intervista di alcuni giorni fa al Corriere della Sera: “Io mi sono abituato ad andare a dormire verso le 21.30-22, perché mi sveglio prima delle 6 e lavoro tutto il giorno. Usciva spesso da sola, più verso le 23”. Di tanto in tanto, racconta, la accompagnava: “Di solito, facevamo un giro di 25-30 minuti, ma nei fine settimana ne facevamo uno più largo, che passa davanti al centro sportivo. Se ha camminato per cinquanta minuti, quella sera deve avere fatto quello”.

L’aggressione è avvenuta poco prima dell’1: l’assassino le ha inferto 4 coltellate, tre delle quali sono risultate mortali. Prima di morire la ragazza ha avuto la forza di chiamare il 112 e chiedere aiuto: è morta all’ospedale. Le prime persone che l’hanno soccorsa sono stati due automobilisti e una residente che però ai carabinieri hanno detto di non aver visto nessuno fuggire dal luogo del delitto. Né, per certi versi incredibilmente, sarebbero emersi elementi utili dalla visione delle immagini di telecamere pubbliche e private installate nella zona: si tratta di cento ore di immagini per una cinquantina di apparecchi.

L’altro fronte delle indagini è quello scientifico, affidato ai carabinieri del Ris di Parma, cui i colleghi di Bergamo e Zogno hanno inviato i vestiti che Sharon indossava quando è stata uccisa, qualche campione prelevato durante l’autopsia – per esempio sotto le unghie – e alcuni coltelli recuperati non distante dal luogo del delitto, alla ricerca dell’arma che ha ucciso la giovane. La speranza di chi indaga – i carabinieri sono coordinati dal sostituto procuratore Emanuele Marchisio – è che l’assassino abbia lasciato una sua traccia genetica sulla vittima e che in qualche modo il suo Dna possa servire a risalire alla sua identità.

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