“Qualche disagio è inevitabile”, affermano alla Cisl del Veneto, una delle regioni più colpite dai dissennati lavori di potenziamento e manutenzione della rete ferroviaria regionale. Gli economisti, invece, sostengono che le problematiche sul traffico sono “dovute ai grandi lavori (necessari) del Pnrr sulla rete ferroviaria italiana”: “Sono soluzioni che si adotteranno nei prossimi anni, ma che nel medio periodo la situazione rimarrà comunque complessa”.

Ma ogni giorno per i passeggeri italiani è una odissea che si poteva risparmiare con una migliore programmazione dei lavori e preparazione degli addetti alla struttura di controllo ed esecutiva.

Rete Ferroviaria Italiana ricorda che è la principale stazione appaltante del Paese e contribuirà al suo rilancio con i fondi del Pnrr. Negli ultimi due anni, tra gare pubblicate e aggiudicate, sono state avviate oltre 640 gare e qualche centinaio di cantieri per un valore complessivo di circa 36 miliardi di euro (il totale è di 40,4 mld). La verità è che i disagi sono permanenti, il periodo è sbagliato, i lavori mal programmati di lunga durata e non diluiti nel tempo. Così i disagi si scaricano su tutta la rete, non solo quella principale, anche quella secondaria.

Una tale situazione è stata possibile perché le Fs hanno tolto dal cassetto tutti, ma proprio tutti i progetti fermi da oltre 20 anni, anche i più scalcinati, per dare luogo ad una nuova ondata di spesa pubblica grazie ai fondi che nessuno ci regala del Pnrr. “L’assalto alla diligenza” ha motivato anche opere “impresentabili” per i loro costi, la loro inefficacia tecnica, il consumo di suolo e la scarsa domanda di traffico (attuale e futura).

A questi cantieri vanno aggiunti quelli per la manutenzione ordinaria e straordinaria. Centinaia di cantieri aperti sui 16 mila km di rete italiana. Tra questi cantieri, 43 sono stati definiti “opere strategiche”. Il Mit ha voluto premere l’acceleratore sull’avvio dei lavori ad ogni costo e a qualsiasi prezzo per le conseguenze sull’utenza passeggeri (pendolari e turisti) e merci.

Rfi farà la fine della rana vanitosa che si gonfiò così tanto che alla fine scoppiò. Un errore grossolano che allontanerà molti passeggeri dalle ferrovie, aumenterà i costi di gestione dell’emergenza, i tempi di realizzazione, i costi della sostituzione con autobus e gli indennizzi ai passeggeri, mentre le aziende private di trasporto merci hanno già chiesto indennizzi e ristori per i ritardi generati dalle deviazioni di percorso e dai rallentamenti.

Puntare tutto sull’infrastruttura è fuorviante perché la causa dei ritardi e della scarsa sicurezza è dovuta anche all’inefficienza di Trenitalia che gestisce gran parte del trasporto passeggeri e il 36% di quello merci. Salvini non vuol prendere inoltre atto che puntando sui cantieri e in particolare sulle grandi opere non solo ferroviarie (edilizia/costruzioni) ci si concentra su un settore produttivo forte (è nota la capacità di pressione della lobby del cemento) ma debole economicamente, che genera una occupazione precaria e che ha la produttività media del settore molto bassa (26 euro/ora). L’industria è a 37,3 e il commercio a 28,9, mentre la media nazionale si attesta a 36,5 (dati Cresme).

Il settore non è cresciuto e non si è nemmeno modernizzato, i salari sono rimasti bassi, nonostante i fondi a pioggia del superbonus.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti

Scippo di Stato

di Daniele Martini 12€ Acquista
Articolo Precedente

Ocse, buon recupero del potere d’acquisto dei salari italiani nel primo trimestre 2024. Ancora lontani i valori pre Covid

next
Articolo Successivo

L’inflazione Usa scende più delle attese a luglio. Si avvicina il taglio dei tassi della Federal Reserve

next