“Non c’è stata malafede, non lo penso. Penso, però, che il livello degli arbitri dell’Olimpiade sia basso” aveva dichiarato – ai microfoni del Corriere della Sera – la pugile italiana Irma Testa, al termine della sconfitta al primo turno contro Zichun Xu nella categoria –57 kg donne di boxe ai Giochi Olimpici. In realtà non si è trattato di una scarsa competenza delle regole, ma proprio di malafede. Secondo quanto riportato dal Times, infatti, uno dei giudici che ha eliminato l’azzurra nel controverso match è stato cacciato da Parigi – prima degli incontri validi per una medaglia – per “alto rischio di corruzione“. Il Cio avrebbe allontanato dalla competizione due direttori di gara del Kazakistan, Alisher Altayev e Yermek Suiyenish. Il primo era stato identificato come soggetto pericoloso dal professor Richard McLaren, colui che aveva denunciato il doping di Stato in Russia. Tra le gara arbitrate da Suiyenish, invece, fa scalpore la sconfitta di Daina Moorehouse contro la francese Wassila Lkhadiri agli ottavi di finale. Il Cio, dunque, non ci ha pensato due volte e ha deciso di allontanarli prima delle fasi finali: complessivamente, gli arbitri finiti nel ciclone del presunto scandalo sono nove.
La boxe esclusa da Los Angeles 2028?
Non è la prima volta che accade nella boxe. Manipolazione e corruzione sono due tecniche sleali molto frequenti nella disciplina: proprio per questo motivo l’Iba (federazione internazionale di boxe) non viene più riconosciuta dal Cio. E ora, mentre Los Angeles è al lavoro per creare l’Olimpiade più ecosostenibile di sempre, la boxe potrebbe scomparire tra la lista degli sport olimpici per lasciare spazio ai più innovativi (o graditi ritorni) come squash e flag football. La Paris Boxing Unit (la Commissione voluta dal Cio al posto dell’Iba) aveva spiegato di aver adottato uno “schema di istruzione e valutazione” per decretare in maniere consona e ragionata il numero di arbitri durante i Giochi.