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Gaza, gemellini uccisi mentre il padre ne registra la nascita: quella di Israele è una ‘guerra contro i bambini’

di Dalia Ismail*

Due neonati gemelli, di nome Asser e Ayssel, sono stati uccisi martedì in un attacco aereo israeliano nella Striscia di Gaza centrale, mentre il loro papà era andato a ritirare i certificati di nascita. Lo ha riportato l’Agenzia Anadolu. Questa storia ha fatto il giro del web, sconvolgendo enormemente coloro che da 10 mesi seguono costantemente le notizie provenienti dalla Palestina e che ancora non hanno scelto di normalizzare le atrocità commesse da Israele e dai suoi sostenitori occidentali ai danni del popolo palestinese.

I due piccoli erano venuti al mondo solo sabato nella città di Deir Al-Balah, ma un attacco contro il loro appartamento ha infranto in un istante la gioia della loro nascita. “Ho appena ritirato i certificati di nascita per i miei bambini, Aysel e Asser,” ha raccontato tra le lacrime Mohammad Abu Al-Qumsan, il padre. “Sono nati il 10 agosto. Ero fuori casa, occupato a sistemare i documenti, quando ho ricevuto la chiamata… Non potevo immaginare di trovarli tutti morti.”

Mohammad e sua moglie, Jumana Arafa, avevano da poco accolto i loro gemelli nel mondo dopo un difficile parto cesareo. Erano stati costretti a lasciare la loro casa nel nord di Gaza, ma nonostante il genocidio a cui stavano cercando di sopravvivere, i loro cuori erano colmi di gioia. Guardavano al futuro con speranza, pronti ad abbracciare la vita insieme ai loro due piccoli. Tuttavia, quella speranza è stata crudelmente strappata via dalla furia genocida di Israele. Le urla e il pianto di Mohammad rimarranno sempre impressi nelle menti di chi non si è voltato dall’altra parte in questi mesi.

La guerra di Israele ai bambini palestinesi

Faccio troppa fatica ad accettare il numero di bambini, palestinesi come me, uccisi da Israele e dai suoi alleati in soli 10 mesi.

Secondo il ministero della salute di Gaza, 16.500 bambini sono stati assassinati da Israele dal 7 ottobre ad oggi. Con la recente morte dei due gemelli neonati della famiglia Abu-Qumsan, il numero dei neonati nati e assassinati durante il genocidio è salito a 115. “Con il martirio dei due neonati Asser e Ayseel Abu Al-Qumsan, il numero totale di neonati nati e martirizzati è arrivato a 115. Hanno vissuto solo pochi momenti prima che le loro vite venissero spezzate dai bombardamenti e dall’aggressione,” ha dichiarato il ministero della salute di Gaza sul proprio canale Telegram.

Secondo Anadolu, i dati diffusi dal ministero mostrano che 48 di questi bambini non avevano neanche raggiunto il primo mese di vita, mentre 47 avevano tra l’1 e i 3 mesi, 15 avevano tra i 4 e i 6 mesi, e 5 tra i 6 e gli 8 mesi.

Gli effetti di tutto questo ci perseguiteranno per sempre

La pediatra Jane Crowley, che ha lavorato nella Striscia di Gaza, ha pubblicato un articolo sul quotidiano The Independent in cui accusa il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di aver sottratto l’infanzia a un’intera generazione di palestinesi. Secondo Crowley, Netanyahu ha sottoposto i bambini di Gaza a un ciclo continuo di violenza, distruzione e fame, lasciando cicatrici profonde che segneranno per sempre la loro vita.

La dottoressa afferma che il periodo che va dalla gravidanza fino ai tre anni di età è fondamentale per lo sviluppo fisico, emotivo e sociale di un bambino. Durante questa fase, il cervello si sviluppa rapidamente e le interazioni con l’ambiente circostante giocano un ruolo cruciale. L’assenza di sicurezza, di cure mediche adeguate, di nutrizione appropriata e di stimoli necessari per l’apprendimento in questo momento così delicato ha conseguenze gravissime e durature.

Crowley sottolinea inoltre che circa il 70% delle vittime del genocidio sono donne e bambini, con un numero impressionante di giovani vite spezzate dall’esercito israeliano. Le condizioni di sovraffollamento e la scarsità di accesso all’acqua potabile hanno anche contribuito a un aumento dei decessi causati da malattie infettive come la diarrea e la polmonite.

Simon Tisdall, commentatore del The Guardian, avverte che la violenza e il trauma inflitti ai bambini palestinesi avranno conseguenze devastanti a lungo termine. I bambini che sopravvivono a questa crisi, segnati dalla perdita e dalla sofferenza, potrebbero crescere anche nutrendo sentimenti di vendetta e risentimento. La loro esperienza di violenza e privazioni, combinata con la percezione di un mondo che non ha fatto nulla per proteggerli, potrebbe spingere a cercare giustizia attraverso mezzi violenti, a causa della sfiducia nel mondo e nelle istituzioni internazionali. Tisdall sottolinea che le generazioni future, cresciute nel dolore e nell’ingiustizia, potrebbero ripercuotere la loro rabbia e il loro desiderio di vendetta sulle comunità globali e sui responsabili del genocidio.

Per quelli che sopravvivranno a questa guerra, la realtà sarà una dura lotta per andare avanti senza i loro cari. Ghassan Abu-Sitta, un chirurgo palestinese che lavora con Medical Aid for Palestinians a Gaza, definisce ciò che sta avvenendo come di una “guerra contro i bambini”. La sofferenza che stiamo vivendo ora lascerà cicatrici indelebili e durature, che plasmeranno profondamente le vite dei palestinesi che sopravvivranno allo sterminio condotto da Israele e dall’Occidentale

La deumanizzazione dei palestinesi: la radice del genocidio

È totalmente sbagliato pensare che il genocidio che sta commettendo Israele arrivi dal nulla. I personaggi pubblici israeliani, nonché molti cittadini, hanno sempre rilasciato dichiarazioni pubbliche che incitano ad uccidere e violentare i palestinesi, anche minorenni. Secondo un rabbino israeliano, Eliyahu Mali, i civili palestinesi di Gaza, comprese donne e bambini, dovrebbero essere sterminati. Mali, che guida la scuola religiosa Shirat Moshe a Jaffa e stava parlando a studenti militari, ha affermato che la legge ebraica, o Halakha, giustificherebbe questo massacro. In un video diventato virale sui social media, Mali ha dichiarato: “Non risparmiare alcuna anima” e ha sostenuto che il principio alla base di questa guerra contro Gaza è quello di eliminare tutti, poiché chi non viene ucciso tenterà di uccidere gli israeliani. Ha giustificato i massacri delle donne e dei loro bambini, sostenendo che le donne sono le responsabili della nascita di “terroristi”.

Mali ha anche affermato che gli anziani sono obiettivi legittimi e ha detto che “non esiste una creatura innocente”, sottolineando che la Torah non fa differenze tra bambini e adulti: “Oggi è un bambino, domani sarà un combattente”.

Le dichiarazioni di Mali, come riportato da The New Arab, rivelano un pensiero profondamente perverso che domina la retorica israeliana, giustificando lo sterminio della popolazione palestinese.

Questi discorsi genocidi, che sono effettuati anche dai politici e funzionari israeliani, rappresentano come i palestinesi vengono visti e percepiti da Israele e dalla sua società militarizzata, e come sia possibile che stia accadendo ciò a cui stiamo assistendo con frustrante impotenza da 10 mesi.

*Giornalista italo-palestinese, 27 anni, sto concludendo un master di ricerca in sicurezza internazionale all’università di Groninga, nei Paesi Bassi