Il maresciallo luogotenente dell’Esercito Santo Giuseppe Silvestri è stato vittima di mobbing. Lo ha stabilito il Tar della Sicilia, che ha riconosciuto i numerosi “episodi vessatori e denigratori” corroborati da “un puntuale riscontro probatorio”. Silvestri, in servizio al 46esimo Reggimento Trasmissioni di Palermo, militare da decenni, rispettoso della disciplina e delle gerarchie, ha sempre svolto il proprio lavoro – anche con incarichi significativi – seguendo le regole e ricevendo valutazioni eccellenti. In seguito a un cambio al vertice del proprio ufficio, però, il suo atteggiamento rigoroso era evidentemente diventato un problema. In qualità di ufficiale alla matricola, infatti, il maresciallo aveva il compito di valutare e registrare i curricula dei militari del reparto e aveva la delega di firma per gli atti interni: era una sorta di “notaio” dell’ente. Questo ruolo comportava la segnalazione di eventuali errori da parte degli uffici preposti alla redazione dei documenti che riguardavano la vita professionale dei militari: l’estremo rigore di Silvestri quindi non piaceva al nuovo superiore, perché evidenziava per contrasto l’incapacità o la superficialità operativa dei colleghi.
Così nel tempo il sottufficiale è stato vittima di demansionamenti vari, relazioni disciplinari e addirittura visite psichiatriche per un po’ di pressione alta, con conseguente convalescenza forzata di circa sei mesi, fino al trasferimento per incompatibilità ambientale impugnato di fronte al Tar. “Dopo aver presentato ricorso contro il ministero della Difesa e una lunga battaglia, siamo riusciti a raggiungere un risultato molto importante. I giudici amministrativi hanno riconosciuto un vero e proprio mobbing prolungato a danno del maresciallo, all’interno di una caserma, messo in atto tra l’altro da chi invece avrebbe dovuto tutelarlo”, sottolinea il legale Salvatore Militello.
La sentenza del Tar non certifica soltanto gli episodi vessatori subiti dal maresciallo per oltre un anno, ma evidenzia pure come il ministero non abbia ritenuto necessario acquisire testimonianze a suo favore. Il collegio giudicante infatti ha accolto il ricorso di Silvestri grazie esclusivamente a prove documentali, compresa la relazione del centro anti-mobbing dell’azienda sanitaria di Palermo. Il Tar evidenzia che il maresciallo “all’inizio del 2016 si è dovuto rivolgere agli ambulatori specialistici della salute mentale, i quali hanno riscontrato “una reattività ansiosa” in un soggetto esposto a stress lavorativo; e in seguito al Centro specializzato nella cura degli effetti del mobbing, che ha certificato uno stato di disagio da stress lavoro-correlato”. Una certificazione medica che i giudici hanno valutato come “atto pubblico, dotato di forza probatoria” contro il quale, peraltro, “non è stata proposta querela di falso”. Una situazione psico-fisica che stava travolgendo Silvestri a tal punto da mettere a rischio anche la sua vita matrimoniale.
Nel ricorso il militare chiedeva un risarcimento di duecentomila euro: su questo punto il collegio giudicante, “vista la complessità della controversia”, ha ordinato un accordo conciliativo tra le parti indicando i parametri in base ai quali il debitore dovrà proporre, a favore del creditore, il pagamento di una somma entro un congruo termine. Dalla Difesa hanno fatto sapere che la vicenda è in mano all’avvocatura dello Stato che deve ancora valutare la sentenza per decidere se presentare un eventuale ricorso al Cga, Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana, l’equivalente del Consiglio di stato con competenza sull’isola.