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Iran: viola la legge sul velo, la polizia le spara e la paralizza. Dopo Masha Amini, un’altra donna punita per “uso improprio” dell’hijab

La polizia iraniana ha sparato a una donna perché guidava senza rispettare le regole sul corretto uso del velo, lasciandola paralizzata. Lo riporta il Guardian, che cita gruppi per la tutela dei diritti umani e fonti interne all’Iran.

Secondo una fonte della BBC, lo scorso 22 luglio Arezoo Badri, madre di due figli, stava tornando a casa, nella città di Noor, quando la polizia ha tentato di fermare la sua auto prima sparando un colpo alla ruota, poi colpendola direttamente dal lato del guidatore. “Il proiettile è entrato nel polmone e ha danneggiato gravemente il midollo spinale”, ha aggiunto la fonte. Una ong ha spiegato che la macchina di Arezoo era stata segnalata e che probabilmente, nei giorni precedenti, la donna era stata vista guidare senza hijab. Sulla sua targa, in effetti, era stato diramato un avviso di confisca. Non è chiaro se Badri indossasse il velo quando è stata fermata dalla polizia.

Arezoo è stata inizialmente portata in un ospedale di Noor, per poi essere trasferita in un ospedale di Sari, il capoluogo di provincia, perché fosse operata ai polmoni. Una settimana dopo è stata portata a Teheran. La fonte della BBC ha raccontato che la pallottola è stata estratta solo dopo 10 giorni e che ora la donna si trova nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Vali-e-Asr, sempre nella capitale. L’ospedale è di proprietà della polizia e Arezoo è tenuta sotto stretta sorveglianza. Ai suoi familiari – aggiunge la fonte – sono consentite solo brevi visite, durante le quali vengono confiscati loro i telefoni cellulari. Le autorità hanno vietato di scattare foto o girare video, ma nonostante questo alcune immagini della donna sono circolate.

Come ha ricordato l’emittente britannica, la polizia iraniana ha recentemente annunciato un giro di vite sulle donne che non rispettano il codice di abbigliamento obbligatorio del Paese. Le nuove misure prevedono l’uso di telecamere a circuito chiuso per identificare le autiste che non coprono il capo con l’hijab, nonché la confisca dei veicoli che trasportano passeggeri di sesso femminile con i capelli scoperti. Il provvedimento ha fatto seguito alle prolungate proteste per la morte di Mahsa Amini, avvenuta nel 2022 mentre era detenuta dalla polizia morale iraniana per aver presumibilmente indossato il suo hijab in modo “improprio”.