di Fiore Isabella
Tra le principali novità introdotte dalle Nuove linee Guida per l’insegnamento dell’educazione Civica emanate dal Ministro dell’istruzione e del Merito emerge la promozione della “…formazione alla coscienza di una comune identità italiana come parte della civiltà europea e occidentale e della sua storia. Di conseguenza, viene evidenziato il nesso tra senso civico e sentimento di appartenenza alla comunità nazionale definita Patria, concetto espressamente richiamato e valorizzato dalla Costituzione. Attorno al rafforzamento del senso di appartenenza a una comunità nazionale, che ha nei valori costituzionali il suo riferimento, si intende anche favorire l’integrazione degli studenti stranieri”.
Nulla di nuovo sotto il sole! Identità, patria e appartenenza alla comunità nazionale con una timida concessione, concettualmente blanda, di “favorire l’integrazione degli studenti stranieri” come se gli stessi fossero destinatari di processi di socializzazione passivi e non anche protagonisti attivi e consapevoli del loro destino educativo. Un delirio di onnipotenza identitaria che lega indissolubilmente il futuro delle generazioni che frequentano le nostre scuole, a prescindere dalle loro specifiche storie, alla patria italiana come parte della civiltà europea ed occidentale. Un pistolotto istituzionale impastato di retorica; roba d’altri tempi rispolverata da Valditara, in coincidenza con la legge sull’autonomia differenziata, che l’unità della patria la sta convertendo in tante piccole patrie.
L’uso della Costituzione nelle Linee Guida di Valditara è ideologico e selettivo, tant’è che nella sua versione dell’insegnamento dell’educazione Civica, a fronte della beatificazione dell’impresa privata, perdono il diritto di Cittadinanza i temi dell‘accoglienza, della tolleranza e della Pace, di cui la nostra Costituzione è imbevuta e adeguatamente armonizzata con la dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo. Basti citare l’articolo 11 della Costituzione che ci dice che l’’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
E in una fase storica come quella attuale in cui i popoli sono seduti su una polveriera pronta a trasformare la guerra fatta a pezzi in una deflagrazione planetaria, il governo della signora Meloni si diletta a richiamare parole d’ordine identitarie da inculcare ai nostri figli come se vivessero separati dal resto del mondo. Le Linee Guida degne di questa sfida avrebbero potuto, a mio modesto avviso, fare riferimento: alla documentazione ufficiale: Onu per Agenda 2020/2030 – Unesco per educazione alla cittadinanza globale; all’Ocse per competenze globali per un mondo inclusivo; al Consiglio d’Europa per la cultura della democrazia; alla nostra Costituzione per la parte sulla cittadinanza alla luce di un quadro normativo (L.N. 107/2015) che individua come obiettivi specifici per il sistema formativo: cittadinanza attiva, pace, intercultura, dialogo, sostegno alle responsabilità, solidarietà, cura dei beni comuni e diritti e doveri; comportamenti responsabili in tema di legalità, sostenibilità ambientale, patrimonio, prevenzione (dispersione e bullismo, etc), scuola aperta al territorio che lavora con le famiglie, il terzo settore e la Comunità di appartenenza. Tutte cose che, solo in parte e timidamente, si affacciano nelle linee guida di Valditara e in una dimensione francamente provinciale.
La Scuola, caro ministro Valditara, ha una responsabilità speciale, è il luogo di incontro e di crescita delle persone, un laboratorio di relazioni. L’educazione alla Pace non è una nuova disciplina né una palestra ideologica per quello che da certi ambienti vicini a Lei viene considerato pacifismo vuoto e fastidioso. L’educazione alla Pace è il sale per dare sapore alla convivenza umana.