“Le responsabilità devono essere definitivamente accertate e auspico che il lavoro delle autorità preposte si svolga con l’efficacia e la prontezza necessarie a ogni sentimento di giustizia”. Nel sesto anniversario della strage del ponte Morandi, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella lancia un appello per la rapida conclusione del processo di primo grado, iniziato nel 2022 e ancora lontano dalla fine (la richiesta di una nuova perizia da parte delle difese potrebbe allungare i tempi di molti mesi). Nel messaggio inviato alla commemorazione in corso a Genova, letto dal sindaco del capoluogo ligure Marco Bucci, il capo dello Stato sottolinea che “il tempestivo processo di ricostruzione del collegamento tramite il Ponte Genova San Giorgio”, concluso nell’estate 2020, “non costituisce attenuante” per il disastro.
“Le immagini di quel drammatico evento appartengono alla memoria collettiva della Repubblica e richiamano alla responsabilità condivisa di assicurare libertà di circolazione e assenza di rischi a tutti gli utenti, tutelando il patrimonio infrastrutturale del Paese”, afferma Mattarella. Esprimendo a nome della Repubblica “vicinanza ai familiari delle 43 vittime, unitamente a un profondo sentimento di solidarietà alla città”. Anche la premier Giorgia Meloni insiste sulla necessità di arrivare al termine del processo: “Fare giustizia e individuare le responsabilità per ciò che è accaduto, accertando una volta per tutte colpe e omissioni, è un dovere morale, oltre che giudiziario. Rinnoviamo l’auspicio che l’iter giudiziario possa concludersi nel più breve tempo possibile perché Genova, la Liguria e l’Italia aspettano di conoscere la verità processuale su ciò che è accaduto”, afferma in un post sui social.
L’aspetto giudiziario è stato affrontato anche dalla portavoce dei familiari delle vittime, Egle Possetti: “Sono state fatte le indagini in modo molto approfondito e il processo è partito con grande impegno di tutti, e questo è un dato che non era scontato. Ovviamente speriamo si possa giungere, quanto prima, a una sentenza di primo grado per poi arrivare alla fine di questo calvario processuale. Purtroppo in Italia i processi sono così lunghi e noi abbiamo bisogno di avere certezze su ciò che in cuor nostro è già certo, che sono le motivazioni di questa tragedia”, ha detto ai cronisti prima della cerimonia. “Dobbiamo avere una verità processuale definita, delle condanne, perché non è stato un meteorite, la bobina, il fulmine o quant’altro (il riferimento è ad alcune tesi proposte dalla difesa, ndr) a far accadere quel che è accaduto. È chiaro dalla documentazione, da tante cose, ma vogliamo che diventi verità processuale. Non cambia nulla, i nostri cari non torneranno, ma sarà un passo importante per tutto il Paese”.