L’ex governatore dello stato venezuelano di Merida ed ex deputato di opposizione Williams Davila, 73 anni, incarcerato dal governo di Nicolas Maduro “è stato ricoverato in ospedale in gravi condizioni”. A comunicarlo è il figlio, William Davila Valeri, che dal suo profilo X afferma “sono scioccato e profondamente preoccupato. Le peggiori previsioni si stanno avverando. È inconcepibile che, in questo Paese, siamo tenuti all’oscuro senza informazioni chiare. Esigo risposte immediate e chiedo al governo di rispondere di questo abuso dei diritti umani. Non è possibile continuare a vivere sotto un regime che permette simili atrocità”. Davila, membro dell’Istituto Milton Friedman era stato arrestato la settimana scorsa, mentre si trovava nella Plaza Los Palos Grandes a Caracas.

Prima della sua incarcerazione, l’ex parlamentare del partito di opposizione Azione democratica, aveva rivolto un appello alla premier Giorgia Meloni, chiedendo sostegno “affinché la sovranità popolare possa essere rispettata” in Venezuela. Nel suo post il figlio William Davila Valeri, spiega che il sistema di giustizia venezuelano era stato “avvertito sull’importanza delle sue cure”.

In merito alle regolarità delle elezioni di fine luglio, da cui è uscito vincitore Maduro, il rapporto della Segreteria generale delle Nazioni Unite riporta che il “Consiglio elettorale venezuelano (Cne) non è riuscito a garantire i principi essenziali di trasparenza e integrità che sono fondamentali per elezioni credibili”. Nel testo redatto da un gruppo di osservatori elettorali dell’Onu si allerta anche sul fatto che l’istituzione venezuelana “non ha seguito le norme nazionali e non ha rispettato i tempi previsti”. Secondo gli esperti, annunciare il risultato di un’elezione senza pubblicarne i verbali “non ha precedenti nelle elezioni democratiche contemporanee”.

Gli osservatori hanno anche detto di aver analizzato “un piccolo campione” dei verbali presentati dall’opposizione che “presentano tutte le caratteristiche di sicurezza dei risultati originali”. L’Alto commissario Onu per i diritti umani Volker Türk ha espresso inoltre profonda preoccupazione per l’elevato numero di detenzioni arbitrarie nonché per l’uso sproporzionato della forza segnalato e il conseguente “clima di paura” che regna nel paese.

Lo stesso governo rivelerebbe in un comunicato, ripreso dal portale Infobae, di aver spiato le comunicazioni degli osservatori dell’Onu. “È sorprendente che durante la loro permanenza in Venezuela, i membri di questo finto gruppo di esperti abbiano avuto frequenti contatti diretti, via telefono e tramite videoconferenze, con funzionari del Dipartimento di Stato Usa” si legge nel comunicato. Per il governo di Maduro gli esperti hanno diffuso “menzogne” ed espresso “opinioni irresponsabili e hanno servito gli interessi golpisti dell’estrema destra venezuelana”, interagendo con questi leader prima, durante e dopo le elezioni. L’azione degli esperti avrebbe “promosso un’agenda violenta con l’obiettivo di danneggiare la democrazia venezuelana e seminare dubbi sul funzionamento delle sue istituzioni”.

Intanto il procuratore generale venezuelano, Tarek William Saab, ha aggiornato a 25 il numero dei morti nelle proteste contro i risultati delle elezioni. Secondo Saab, vicino al governo di Nicolas Maduro, i morti appartengono prevalentemente “a gruppi criminali strumentalizzati”. Sette vittime sono state registrate a Caracas, ma anche negli stati di Aragua, Bolívar, Yaracuy, Táchira, Nueva Esparta, Miranda, Zulia e Lara. E mentre le forze di opposizione chiedono di “documentare i crimini commessi dalle forze di sicurezza” contro i manifestanti. Il presidente del Parlamento venezuelano Jorge Rodríguez ha proposto una riforma della legge elettorale nel suo Paese che vieti la presenza di osservatori stranieri.

Il Brasile mantiene un ruolo di primo piano nella mediazione per la crisi. Il ministro degli Esteri, Mauro Vieira ha parlato col segretario di Stato americano Antony Blinken, ed oggi volerà a Bogotà, per un incontro col suo omologo colombiano, Luis Gilberto Murillo. Fonti del ministero degli Esteri brasiliano minimizzano intanto la decisione del presidente messicano Andrés Manuel López Obrador di sospendere i colloqui con Brasile e Colombia sulla mediazione, in attesa del risultato dell’esame della Corte suprema di Caracas.

In una telefonata, spiegano da palazzo Itamaraty, Vieira e Blinken “hanno avuto uno scambio di opinioni sul dossier Venezuela e sulla discussione nei forum regionali”. Tra gli altri elementi, hanno parlato anche della sicurezza dei sei alleati della leader dell’opposizione Maria Corina Machado, rifugiati da settimane nell’ambasciata argentina a Caracas, ora sotto la tutela del Brasile. Secondo il Wall Street Journal l’amministrazione Biden sarebbe impegnata in colloqui segreti per convincere Nicolas Maduro a lasciare il potere in cambio della grazia su tutti i procedimenti giudiziari americani che lo riguardano.

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