Butch Wilmore e Suni Williams, astronauti della Nasa, si trovano intrappolati sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) da oltre due mesi a causa di un guasto tecnico alla capsula Starliner di Boeing. Questa situazione inaspettata e prolungata ha scatenato l’immaginazione del pubblico sui social, in particolare riguardo alla possibilità che i due astronauti possano intrattenersi con attività intime durante la loro permanenza forzata nello Spazio.
La Nasa ha sempre negato ufficialmente che ci siano mai stati rapporti sessuali nello Spazio, ma l’argomento ha sempre suscitato grande curiosità e alimentato fantasie. La permanenza prolungata di Wilmore e Williams sulla ISS ha riacceso il dibattito, con molti che si chiedono se la coppia possa aver ceduto alla tentazione. Tuttavia, il sesso in orbita presenta sfide significative, sia dal punto di vista logistico che – soprattutto – fisico: la microgravità, l’assenza di peso, rende infatti difficile il contatto prolungato e richiede soluzioni creative per mantenere la stabilità. Inoltre, la mancanza di privacy sulla ISS e il costante monitoraggio rendono improbabile che un evento del genere possa avvenire inosservato.
“Il sesso nello Spazio è teoricamente possibile”, afferma al Daily Mail Adam Watkins, professore associato di fisiologia riproduttiva e dello sviluppo all’Università di Nottingham, “ma non sarebbe affatto facile come sulla Terra”. Oltre alla mancanza di gravità, ci sono altre sfide da considerare, come la gestione dei fluidi corporei in un ambiente a gravità zero e le possibili implicazioni per la salute riproduttiva in un ambiente così diverso da quello terrestre. Nonostante le difficoltà, l’idea del sesso nello Spazio continua a incuriosire, tanto che alcuni esperti hanno persino suggerito soluzioni creative, come prendere spunto dal regno animale. I delfini, ad esempio, chiedono aiuto ad un terzo durante l’accoppiamento per mantenere la stabilità, un principio che potrebbe essere applicato anche dagli astronauti. Altri hanno proposto invece l’uso di dispositivi come cinghie di Velcro per ancorarsi alle pareti della stazione spaziale e facilitare il contatto fisico. Paul Root Wolpe, ex bioeticista della Nasa, ha infatti dichiarato: “Il Velcro potrebbe essere la chiave per il sesso nello Spazio. Potrebbe essere utilizzato per mantenere un partner ancorato al muro, consentendo così una maggiore stabilità durante l’atto”.
È importante sottolineare che il tema dei rapporti sessuali umani nello spazio non è solo una questione di curiosità morbosa, ma anche un argomento di studio scientifico: sin dall’inizio dei primi viaggi spaziali, gli scienziati si sono interrogati sulle implicazioni fisiche e psicologiche dell’astinenza sessuale prolungata in un ambiente ristretto come quello di una navicella spaziale o di una stazione orbitante. Con l’avvento del turismo spaziale e le future missioni di lunga durata, come quelle verso Marte, la questione del sesso nello spazio diventerà sempre più rilevante. Gli esperti prevedono che questa realtà potrebbe essere esplorata entro i prossimi dieci anni, aprendo nuove frontiere all’esperienza umana nell’orbita terrestre e oltre. Sarà fondamentale condurre ricerche approfondite per comprendere appieno le implicazioni fisiologiche e psicologiche dell’attività sessuale in un ambiente a gravità zero e per sviluppare soluzioni che garantiscano la sicurezza e il benessere degli astronauti. Nel frattempo, Wilmore e Williams continuano la loro missione prolungata sulla ISS: l’obiettivo è di riuscire a riportarli a Terra il prima possibile.