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È Ferragosto ma il Natale vi sembra già alle porte? Si chiama Christmas Creep: ecco di cosa si tratta e cosa dicono gli esperti

Gli studiosi parlano di una distorsione temporale quando terminano le ferie

di Giuliana Lomazzi
È Ferragosto ma il Natale vi sembra già alle porte? Si chiama Christmas Creep: ecco di cosa si tratta e cosa dicono gli esperti

Le ferie si avviano alla conclusione, e già si ha l’impressione che il Natale sia dietro l’angolo, o meglio: che arrivi sempre prima. Un nuovo studio fornisce la spiegazione, legata a una concezione distorta del tempo ma comune a tutte le culture. Sarà che l’anno scorso, in alcune località della costa adriatica, si sono presentati dei Babbi Natale nel bel mezzo di agosto, pronti anche a tuffarsi in mare; sarà che si sta diffondendo il trend del panettone sotto l’ombrellone (nel quale il celebre dolce natalizio perde uvetta e canditi a favore di ingredienti come pesca, albicocca, mango, ananas o limone di Sorrento), fatto sta che ormai da tempo sembra di sentire le zampogne in spiaggia. Del resto, con settembre si rientra in un periodo scolastico e lavorativo talmente intenso che di impegni che sembra davvero che il tempo voli e che occorra farsi trovare pronti per la grande festa.

Vanno in questa direzione i risultati di un’indagine dello scorso anno, curata da Astra Ricerche – Magico Paese di Natale e da cui emerse che oltre il 40% del campione intervistato anticipava sempre di più i preparativi, qualcuno addirittura già a fine ferie. Secondo il sondaggio, un italiano su 3 partiva già a settembre-ottobre. Risultati simili emergono da indagini condotte in altre nazioni.

Certo, se la gente compra addobbi o comincia a considerare i regali per i propri cari, è perché la merce è nei negozi sempre più presto. Gli anglosassoni parlano di Christmas creep, che potremmo tradurre come “l’insinuarsi del Natale” – una situazione che il dizionario Merriam-Wester fotografa molto bene con la sua spiegazione del termine: “Allungamento graduale della stagione natalizia, con esposizione sempre più precoce di luci, corone e alberi decorati, la pubblicità insistente di vendite per le festività per il profitto consumistico e il suono familiare di canzoni che tutti conoscono ma che non si dovrebbero sentire in luoghi pubblici prima del mese di ottobre”. Indubbiamente i commercianti hanno tutto l’interesse a mantenere più a lungo in vendita prodotti desiderati e quindi di sicuro successo, ma tutto ciò sarebbe abbastanza inutile se il Natale non fosse una festività amata da molti, e quindi attesa con ansia. E l’anticipazione legata alla festa potrebbe far volare letteralmente il tempo, secondo gli autori dello studio pubblicato a inizio luglio su PlosOne.

Identikit degli “anticipatori”
I ricercatori, guidati dalla prof. Ruth Ogden della John Moores University di Liverpool e dal dott. Saad Sabet Alatrany della Imam Ja’afar Al-Sadiq University, hanno svolto l’indagine su oltre 1000 persone nel Regno Unito e più di 600 in Iraq, per valutare nel primo caso la percezione del Natale e nel secondo del Ramadan. Hanno raccolto informazioni sulla vita sociale e valutato la funzione mnemonica e l’attenzione per il tempo. Risultato? Il 76% del campione del Regno Unito dichiarò che il Natale gli sembrava che arrivasse sempre prima, e il 70% del campione iracheno affermò lo stesso a proposito del Ramadan – segno, sottolineano gli autori dello studio, che la sensazione è transculturale.

Per quanto eventi diversi, la percezione di un arrivo precoce di Natale e Ramadan è legata dunque al gradimento della festa, ma anche a una “maggiore attenzione al tempo su base quotidiana, una vita sociale di miglior qualità e una più scarsa funzione mnemonica”, intendendo la maggior propensione a dimenticare i propri progetti per il futuro. Nel complesso, il tempo viene distorto, cioè percepito in modo soggettivo, ma questa distorsione legata a eventi annuali è diffusa e comune a molte culture, sottolineano i ricercatori, secondo cui la nostra esperienza del tempo sarebbe plasmata dall’attenzione che dedichiamo al suo scorrere e dai nostri programmi per il futuro. Ma tutto ciò non ha nulla a che fare con l’età: anche dopo i 55 anni non si notavano differenze nella percezione del tempo, perciò almeno in questo caso non vale l’idea che invecchiando sembra che il tempo scorra più rapido. Gli studiosi evidenziano pure che i loro risultati sono coerenti con le conclusioni di altre ricerche, secondo cui chi ha meno contatti sociali sente il tempo scorrere più lentamente, mentre al contrario le emozioni positive sono legate, come quelle generate da una festa amata, sono connesse a un passaggio più veloce del tempo.

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