La politica estera del governo italiano non è in nome del popolo italiano, sicuramente non di quella parte del popolo che è rimasta umana.

Che cosa deve ancora accadere perché il nostro governo condanni apertamente il genocidio israeliano in Palestina e contro il popolo palestinese? Oltre 40.000 morti, la maggior parte bambini e donne; ospedali e case distrutte; personale sanitario falcidiato; giornalisti annientati; operatori umanitari assassinati; impedimento dei più indispensabili aiuti umanitari; assenza di medicinali e generi alimentari di prima necessità; saccheggio delle risorse naturali; distruzione di tutto ciò che le forze armate sioniste si trovano davanti.

Che aspetta il governo italiano a denunciare per crimini di guerra e contro l’umanità Israele? Domanda retorica, perché dovrebbero autodenunciarsi per complicità in genocidio – avendo sinora il governo italiano sostenuto da tutti i punti di vista l’azione dello Stato d’Israele. Il Presidente del Consiglio, come vuol farsi chiamare Giorgia, da madre e cristiana tace, anzi è complice. Il moderato e cattolico Tajani chiede moderazione all’Iran, dopo che Israele commette attentati sul suo territorio, ma tace sul genocidio. Come non ci si rende conto che Netanyahu e i suoi sodali vogliono la guerra su larga scala perché è l’unico modo per rimanere al potere e perpetrare il disegno di distruzione definitiva della Palestina, annessione di tutti in territori, colonizzazione metro per metro, sfruttamento della loro terra, affari da realizzare poi con gli alleati, a cominciare dalla ricostruzione, magari realizzare qualche piccola forma di autonomia territoriale apparente per i pochi palestinesi che rimarranno in vita.

In violazione del diritto internazionale, della verità, della giustizia, dell’umanità e della vita si sta definitivamente consumando uno dei più orrendi crimini nella storia dell’umanità, dove? Nel luogo di Cristo. E anche al Papa tolgono sempre di più la voce. In nome almeno delle bambine e dei bambini palestinesi mi rivolgo ai politici che governano e che sono soprattutto in maggioranza, ma anche a quelli dell’opposizione: guardatevi per un attimo allo specchio e chiedetevi che cosa state davvero facendo con il vostro potere e i vostri ruoli per impedire questo massacro.

L’Italia potrebbe fare tanto: può interrompere ogni cooperazione politica, istituzionale, militare ed economica con lo Stato d’Israele; è membro della Nato e può mettere il veto sulle operazioni militari; può impedire che aziende italiane continuino ad inviare armi; impedire invece di favorire la collaborazione delle università italiane con entità israeliane per tecnologia che può essere utilizzata per lo sterminio del popolo palestinese; far sentire la propria voce nell’Unione europea per isolare Israele e favorire aiuti umanitari più forti; dire agli Usa di finirla col far vedere che vogliono interrompere la carneficina a Gaza ma ogni giorno riempiono di soldi e armi gli israeliani per perpetrarla.

A noi compete impegnarci per come possiamo ogni giorno per sostenere la eroica resistenza palestinese affinché quanto prima la Palestina sia liberata e diventi libera. Senza la creazione dello Stato della Palestina non potrà mai esserci pace, verità e giustizia. Il popolo palestinese non sarà mai annientato perché è nato per resistere e per lottare, sempre, fino alla vittoria. E ogni essere umano decida da che parte stare, se da quella delle vittime o dei carnefici. E lottare per la Palestina, la madre di tutte le battaglie degli oppressi contro gli oppressori, significa anche non essere antisemiti e anzi fare memoria storica di quello che di orribile hanno subito gli ebrei nella più terribile apocalisse dell’umanità: essere palestinese oggi non significa affatto essere contro gli ebrei. Ma è l’entità israeliana sionista il principale nemico della stabilità, della pace, dell’umanità e della convivenza tra palestinesi, ebrei, arabi, cristiani, musulmani, il pericolo principale alla convivenza tra popoli e religioni sono proprio loro. Il sogno di Gerusalemme liberata che non può che essere la capitale dello Stato palestinese, in cui far convivere in pace e in sicurezza tutti i popoli. Questo è il sogno di una umanità senza potere e senza armi.

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