Anche nel giorno dei colloqui promossi a Doha da Qatar, Usa ed Egitto per raggiungere un accordo sul cessate il fuoco a Gaza, nella Striscia e in Cisgiordania si continua a morire. Qualche ora prima che i negoziati avessero inizio Al Jazeera ha riferito che almeno 3 palestinesi sono rimasti uccisi in un raid aereo israeliano che ha colpito una casa nel quartiere di Sabra, a Gaza City, che ha causato anche un numero imprecisato di feriti. L’emittente qatariota parla di vari bombardamenti anche su Khan Younis, nel sud dell’enclave, che avrebbero fatto altri morti nelle ultime 24 ore.

Nell’area le operazioni non sembrano destinate a concludersi: le Israel Defense Forces hanno ordinato ai civili palestinesi di evacuare la città. In particolare l’ordine di evacuazione, che preannuncia attacchi militari, riguarda il quartiere di al-Qarara. Il bilancio delle vittime, intanto continua a salire: il ministero della Salute dell’enclave, espressione di Hamas, ha reso noto che dal 7 ottobre l’offensiva militare israeliana ha causato la morte di almeno 40.005 palestinesi e ne ha feriti 92.401. Nelle ultime 24 ore, ha aggiunto in una nota, sono stati uccisi 40 palestinesi e 107 sono rimasti feriti.

Papa Francesco è tornato a parlare della situazione umanitaria nella Striscia definendola “gravissima” e chiedendo “ancora una volta che si cessi il fuoco su tutti i fronti, che si liberino gli ostaggi e si aiuti la popolazione stremata”, ha detto il pontefice durante l’Angelus. “Incoraggio tutti a compiere ogni sforzo perché il conflitto non si allarghi – ha aggiunto -, e a percorrere le vie del negoziato affinché questa tragedia finisca presto”.

I bombardamenti dell’Idf non si fermano neanche in Cisgiordania. Altre due persone sono rimasti uccise in quella che l’esercito israeliano ha definito un’operazione antiterrorismo a Nablus, scattata nella notte di mercoledì. In precedenza Al Jazeera riferiva di un bombardamento israeliano con vittime sul campo profughi di Balata, nel centronord della Cisgiordania, alla periferia di Nablus. Nella stessa area, riferisce il quotidiano Haaretz, l’ultradestra israeliana continua a provocare: il parlamentare di estrema destra israeliano Tzvi Sukkot e migliaia di altri israeliani nella notte tra mercoledì e giovedì sono entrati nella Tomba di Giuseppe, sito religioso che sorge vicino al campo profughi di Balata.

A inasprire ancor più il clima nel pieno dei negoziati di Doha, arriva uno sviluppo drammatico sulla vicenda degli ostaggi israeliani ancora in mano ad Hamas. Abu Obeida, portavoce dell’ala militare del movimento, ha dichiarato che il guardiano che ha ucciso a colpi di arma da fuoco un ostaggio “ha agito per vendetta, contrariamente alle istruzioni, dopo aver ricevuto la notizia del martirio dei suoi due figli in uno dei massacri del nemico”. “Sottolineiamo che l’incidente non rappresenta l’etica di Hamas”, afferma Obeida, aggiungendo che i protocolli per la sorveglianza dei prigionieri saranno “inaspriti”. L’Idf non ha al momento confermato né smentito le affermazioni di Hamas, secondo cui le sue guardie in due diverse occasioni avrebbero ucciso un ostaggio e ferito gravemente due donne prigioniere. Sempre oggi Hamas ha pubblicato la foto di un ostaggio israeliano, sostenendo che è stato ucciso a causa degli attacchi dell’Idf. Dopo pochi minuti l’esercito di Tel Aviv ha reso noto la persona di cui Hamas ha pubblicato l’immagine è stata recuperata morta in un’operazione alla fine di novembre.

Un’altra notizia che non favorisce i negoziati è quella che arriva dalla Siria. Il corpo dei Guardiani della Rivoluzione iraniani ha annunciato che un suo colonnello è morto in seguito alle ferite riportate alcune settimane fa in un raid aereo in Siria imputato alla coalizione antijihadista guidata dagli Stati Uniti. Il colonnello Ahmadreza Afshari, membro delle “forze consultive aerospaziali” dei Pasdaran è “diventato martire a causa delle ferite causate da un bombardamento aereo” compiuto nella provincia orientale siriana di Deir Ezzor da “forze di coalizione di aggressione alla Siria”, ha dichiarato in una nota il comandante dei Guardiani, Hossein Salami.

Nel variegato fronte politico palestinese, intanto, le acque continuano a muoversi. Abu Mazen ha annunciato in una sessione straordinaria del parlamento turco che si recherà a Gaza. “Ho deciso di andare a Gaza con altri fratelli leader palestinesi. Andrò. Anche se mi costerà la vita. La nostra vita non vale più di quella di un bambino”, ha detto il leader di Fatah, che non può andare nella Striscia da otto anni, da quando dopo le elezioni del 2006 è sotto il controllo di Hamas. Secondo Haaretz, Abu Mazen potrebbe chiedere di entrare nella Striscia attraverso il valico di Rafah, al confine con l’Egitto, zona al centro delle delicatissime trattative in corso a Doha.

Sul fronte israeliano le sirene di allarme antirazzi sono risuonate questa mattina nelle località israeliane vicine al confine con il Libano, come Ghajar, Kfar Yuval e Maayan Baruch, e anche sul kibbutz di Kissufim, vicino al confine con la Striscia. Il sito Ynet riporta che almeno 5 missili sono stati lanciati dal Libano sulla Galilea del nord, alcuni dei quali sono stati intercettati dalle difese aeree israeliane e altri sono caduti ed esplosi in zone disabitate. E’ esploso in un’area deserta anche il razzo lanciato dalla Striscia di Gaza sul kibbutz di Kissufim, a ridosso del confine. Non si registrano feriti né danni.

Il gabinetto di sicurezza israeliano terrà una riunione questa sera alle 21 locali (le 20 italiane) nel bunker di comando del quartier generale militare di Kirya, secondo i media israeliani. L’ultima riunione si era tenuta la scorsa settimana, a quasi quattro mesi da quella precedente, il 13 e 14 aprile, che fece il punto dopo il lancio di 300 missili e droni dall’Iran.

Il New York Times riferisce che “Israele ha ottenuto tutto ciò che poteva militarmente a Gaza, secondo alti funzionari americani, che affermano che i continui bombardamenti non fanno che aumentare i rischi per i civili”. “Mentre l’amministrazione Biden si affretta a rimettere in carreggiata i negoziati per il cessate il fuoco – riporta il quotidiano -, un numero crescente di funzionari della sicurezza nazionale in tutto il governo ha affermato che l’esercito israeliano ha gravemente respinto Hamas ma non sarà mai in grado di eliminare completamente il gruppo”. Inoltre, “sotto molti aspetti, l’operazione militare di Israele ha causato molti più danni ad Hamas di quanto i funzionari statunitensi avessero previsto quando è iniziata la guerra in ottobre”.

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