“La nostra posizione è sempre stata a favore dello ius scholae, che non è una scorciatoia né una cosa di sinistra”. In un’intervista al Messaggero, il vicepremier e segretario di Forza Italia Antonio Tajani alimenta lo scontro nel governo ribadendo l’apertura del suo partito alla riforma della cittadinanza, tema tornato al centro del dibattito grazie ai successi azzurri alle Olimpiadi di Parigi, conquistati in molti casi da atleti italiani di seconda generazione, dalle pallavoliste Paola Egonu e Myriam Sylla ai velocisti dell’atletica Fausto Desalu e Chituru Ali, solo per dirne alcuni. Nonostante vari tentativi di cambiare la legge (sempre abortiti) in Italia vige ancora lo ius sanguinis, cioè la trasmissione della cittadinanza da parte dei genitori (o anche di uno solo di essi). Ora il leader azzurro – dopo le uscite individuali di alcuni parlamentari – mette la faccia sul tema, anche se precisa che non farà certo le barricate anche perché dentro il centrodestra è in minoranza come dimostrano le reazioni immediate di Lega e Fratelli d’Italia.

Cos’è lo ius scholae? Permettere di acquisire la cittadinanza agli stranieri nati in Italia al termine di uno o più cicli scolastici. Secondo Tajani “è sempre stato un principio caro a Berlusconi, non è una svolta a sinistra né vuole essere uno strumento polemico”. Il principio di fondo: “Io sono impegnato contro l’immigrazione irregolare e nella difesa della legalità da ogni fenomeno criminale – dice Tajani al Messaggero – E guai a essere lassisti nella concessione della cittadinanza. Ma la forza del nostro Paese e le sue potenzialità economiche derivano anche dalla capacità di saper integrare persone che arrivano da fuori”. Il segretario forzista dice di riferirsi al “modello dell’antica Roma” che, spiega, di “una modernità impressionante: diventare cittadino romano era un sogno per milioni di persone e la legge regolava questo sogno. La grande apertura, senza discorsi di etnia o razza ma restando rigidissimi nella pretesa del rispetto delle regole, è quella che rende una nazione competitiva“. Parlando di questi temi naturalmente Forza Italia si smarca dai caratteri della destra impersonata da Salvini e Meloni. “E’ sbagliato – dice Tajani – l’assioma per cui non può esistere una destra conservatrice che crede nella forza e nelle potenzialità di chi ha altre origini ma appartiene completamente al Paese in cui ha scelto di vivere e per cui ha scelto di lavorare”.

Le dichiarazioni del vicepremier, per quanto timide, sufficienti a rialzare la tensione sul tema col resto delle forze di maggioranza, che alzano un muro a qualsiasi ipotesi di riforma. “La gente vota centrodestra proprio per garantirsi che non venga cambiata la legge sulla cittadinanza, che c’è e funziona benissimo. Non c’è motivo al mondo per modificarla, e finché saremo noi al governo di certo non succederà“, assicura Nicola Molteni, sottosegretario leghista agli Interni, in un’intervista al Giornale. Che sulla posizione di Forza Italia è gelido: “Non giudico le idee degli altri. Dico solo che come maggioranza di governo dovremmo essere contenti perché i dati sull’immigrazione sono positivi, siamo tornati ad essere protagonisti nel Mediterraneo, mi pare assurdo che ci dividiamo sullo ius soli. Di certo su questo la Lega non farà mai passi indietro: abbiamo bloccato il tentativo del governo Draghi di rivedere la legge, figuriamoci se lo possiamo permettere con un governo di centrodestra”.

Sulla stessa linea un altro esponente di peso del Carroccio, l’ex ministro e vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio: “Le dichiarazioni del sottosegretario Molteni esprimono al meglio la posizione della Lega in materia”, dice a affaritaliani.it. “La cittadinanza italiana viene già concessa dopo un percorso importante che permette a un 18enne di decidere se diventare cittadino italiano o no. È già un percorso virtuoso e non vedo i motivi per cambiarlo. Questo argomento non può essere all’ordine del giorno di un governo di centro destra che ha già delle priorità da risolvere per migliorare questo Paese”, taglia corto. Mentre da Fratelli d’Italia a chiudere è la deputata Grazia Di Maggio, ospite di Agorà estate su Rai 3: “Il tema di aprire ad altre forme di cittadinanza è complesso, soprattutto di fronte ad una sinistra che tenta di sfruttare e politicizzare ogni argomento anche in modo maldestro. Non sono queste le modalità; per noi non ci sono le condizioni, i prerequisiti necessari per aprire a un tema così delicato come lo ius scholae”.

L’acme dello scontro tra le varie anime della maggioranza di governo si era verificato da una parte con le uscite intempestive (eufemismo) dell’eurodeputato leghista Roberto Vannacci proprio nei minuti in cui l’Italia festeggiava la storica medaglia d’oro ai Giochi olimpici e dall’altra le risposte più che ruvide del capogruppo berlusconiano al Senato Maurizio Gasparri: “Ci vuole talento per criticare Egonu” aveva detto, evocando “un vuoto all’interno della scatola cranica“.

A favore del passo in avanti di un pezzo di centrodestra è il Partito Democratico. “Era abbastanza prevedibile che con le Olimpiadi e prima ancora con gli Europei la questione avrebbe avuto un risalto importante. Al momento noi abbiamo già depositato una mozione che doveva andare in aula a luglio, ma è slittata” dice Mauro Berruto, ex commissario tecnico della pallavolo maschile, che ha condotto alla medaglia di bronzo alle Olimpiadi del 2012. E’ stato protagonista, nelle ore scorse, di un divertente scambio social con il capogruppo di Fratelli d’Italia Lucio Malan: quest’ultimo su twitter avanzava il dubbio che il Pd non avesse la stessa passione per la riforma della legge sulla cittadinanza quando 12 anni fa l’Italvolley schierava Ivan Zaytsev italiano nato da genitori stranieri, e altri giocatori nati fuori dal Paese ma cresciuti qui, come Michał Łasko. “Quelli del Pd le vedevano le Olimpiadi prima di Parigi?” si è chiesto Malan. “No, non le vedevo. Le facevo” ha risposto Berruto, che ora è responsabile sport del Pd. Proprio Zaytsev, l’altroieri, commentando l’atto di quei poveretti che hanno imbrattato il murale dedicato a Egonu, ha ribaltato il ragionamento portato da un pezzo della destra. “Qualcuno dirà che sono pochi ma rumorosi (quelli che attaccano la pallavolista padovana, ndr), che sono solo ignoranti o invidiosi ma la verità è che mai nessuno mi ha offeso per il colore della mia pelle o per i miei capelli biondi tipicamente ‘italiani’”.

Berruto spiega che, depositata in Parlamento, resta anche una proposta di legge con tre condizioni per la cittadinanza. “Nel campo sportivo, la premessa è che tu sia un atleta di interesse nazionale. A quel punto hai diritto alla cittadinanza se hai concluso un ciclo di cinque anni scolastici nel nostro paese; oppure se hai il doppio ius soli, ovvero se sei nato in Italia da almeno un genitore nato in Italia. La terza possibilità è essere figlio di almeno uno dei genitori regolarmente in Italia da più di un anno. Se rientri in uno di questi tre casi, puoi chiedere il passaporto italiano prima di avere 18 anni”. “E’ chiaro che l’accesso a un diritto non può essere basato su un talento sportivo – spiega ancora Berruto -. Però proprio i fatti di questi giorni dimostrano che lo sport può essere una chiave per aprire una porta chiusa“.

Questo tema unisce il cosiddetto “campo largo”. A favore sono Italia Viva, Azione, +Europa, naturalmente Verdi-Sinistra e proprio lo ius scholae è una propostastorica del M5s” come ricorda l’europarlamentare Gaetano Pedullà: “Con il presidente Conte abbiamo chiesto con forza e da tempo questo passo in avanti di civiltà. Le posizioni medievali di una certa destra sono oscurantismo, noi cerchiamo di far compiere passi in avanti al Paese”. Difficile però che all’orizzonte possa comparire una votazione su un provvedimento simile proprio perché metterebbe a repentaglio la tenuta del governo.

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