Il suo pugno duro nella repressione delle proteste pro Gaza nel suo ateneo aveva creato numerose polemiche. E oggi, a quasi 4 mesi dagli arresti degli studenti che manifestavano per il popolo palestinese, la presidente della Columbia University, Minouche Shafik, si è dimessa. Lo ha annunciato lei stessa in una lettera inviata mercoledì alla comunità della Columbia.

Economista di origine egiziana ed ex funzionaria di alto rango presso la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca d’Inghilterra, nonché ex presidente della London School of Economics, Shafik ha dovuto affrontare pressioni e polemiche per la sua gestione degli accampamenti del campus della Columbia che protestavano contro la guerra tra Israele e Hamas. In particolare, è stata criticata dopo aver autorizzato gli arresti nel campus e per la sua testimonianza alla Commissione per l’istruzione della Camera sulla gestione dell’antisemitismo da parte dell’università. Ad aprile scorso oltre cento studenti dell’ateneo erano stati arrestati alla Columbia University. La scelta di Shafik di chiamare la polizia per reprimere le proteste ha diviso l’università newyorkese ed era stata criticata anche da centinaia di docenti che si sono uniti alla protesta degli studenti pro Gaza.

Nella sua lettera ha citato i progressi compiuti durante il suo mandato, ma ha riconosciuto che le proteste del campus hanno contribuito alla sua decisione di dimettersi. Ha affermato che è stato “anche un periodo di tumulti in cui è stato difficile superare opinioni divergenti nella nostra comunità”. “Questo periodo ha avuto un impatto considerevole sulla mia famiglia, come su altri nella nostra comunità”, ha affermato Shafik nella lettera. “Durante l’estate, ho potuto riflettere e ho deciso che il mio abbandono a questo punto avrebbe consentito alla Columbia di affrontare al meglio le sfide future”.

Non è la prima presidente di università statunitense a lasciare l’incarico a causa del conflitto nella Striscia di Gaza. La presidente dell’università di Harvard, Claudine Gay, si era dimessa a gennaio ma – a differenza di Shafik – dopo dopo le accuse di antisemitismo e plagio di studi accademici. Prima ancora era stato il turno di Elizabeth Magill, presidente della University of Pennsylvania. Ha dovuto rassegnare le sue dimissioni alla fine del 2023 a seguito della sua audizione alla Camera: aveva affermato che invocare il genocidio degli ebrei è harrassment, aggressione, ma “dipende comunque dal contesto”. Frasi che hanno causato numerose polemiche e che l’hanno costretta alle dimissioni.

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