Srettha Thavisin non è più il premier della Thailandia. La nomina di un ministro gli è costata l’incarico. La Corte costituzionale del Paese, infatti, ha deciso di rimuoverlo dopo che Thavisin ha indicato Pichit Chuenban come ministro dell’Ufficio del premier. La nomina, secondo la Corte, costituisce una violazione etica poiché Chuenban è stato condannato per aver tentato di corrompere un funzionario giudiziario. Il primo ministro ad interim del Paese sarà Phumtham Wechayachai, ministro del Commercio dello stesso partito di Thavisin.
Chuenban, detenuto per sei mesi nel 2008, ha cercato di corrompere un giudice con due milioni di baht (circa 51mila e 900 euro) in contanti, contenuti in una busta della spesa. La Corte ha ricordato che il primo ministro ha responsabilità esclusiva nella verifica delle qualifiche ai fini delle nomine del suo gabinetto. Secondo la Corte, Thavisin era a conoscenza del passato di Chuenban, ma lo ha ugualmente scelto durante il rimpasto varato ad aprile, violando i codici etici. Il governo resterà in carica ad interim fino a quando il Parlamento non approverà un nuovo primo ministro. Per questo iter non ci sono limiti di tempo.
Thavisin ha parlato alla Government House poco dopo il verdetto. Ha ringraziato i giudici per avergli dato la possibilità di difendersi e ha detto di rispettare la sentenza, sottolineando di aver sempre cercato di agire in modo etico durante il suo mandato, durato meno di un anno. “Mi dispiace essere considerato un primo ministro non etico, ma vorrei ribadire che credo di non essere così“, ha affermato. Srettha Thavisin, 62 anni, prima di entrare in politica era un dirigente immobiliare. Ha dato priorità all’apertura della Thailandia dopo quasi un decennio di governo militare, viaggiando spesso all’estero per i negoziati commerciali. Il suo partito ha promosso un piano populista per una politica di elargizione di 10mila baht (286 dollari) per stimolare l’economia, una promessa chiave della sua campagna elettorale dello scorso anno. Il suo governo ha inoltre promosso i prodotti culturali thailandesi attraverso un’agenzia per il “soft power“. Infine ha allentato i requisiti di ingresso nel paese, stimolando il settore del turismo.