Continua l’avanzata delle truppe ucraine nella regione di Kursk. Il quartier generale operativo dell’oblast attaccato nei giorni scorsi da Kiev ha deciso di evacuare tutti i residenti del distretto di Glushkovsky, zona che all’1 gennaio 2022 contava 17.558 persone, e il cui centro amministrativo si trova a 10 km dal confine con l’Ucraina e 150 km dalla città di Kursk. Ma secondo il think tank Institute for the Study of War – citato anche da alcuni media ucraini – il ritmo dell’avanzata nella regione russa fra il 13 e 14 agosto è rallentata leggermente, mentre le forze armate di Mosca cercano di stabilizzare il fronte in quell’area costruendo trincee e altre fortificazioni. Blogger militari russi e ucraini, citati dall’Isw, concordano nel ritenere che negli ultimi giorni, grazie anche allo spostamento di truppe da altri fronti che si uniscono a quelle già dislocate a difesa, la resistenza all’avanzata ucraina in direzione della città di Kursk aumenta.

Immagini satellitari raccolte da Mexar il 12 agosto, scrive l’Ukrainska Pravda, mostrano una serie di fortificazioni sul campo appena scavate, tra cui trincee e fossati anticarro, a sud-ovest di Lgov lungo l’autostrada E38 Lgov-Rylsk-Glukhov. Ulteriori immagini satellitari rilasciate il 13 agosto e foto raccolte tra il 6 e l’11 agosto, mostrano la recente comparsa di fortificazioni a sud di Lgov. Queste nuove fortificazioni, scrive il sito di news ucraino, si trovano a circa 17 chilometri a nord del punto massimo dell’avanzata ucraina nella regione.

Sul caso si muovono le Nazioni Unite. L’Alto commissariato per i Diritti umani dell’Onu ha chiesto di poter accedere alle aree del territorio russo colpite o invase dalle forze ucraine. “L’Ufficio delle Nazioni Unite per i Diritti umani ha inviato una richiesta alle autorità russe per facilitare l’accesso dell’Ufficio alle aree della Federazione Russa colpite dalle ostilità, comprese le regioni di Belgorod, Bryansk e Kursk, come parte del nostro mandato di monitoraggio e valutazione dei diritti umani“, ha detto la portavoce, Liz Throssell.

Anche il Vaticano prosegue nella sua azione diplomatica. Ieri mattina, ha reso noto la Santa Sede, “si è tenuta una cordiale conversazione tra il Sig. Li Hui, Rappresentante Speciale del Governo Cinese per gli Affari Euroasiatici, e il Cardinale Matteo Zuppi, nell’ambito della missione affidata al Porporato da Papa Francesco per la pace in Ucraina e in seguito all’incontro a Pechino del settembre scorso. Nel corso della telefonata è stata manifestata grande preoccupazione per la situazione e la necessità di favorire dialogo tra le Parti, con garanzie internazionali adeguate per una pace giusta e duratura”.

La guerra si combatte anche a colpi di dichiarazioni su entrambi i fronti. La scorsa notte le forze di difesa ucraine hanno annunciato di aver abbattuto tutti i 29 droni kamikaze di fabbricazione iraniana Shahed lanciati dai russi contro il territorio ucraino. E ieri Kiev ha affermato che continua a fare “progressi” nella sua incursione a Kursk, in contemporanea con uno dei più massicci bombardamenti effettuato su questa e altre 7 regioni russe. Quasi 120 droni e quattro missili sono stati lanciati durante la notte tra martedì e mercoledì dalle forze di Kiev in attacchi che, secondo fonti della sicurezza ucraina, avrebbero colpito anche quattro basi aeree da cui partono i raid sul territorio ucraino.

Mosca non ha confermato e ha assicurato di avere respinto nuovi tentativi di sfondamento delle truppe di Kiev. Il ministero della Difesa, anzi, ha rilanciato e ha reso noto che le forze russe in Ucraina hanno “liberato” il villaggio di Ivanovka, vicino alla località considerata strategica di Pokrovsk, nella regione di Donetsk, Donbass.

I continui bombardamenti hanno però costretto il governatore di un’altra regione russa confinante con l’Ucraina, quella di Belgorod, a proclamare lo stato d’emergenza. Mentre da Washington il presidente Usa Joe Biden ha detto che l’offensiva “sta creando un vero dilemma” per il presidente russo Vladimir Putin, aggiungendo che i funzionari americani sono in costante contatto con quelli di Kiev. Proprio funzionari statunitensi, citati dal Wall Street Journal, hanno detto che l’incursione sembra cominciare a dare uno dei risultati voluti, costringendo Mosca a muovere una parte delle sue truppe dall’Ucraina.

A differenza della Ue, Washington si è astenuta finora dal dare un appoggio esplicito all’iniziativa, facendo capire di non essere fino in fondo a conoscenza dei suoi obiettivi. Ma per la Russia, ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova, non c’è dubbio che Kiev ha avuto “carta bianca dai suoi curatori occidentali per le sue incursioni banditesche nelle regioni russe”. E ciò conferma Mosca nella convinzione di dovere continuare la sua “operazione militare speciale” con l’obiettivo di “denazificare e demilitarizzare l’Ucraina”, ciò che “sarà sicuramente realizzato”.

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