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Ucraina: “Prese 82 località nel Kursk, creata amministrazione”. Mosca invia rinforzi nel Belgorod. Zuppi parla con il delegato cinese

Continua l’avanzata delle truppe ucraine nella regione di Kursk. Il capo di stato maggiore, Oleksandr Syrsky, in una riunione alla quale ha partecipato il presidente Volodymyr Zelensky, ha dichiarato che Kiev controlla 82 località nella regione russa invasa e 1.150 chilometri quadrati del suo territorio, dove ha insediato un ufficio amministrativo con un comandante militare. […]

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Continua l’avanzata delle truppe ucraine nella regione di Kursk. Il capo di stato maggiore, Oleksandr Syrsky, in una riunione alla quale ha partecipato il presidente Volodymyr Zelensky, ha dichiarato che Kiev controlla 82 località nella regione russa invasa e 1.150 chilometri quadrati del suo territorio, dove ha insediato un ufficio amministrativo con un comandante militare. “In totale, dall’inizio delle operazioni nella regione, le nostre truppe sono avanzate fino a una profondità di 35 chilometri“, ha detto Syrsky. “Abbiamo preso il controllo di 1.150 km quadrati di territorio e di 82 località” e la situazione è “sotto controllo”. Al termine del vertice Zelensky ha scritto sui social che “l’esercito ha riferito della completa liberazione della cittadina di Sudzha“, che sorge a una ventina di chilometri dal confine e ha circa 5.500 abitanti.

Il quartier generale operativo dell’oblast di Kursk ha deciso di evacuare tutti i residenti del distretto di Glushkovsky, zona che al 1° gennaio 2022 contava 17.558 persone, e il cui centro amministrativo si trova a 10 km dal confine con l’Ucraina e 150 km dalla città di Kursk. Ma secondo il think tank Institute for the Study of War – citato anche da alcuni media ucraini – il ritmo dell’avanzata nella regione russa fra il 13 e 14 agosto è rallentata leggermente, mentre le forze armate di Mosca cercano di stabilizzare il fronte in quell’area costruendo trincee e altre fortificazioni. Blogger militari russi e ucraini, citati dall’Isw, concordano nel ritenere che negli ultimi giorni, grazie anche allo spostamento di truppe da altri fronti che si uniscono a quelle già dislocate a difesa, la resistenza all’avanzata ucraina in direzione della città di Kursk aumenta.

Mosca, da parte sua, ha annunciato di aver riconquistato il villaggio di Krupets, nel Kurss, e che manderà rinforzi nella regione di Belgorod, anch’essa attaccata nei giorni scorsi dalle forze ucraine. Il ministro della Difesa, Andrei Belousov, ha spiegato che lo Stato maggiore ha preparato un piano d’azione per l’oblast: “È previsto un piano di azioni specifiche preparato dallo Stato maggiore su misure aggiuntive. Si tratta principalmente di aumentare l’efficienza del sistema di comando e controllo delle truppe in collaborazione con altre agenzie di sicurezza e con l’amministrazione della regione di Belgorod, di identificare funzionari responsabili e di assegnare forze e risorse aggiuntive che saranno inviate per svolgere i compiti principali”.

Sul caso si muovono le Nazioni Unite. L’Alto commissariato per i Diritti umani dell’Onu ha chiesto di poter accedere alle aree del territorio russo colpite o invase dalle forze ucraine. “L’Ufficio delle Nazioni Unite per i Diritti umani ha inviato una richiesta alle autorità russe per facilitare l’accesso dell’Ufficio alle aree della Federazione Russa colpite dalle ostilità, comprese le regioni di Belgorod, Bryansk e Kursk, come parte del nostro mandato di monitoraggio e valutazione dei diritti umani“, ha detto la portavoce, Liz Throssell.

Anche il Vaticano prosegue nella sua azione diplomatica. Ieri mattina, ha reso noto la Santa Sede, “si è tenuta una cordiale conversazione tra il Sig. Li Hui, Rappresentante Speciale del Governo Cinese per gli Affari Euroasiatici, e il Cardinale Matteo Zuppi, nell’ambito della missione affidata al Porporato da Papa Francesco per la pace in Ucraina e in seguito all’incontro a Pechino del settembre scorso. Nel corso della telefonata è stata manifestata grande preoccupazione per la situazione e la necessità di favorire dialogo tra le Parti, con garanzie internazionali adeguate per una pace giusta e duratura”.

La guerra si combatte anche a colpi di dichiarazioni su entrambi i fronti. La scorsa notte le forze di difesa ucraine hanno annunciato di aver abbattuto tutti i 29 droni kamikaze di fabbricazione iraniana Shahed lanciati dai russi contro il territorio ucraino. E ieri Kiev ha affermato che continua a fare “progressi” nella sua incursione a Kursk, in contemporanea con uno dei più massicci bombardamenti effettuato su questa e altre 7 regioni russe. Quasi 120 droni e quattro missili sono stati lanciati durante la notte tra martedì e mercoledì dalle forze di Kiev in attacchi che, secondo fonti della sicurezza ucraina, avrebbero colpito anche quattro basi aeree da cui partono i raid sul territorio ucraino.

Mosca non ha confermato e ha assicurato di avere respinto nuovi tentativi di sfondamento delle truppe di Kiev. Il ministero della Difesa, anzi, ha rilanciato e ha reso noto che le forze russe in Ucraina hanno “liberato” il villaggio di Ivanovka, vicino alla località considerata strategica di Pokrovsk, nella regione di Donetsk, Donbass.

I continui bombardamenti hanno però costretto il governatore di un’altra regione russa confinante con l’Ucraina, quella di Belgorod, a proclamare lo stato d’emergenza. Mentre da Washington il presidente Usa Joe Biden ha detto che l’offensiva “sta creando un vero dilemma” per il presidente russo Vladimir Putin, aggiungendo che i funzionari americani sono in costante contatto con quelli di Kiev. Proprio funzionari statunitensi, citati dal Wall Street Journal, hanno detto che l’incursione sembra cominciare a dare uno dei risultati voluti, costringendo Mosca a muovere una parte delle sue truppe dall’Ucraina.

A differenza della Ue, Washington si è astenuta finora dal dare un appoggio esplicito all’iniziativa, facendo capire di non essere fino in fondo a conoscenza dei suoi obiettivi. Ma per la Russia, ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova, non c’è dubbio che Kiev ha avuto “carta bianca dai suoi curatori occidentali per le sue incursioni banditesche nelle regioni russe”. E ciò conferma Mosca nella convinzione di dovere continuare la sua “operazione militare speciale” con l’obiettivo di “denazificare e demilitarizzare l’Ucraina”, ciò che “sarà sicuramente realizzato”.