Economia

Azionisti Usa fanno causa a Stellantis e Tavares: “Nascosti dati negativi, poi l’utile è crollato”. Il titolo giù del 45% da marzo

Stellantis, il suo amministratore delegato Carlos Tavares e la direttrice finanziaria Natalie Knigh sono stati citati in giudizio da alcuni azionisti negli Stati Uniti. A dare la notizia è l’agenzia Reuters sul suo sito internet. Gli azionisti affermano che la casa automobilistica li avrebbe “ingannati nascondendo l’aumento delle scorte e altre debolezze, prima di pubblicare risultati deludenti che hanno causato il calo del prezzo delle azioni“. Stando alla denuncia, presentata giovedì presso il Tribunale federale di Manhattan, il gruppo automobilistico nato dalla fusione tra Fca e la francese Psa avrebbe “gonfiato artificialmente il prezzo delle sue azioni per gran parte del 2024, facendo valutazioni estremamente positive” sull’andamento di dati come scorte, nuovi prodotti e margine operativo e “che la verità è emersa il 25 luglio” quando Stellantis ha comunicato i risultati del primo semestre, con un calo del 40% a 8,46 miliardi dell’utile operativo rettificato.

Tavares a quel punto ha fatto sapere di essere pronto a cedere i marchi non performanti e Knight ha annunciato che sarebbero state necessarie “azioni decisive per affrontare le sfide operative” in Nord America, tra cui la riduzione della produzione e dei prezzi per i veicoli del gruppo. I titoli Stellantis nei due giorni successivi hanno perso in Borsa il 9,9%, a 17,66 dollari, e oggi viaggiano intorno ai 16 dollari. Dai massimi di fine marzo (29 dollari ad azione) sono scesi del 45%. I soci che hanno intentato l’azione legale chiedono un risarcimento danni non specificato per il periodo che va dal 15 febbraio al 24 luglio 2024.

Lo studio legale Levi & Korsinsky di New York ha lanciato un alert per i soci danneggiati dalle perdite borsistiche, avvertendoli che hanno tempo fino a metà ottobre per chiedere che la Corte lo nomini “querelante principale” in una class action contro il gruppo.

Stellantis definisce la causa “priva di fondamento” e fa sapere che “l’azienda intende difendersi vigorosamente”. La settimana scorsa, ricorda Reuters, il gruppo ha annunciato 2.450 esuberi nello stabilimento di assemblaggio di camion a Detroit perché la produzione del pickup Ram 1500 Classic sarà interrotta.