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“Cresciuta in un ashram mangiando carote bollite, ora pratico il digiuno terapeutico: 10 giorni di brodi e tisane. Ma non sento la fame”: il racconto di Camila Raznovich

Immersa nella quiete della clinica Buchinger Wilhelmi, sulle rive del Lago di Costanza in Germania, Camila ha vissuto un’esperienza che l'ha trasformata profondamente, tanto da decidere di condividerla giorno per giorno con i suoi follower su Instagram

di F. Q.
“Cresciuta in un ashram mangiando carote bollite, ora pratico il digiuno terapeutico: 10 giorni di brodi e tisane. Ma non sento la fame”: il racconto di Camila Raznovich

Camila Raznovich, volto noto della televisione italiana, ha raccontato in un’intervista al Corriere della Sera il percorso non solo fisico ma anche spirituale che l’ha portata a riscoprire il potere rigenerativo del digiuno terapeutico. Immersa nella quiete della clinica Buchinger Wilhelmi, sulle rive del Lago di Costanza in Germania, Camila ha vissuto un’esperienza che l’ha trasformata profondamente, tanto da decidere di condividerla giorno per giorno con i suoi follower su Instagram, raccontando la sua ricerca di un benessere naturale e sostenibile. Tutto inizia con un rigoroso check-up medico: “Il primo giorno è stato dedicato agli esami del sangue, alla misurazione della pressione arteriosa e a un lungo colloquio con il medico. È stato un modo per prendere confidenza con l’ambiente, e soprattutto con me stessa“, confida al Corriere. Da lì, è partita con una dieta ridotta a 800 calorie giornaliere, un modo per abituare il corpo alla privazione alimentare.

“Sono da sempre attratta da un concetto di vita sana”, racconta Camila, “in cui longevità significa stare bene in maniera naturale, riducendo al minimo l’uso dei farmaci, tranne in quei casi in cui sono necessari”. Questa filosofia è nata da una frase trovata sul taccuino del padre durante la sua malattia: “Quiero morir vivo”, voglio morire vivo. Un’esortazione a sentirsi bene e viva fino in fondo, che ha guidato Camila nella sua scelta di intraprendere il digiuno terapeutico. Il ricordo del padre ha giocato un ruolo fondamentale nella sua decisione di intraprendere questo percorso: “Quando mio padre stava morendo di leucemia, trovai una nota nel suo taccuino: ‘Quiero morir vivo’ – voglio morire vivo. Quella frase è diventata la mia filosofia di vita“, ha rivelato Camila, sottolineando quanto sia importante per lei vivere appieno ogni momento.

Durante il soggiorno, Camila ha seguito un programma di digiuno rigoroso, che prevede un apporto calorico minimo, permettendo al corpo di attingere dalle riserve di grasso e riducendo i processi infiammatori: “Con le 800 calorie del primo giorno ho mangiato pochissimo, ma non ho mai sentito la fame“, ha spiegato aggiungendo che il programma è stato pensato per allontanare l’attenzione dal cibo e concentrarsi sul benessere interiore. Il digiuno terapeutico si basa infatti sul principio dell’autofagia, consente al corpo di autorigenerarsi utilizzando le proprie riserve di grasso. Ma non solo: secondo alcune ricerche, il digiuno può persino stimolare la formazione di nuovi neuroni e rallentare la crescita dei tumori. La clinica offre un ambiente ideale per distogliere l’attenzione dal cibo, con attività come passeggiate nei boschi, yoga e meditazione: “Sono stata dieci giorni da sola, meditavo tutti i giorni, facevo lunghe camminate alle 6 del mattino nelle foreste vicine, meditavo ogni giorno. È stata una vita da convento, ma mi ha rigenerato completamente”, conferma Camila.

La fase di refeeding, ovvero la reintroduzione del cibo, è avvenuta sotto stretta osservazione medica: “Ho ricominciato con una mousse di mela. Adesso, mangio un terzo di quello che mangiavo prima”, ha spiegato Camila, evidenziando i benefici ottenuti: “Ho perso tre chili in dieci giorni, soprattutto grasso viscerale, che è la causa delle infiammazioni più gravi”. I risultati sono stati evidenti: perdita di peso, riduzione del grasso viscerale e un miglioramento generale dell’aspetto fisico. “Le mie amiche hanno commentato la nuova luce della pelle, la cornea bianchissima degli occhi e i capelli, che sembrano più folti e lucidi“, dice Camila.

Camila attribuisce il successo del suo percorso a una filosofia di vita che ha radici profonde: “Sono cresciuta negli ashram fino all’età di 10 anni, mangiando carote bollite. Oggi ho un approccio più equilibrato: mangio carne e pesce, ma limito il consumo di zuccheri e carni rosse. Nonostante tutto, qualcosa di quegli anni è rimasto dentro di me”. Alla fine del percorso, Camila si è detta entusiasta dei risultati ottenuti: “È stato uno dei migliori investimenti che potessi fare per la mia salute. Dopo il digiuno, anche i miei dolori cronici sono migliorati“, ha concluso, confermando quanto il digiuno terapeutico non sia solo una pratica di perdita di peso, ma un viaggio verso la rigenerazione fisica e spirituale.

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