Nell’autunno prossimo i medici e i dentisti iscritti (obbligatoriamente) all’Omceo – il loro ordine professionale – saranno chiamati a eleggere gli organi provinciali di governo: Consiglio Direttivo, che eleggerà poi il presidente, e Collegio dei Revisori dei Conti. Tutti gli eletti resteranno in carica quattro anni. I presidenti degli Ordini provinciali formeranno il governo della Federazione Nazionale. Il piatto forte di tutta la faccenda, tuttavia, è la loro cassa di previdenza, l’Enpam: i presidenti degli Ordini provinciali sono elettori del suo cda.
Dell’Enpam mi occupo da tempo anche in quanto paradigma della stagnazione del paese, dell’attività di oligarchie inamovibili e capaci di fare e disfare regole senza colpo ferire. Giusto per dare l’idea, il presidente Oliveti siede nel cda dal 1995, gode di emolumenti che superano i 600mila euro l’anno, ben sostenuto da organi elettivi all’ingrasso anch’essi. Problemi di incompatibilità? Palese disparità rispetto alla gestione delle altre 18 casse pensionistiche degli ordini professionali? Responsabilità rispetto agli investimenti dei fondi che derivano dai versamenti (obbligatori) degli iscritti? Tutto in cavalleria, anche grazie al disinteresse dei medici italiani, certamente più impegnati a mantenere il decoro della professione che a badare alle vicende politiche dell’Enpam.
Eppure all’Enpam sono affidate le loro pensioni, un po’ più di accortezza sarebbe prudente che l’avessero, a meno che non pensino anche loro di fare come già i giornalisti con la loro cassa, confluita nell’Inps con oneri a carico di tutti gli altri contribuenti. Forse qualcosa sta cambiando e non solo per via di una presa di coscienza civile e morale. E’ che anche i medici invecchiano e, a un certo punto, vanno in pensione. Così si accorgono finalmente della destinazione, dell’utilizzo e del rendimento dei contributi crescenti che hanno versato per tutta la vita.
Sono 413.631 i medici e 39.040 gli odontoiatri iscritti all’Omceo al gennaio 2022, di cui 413.631 iscritti all’albo dei medici. Dal 2020 al 2023 gli iscritti sono aumentati di quasi 20mila unità. Il totale è grosso modo ripartito fra i circa 230mila medici attivi, cioè in esercizio, i 120mila pensionandi, vale da dire oltre i 60 anni, e i 70mila ultrasettantenni, pensionati ma ancora iscritti (dati Sumai). I dirigenti medici, dipendenti dal Ssn (ospedali e Asl) sono 102.391. I medici convenzionati, liberi professionisti che operano per il Ssn sono 94.772, per la gran parte medici di base, pediatri, operatori dei servizi di emergenza e ambulatoriale. I liberi professionisti, medici che operano nel privato, sono in tutto 225.508.
Il regime contributivo di medici e dentisti è complesso e impossibile da descrivere in poche righe, ma per chi fa attività privata il contributo Enpam è cresciuto esponenzialmente: pagano tanto e arrivano alla pensione, per scoprire che è spesso così bassa da rasentare l’insulto. Da qui il successo di gruppi come il Movimento Stop Enpam (oltre 26mila iscritti) e l’Amire, che chiedono la confluenza nell’Inps per assoggettare i medici allo stesso regime pensionistico degli altri lavoratori. Il medico assunto dal Ssn il problema lo sente poco, perché percepirà la pensione Inps da dipendente e il contributo che ha versato all’Enpam produrrà una modesta integrazione. Il guaio è per i medici privati, indotti a riciclarsi come gettonisti per integrare il reddito.
C’è fermento: una fetta di medici comincia a pensare alle prossime elezioni degli Ordini come occasione per realizzare un cambiamento profondo, presentando liste programmi e candidati che riportino il governo dell’Ordine e della Fondazione Enpam a condizioni minime di accettabilità e di trasparenza. I programmi mettono insieme il rilancio della professione con la rivendicazione di una gestione più oculata dei contributi obbligatori degli iscritti: meno sedi lussuose, trasparenza sui compensi degli amministratori degli ordini, sulle trasferte, sugli investimenti. In questo clima già abbastanza arroventato sono benzina sul fuoco le dichiarazioni del presidente dell’Enpam sul Messaggero del 4 agosto: “Vogliamo investire ancora in Italia con una spinta in tech e salute”.
Un po’ dovunque fioriscono iniziative e liste. Per esempio a Torino un gruppo di medici coordinati dal dott. Simonetti ci sta provando, presenterà la sua iniziativa il 7 settembre in un convegno dal titolo: “La nostra pensione è ancora sicura?”. Interverrà anche il dott. Sciacchitano, autentica spina nel fianco dell’oligarchia Enpam e instancabile globetrotter dell’informazione delle storture del sistema previdenziale dei medici. Contro di lui è partito il fuoco di fila, testimonianza di nervosismo che nelle alte sfere si comincia a cogliere. Nel resto d’Italia, lo stesso.
A confermare l’intensità dello scontro, in questi giorni il Presidente dell’Ordine di Bari, che è anche presidente della Federazione Nazionale, comunica che la presentazione delle liste avverrà fra il 6 e il 22 agosto con accesso limitato alle sedi per il deposito delle liste e l’autenticazione delle firme. Altri presidenti di ordini provinciali si sono subito aggiunti a questa manovra per rendere più difficoltose le operazioni a chi volesse organizzare una lista elettorale in opposizione a quella di regime. Un po’ come gli appalti agostani da far vincere alle ditte che lo sapevano prima. Sapranno i medici mobilitarsi per stoppare questa manovra?