Ambiente & Veleni

Il fiume Trigno in Abruzzo soffre la siccità: solo pietre per 5 km. Il sindaco di Celenza: “Colpa anche dei prelievi di acqua a monte”

Anche il fiume Trigno, che, fatta eccezione per il tratto iniziale nel territorio di Isernia, corre tra le province di Campobasso e Chieti, costituendo un limite naturale tra Molise ed Abruzzo, è in sofferenza. La siccità che sta colpendo varie regioni del sud Italia, ha causato una situazione estrema in quello che viene chiamato alto […]

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Anche il fiume Trigno, che, fatta eccezione per il tratto iniziale nel territorio di Isernia, corre tra le province di Campobasso e Chieti, costituendo un limite naturale tra Molise ed Abruzzo, è in sofferenza. La siccità che sta colpendo varie regioni del sud Italia, ha causato una situazione estrema in quello che viene chiamato alto corso e cioè all’altezza dell’abitato di Celenza sul Trigno, nel chietino.

In questo comune di meno di 800 abitanti il fiume, che è parte integrante dell’identità locale, è in secca almeno dalla fine di maggio, per un tratto di non meno di 5 chilometri. Il corso d’acqua è completamente secco al punto che è possibile camminare nel letto del fiume senza correre il rischio di bagnarsi. Solo pietre. Per almeno 5 chilometri il fiume si è trasformato in una fiumara.

Il fenomeno si era già verificato ad agosto 2022 nel tratto che va da San Giovanni Lipioni a Tufillo, rispettivamente 7 e quasi 14 chilometri a sud e a nord di Celenza sul Trigno. Colpa delle scarse precipitazioni, naturalmente, e, indubbiamente, anche delle temperature fuori media da settimane. Insomma dei cambiamenti climatici. Ma anche di altro. “La colpa è dei prelievi autorizzati da circa 25 anni dalla Regione, a monte”, spiega a ilfattoquotidiano.it il sindaco di Celenza sul Trigno, Walter Di Laudo. Questi prelievi “sono rimasti sostenibili per la portata del fiume fino all’apertura in provincia di Isernia della diga di Chiauci nel 2011. Dopo di che sono iniziati i problemi”.Insomma, secondo il primo cittadino, la responsabilità è anche di scelte operate dalla Regione a dispetto delle criticità evidenti.

Il 1 agosto la giunta presieduta dal presidente di centrodestra Marsilio ha autorizzato l’Ente Regionale del Servizio Idrico integrato al prelievo dal fiume Trigno, dalla traversa in località Pietrafracida in territorio di Lentella, “della portata stimabile in circa 60 litri al secondo di acqua, e comunque in quantitativo tale da garantire il rilascio di almeno il 50% del valore di portata di Deflusso Minimo Vitale previsto”. Il provvedimento incluso tra le “misure per l’approvvigionamento idrico in caso di carenza o di emergenza idrica che può determinarsi nel comprensorio dell’Ambito chietino, a causa del perdurare della grave carenza idrico-potabile”, autorizza a un maggiore prelievo, derogando sul deflusso minimo vitale, per rifornire le località servite dall’impianto dell’ex Consorzio per l’area di sviluppo industriale del Vastese di San Salvo, le marine e le zone industriali di Vasto, San Salvo e Montenero di Bisaccia.

La circostanza che un simile provvedimento viene preso almeno dal 2014 non può costituire una giustificazione. “Si tratta di intubazioni fatte a monte quando però la natura era ancora generosa, oggi è un fiume inesistente”, ha spiegato il sindaco di Celenza sul Trigno in occasione di una manifestazione organizzata agli inizi di agosto nel letto del fiume dalla Protezione civile Valtrigno, l’Asd Trigno Celenza, la Scuola calcio, l’Associazione teatrale, la Pro Loco e la Federcaccia. Questi prelievi vengono fatti con “tubazioni per dare acqua all’area industriale che ci permette ancora oggi di sfamare le nostre famiglie” ma sono ormai “diventati insostenibili” quasi “come fosse un tributo che stiamo pagando”. Alla manifestazione di protesta sono state recitate poesie e sono stati improvvisati frammenti di opere teatrali. “Qui c’è un disastro ambientale, orti e pozzi secchi, l’assessore all’Ambiente della Regione ha qualcosa da dire? – ha chiesto provocatoriamente Mario Di Nocco, medico originario di Celenza – L’assessore alle Attività produttive ha qualcosa da dire sul fatto che decine di coltivatori non possono produrre niente lungo l’argine del fiume? Il Presidente della Regione ricorda che è un fiume anche abruzzese?”.

Una notte, alla fine di maggio, quando la situazione era già critica e nel letto comparivano solo poco pozze d’acqua stagnante, gli abitanti del paese hanno celebrato il funerale del fiume, conficcando tra i sassi delle croci di legno e sistemandogli attorno delle fiaccole. Intanto, da quel giorno, flora e fauna del fiume sono allo stremo. Sopravvivono i pioppi e gli abeti oltre le sponde e cespugli di pioppi sopra di esse. Un disastro per i pesci che abitavano questo tratto di fiume.

“L’eccessivo trasporto di acqua verso la costa in corrispondenza del punto di prelievo di San Giovanni Lipioni ha ingenerato, nel tratto – hanno scritto alla fine di giugno le guardie ittico-ambientali dell’Arci pesca Fisa in un esposto inviato alla Procura della Repubblica di Vasto – la scomparsa della fauna ittica, in particolare dell’Alborella meridionale, già minacciata dall’introduzione di alcune specie di pesci, in quanto la riproduzione avviene tra maggio e giugno, e dei macro-invertebrati acquatici, organismi determinanti dell’ecologia dei corsi d’acqua”.

Un disastro anche per la vallata nella quale l’agricoltura e l’allevamento sono praticati con fatica, pur producendo prodotti agricoli di qualità, come l’Olio extra-vergine di oliva biologico e DOP “Colline Teatine”, ma anche il Miele di Sulla e Millefiori, oppure la Ventricina.

Ma il sindaco Di Laudo ha le idee chiare. Convinto che l’unione fa la forza. “Entro il 31 agosto sottoscriveremo il contratto di fiume, uno strumento di programmazione strategica e negoziata che persegua la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori fluviali. Vi aderiranno 10 comuni abruzzesi, 5 molisani con capofila San Salvo. Anche se ogni Comune potrà fare la sua parte – dice a ilfattoquotidiano.it – Insieme elaboreremo un Documento strategico che definisca lo scenario e poi definiremo un Programma d’Azione. Potendo contare su una tempistica all’incirca di tre anni ed adeguate risorse finanziarie per la sua realizzazione”.

In attesa delle piogge e delle azioni che il Contratto di fiume promette, il Trigno continua per un tratto ad essere desolatamente in secca. E Celenza senza il suo fiume.

Foto: Arci Pesca Fisa-Aps. Comitato Provinciale di Chieti