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Israele, coloni attaccano villaggio palestinese in Cisgiordania: case e auto incendiate, ucciso un 20enne. Borrell (Ue): “Sanzioni a Tel Aviv”

Nel primo giorno dei colloqui in corso a Doha per raggiungere un accordo sul cessate il fuoco a Gaza, circa 50 coloni israeliani mascherati hanno invaso il villaggio palestinese di Jit, nel nord della Cisgiordania, incendiando almeno quattro case e sei automobili. Un ragazzo di circa 20 anni è rimasto ucciso a colpi d’arma da […]

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Nel primo giorno dei colloqui in corso a Doha per raggiungere un accordo sul cessate il fuoco a Gaza, circa 50 coloni israeliani mascherati hanno invaso il villaggio palestinese di Jit, nel nord della Cisgiordania, incendiando almeno quattro case e sei automobili. Un ragazzo di circa 20 anni è rimasto ucciso a colpi d’arma da fuoco e un’altra persona è stata ferita. Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno arrestato e consegnato alla polizia un civile che ha partecipato all’attacco. L’esercito ha anche fatto sapere che sta indagando sulla morte del 20enne e ha avviato un’indagine con la polizia e lo Shin Bet, l’agenzia di intelligence per gli affari interni dello stato di Israele. Il presidente del partito laburista Yair Golan ha scritto sui social: “Il terrorismo ebraico messianico è determinato a incendiare il territorio e a costringere Israele a una difficile e inutile campagna regionale“.

La Casa Bianca ha stigmatizzato l’accaduto e criticato le autorità dello Stato ebraico per non essere regolarmente intervenute in tempo per prevenire gli attacchi contro i palestinesi. Tali episodi “sono inaccettabili e devono cessare”, ha affermato un portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale. Anche l’Unione europea ha fatto sentire la propria voce. Josep Borrell, Alto rappresentante della politica estera, ha scritto su X: “Condanniamo gli attacchi dei coloni a Jit, volti a terrorizzare i civili palestinesi. Giorno dopo giorno, in una quasi totale impunità, i coloni israeliani alimentano la violenza nella Cisgiordania occupata, contribuendo a mettere in pericolo ogni possibilità di pace. Il governo israeliano deve porre immediatamente fine a queste azioni inaccettabili. Confermo la mia intenzione di presentare una proposta di sanzioni dell’Ue contro i sostenitori dei coloni violenti, compresi alcuni membri del governo israeliano”.

Benjamin Netanyahu ha condannato l’accaduto: “Coloro che combattono il terrorismo sono l’Idf e le forze di sicurezza, e nessun altro. I responsabili di qualsiasi atto criminale saranno catturati e perseguiti”, ha scritto il premier su X. Netto anche Isaac Herzog: “Condanno fermamente il pogrom di stasera in Samaria”, ha scritto il presidente israeliano in un post sullo stesso social. Indicativa la terminologia scelta da Herzog: la parola “pogrom” indica le violente sollevazioni popolari contro comunità ebraiche che avvenivano nella Russia zarista, ma anche in altre regioni dell’Europa orientale.

Ma l’accaduto ha scatenato attriti nel governo. Il ministro dell’Interno Moshe Arbel ha parlato di “grave crimine nazionalistico che ha avuto luogo questa sera contro innocenti nel villaggio di Jit”. Arbel, membro del partito ultra-ortodosso Shas, afferma che l’azione “va contro i valori dell’ebraismo, è un punto basso morale e umano e danneggia lo Stato di Israele e l’impresa degli insediamenti in Giudea e Samaria”, come gli israeliani chiamano la Cisgiordania.

Yoav Gallant, ministro della Difesa, si è unito alle condanne: “Condanno fermamente qualsiasi tipo di violenza e do il mio pieno appoggio alle Idf, allo Shin Bet e alla polizia israeliana affinché svolgano i loro ruoli e affrontino la questione con severità – scrive Gallant sui social media -. La rivolta estremista va contro tutti i comandamenti morali dello Stato di Israele”.

Il ministro per la Sicurezza nazionale, l’ultraortodosso Itamar Ben Gvir, invece si è scagliato contro Gallant e il capo di Stato maggiore delle Idf Herzi Halevi, sostenendo che sono loro i responsabili delle violenze: “Ho detto al capo dello stato maggiore che non appoggiare i soldati nell’uccidere un terrorista che lancia sassi porta a incidenti come quello” di ieri sera, ha detto Ben Gvir. “Nonostante ciò, è inequivocabilmente vietato farsi giustizia da soli”, continua il ministro ultranazionalista senza denunciare esplicitamente i coloni. “Sono le Idf che devono occuparsi del terrorismo e della deterrenza, anche nel caso di Jit. È giunto il momento che il ministro della Difesa lo faccia”.

Il ministro delle Finanze di estrema destra israeliano Bezalel Smotrich, che è anche responsabile degli affari degli insediamenti, ha fatto un distinguo: l’assalto, ha detto, “non è collegato in alcun modo all’impresa degli insediamenti o ai coloni”. “Sono criminali che dovrebbero essere trattati nella misura massima consentita dalla legge”, ha detto. “Costruiamo e sviluppiamo gli insediamenti in modo legale, sosteniamo l’Idf nella sua lotta contro il terrorismo e siamo fortemente in disaccordo con qualsiasi dimostrazione di violenza anarchica criminale che non abbia assolutamente nulla a che fare con l’amore per la terra e l’insediamento di essa”.

Il mondo ultra-nazionalista è in fermento. Nella notte tra mercoledì e giovedì il parlamentare di estrema destra Tzvi Sukkot e centinaia di altri israeliani sono entrati nella Tomba di Giuseppe, sito religioso che sorge vicino al campo profughi di Balata, nel pressi di Nablus, nei Territori occupati.

Il 13 agosto Ben Gvir ha passeggiato sul Monte del Tempio, a Gerusalemme, insieme a circa 1.600 fedeli nel giorno di Tisha b’Av, in cui gli ebrei commemorano la distruzione del primo e del secondo Tempio. Decine di pellegrini si sono sdraiati a terra in preghiera, violando lo status quo – concordato fra Israele e Giordania nel 1967 e ribadito nella pace del 1994 – e le istruzioni della polizia, secondo cui la preghiera nel sito è riservata ai musulmani.