Il quadro geopolitico si complica, con la tensione che continua a crescere, sia in Europa che in Medio Oriente. La conseguenza è che le politiche e gli investimenti militari diventano sempre più una priorità per gli Stati. Dimostra la Croazia che, a partire dall’1 gennaio del prossimo anno, reintrodurrà un servizio militare obbligatorio di due mesi. Lo ha annunciato il ministro della Difesa Ivan Anusic. La decisione segna il ritorno alla coscrizione, sospesa nel 2008, quando il Paese era passato a un sistema basato sulla volontarietà.

“Abbiamo aumentato gli stipendi dei soldati, dei sottufficiali e degli ufficiali“, ha affermato il ministro all’emittente croata Rtl. “L’ammodernamento e l’equipaggiamento delle forze armate procedono come previsto e in conformità con l’accordo con i nostri alleati e la leadership della Nato“, ha sottolineato, aggiungendo che non ci sarà alcun risparmio di fondi in questo settore.

Altri Paesi europei stanno prendendo in considerazione misure simili o hanno ripristinato il servizio militare obbligatorio. Un’apparente corsa agli armamenti. L’anno scorso, la Lettonia ha ripristinato la leva militare in risposta alla minaccia rappresentata dall’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia. Anche la Serbia, il principale rivale della Croazia nei Balcani, sta valutando di riattivare il servizio di leva.

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