La Nato e “i servizi speciali occidentali” sono direttamente coinvolti nella pianificazione dell’attacco dell’Ucraina alla regione russa di Kursk. A dirlo è il principale consigliere del presidente russo Vladimir Putin, Nikolai Patrushev, parlando all’agenzia di stampa Tass. “E’ stato l’Occidente – dice Patrushev – a portare al potere la giunta criminale in Ucraina. I Paesi Nato hanno inviato armi e istruttori militari in Ucraina, continuano a fornire informazioni d’intelligence e controllano le azioni dei gruppi neonazisti. E l’operazione nella regione di Kursk è stata pianificata con la partecipazione della Nato e dei servizi speciali occidentali”.
Le parole del consigliere di Putin arrivano nelle ore successive alle rivelazioni della Bbc che confermano quello che era prevedibile: per il blitz oltre confine l’Ucraina ha usato anche (se non soprattutto) mezzi e armi arrivati dagli alleati occidentali. Secondo la ricostruzione della tv pubblica britannica (che cita fonti della Difesa) in particolare sono stati utilizzati carri armati donati dalla Gran Bretagna, 14 tank Challenger 2 inviati su decisione dell’ex premier Rishi Sunak nel gennaio del 2023. Il ministero della Difesa del Regno Unito non ha voluto rilasciare dichiarazioni in merito ma un portavoce ha affermato che, in base alla Carta delle Nazioni Unite, l’Ucraina ha il chiaro diritto all’autodifesa contro gli attacchi illegali della Russia e “ciò non esclude operazioni all’interno della Russia”. Ciò include – riferisce il media britannico – l’impiego di carri armati da combattimento che, secondo una fonte britannica, sono ora impiegati nell’offensiva ucraina. E’ la stessa linea tenuta negli ultimi giorni anche dall’Unione europea. E, anzi, un importante membro della Nato, il Canada, oggi l’ha espressa in modo esplicito: non impone, dice una portavoce della Difesa, “restrizioni geografiche all’uso degli equipaggiamenti militari donati all’Ucraina”. Il Canada, sottolinea la tv Cbc che dà la notizia, ha donato otto carri armati Leopard 2A4, qualche decina di mezzi corazzati Acsv (Armoured combat support vehicles), centinaia di altri veicoli blindati e un piccolo numero di obici M-777.
La situazione sul fronte orientale dell’Europa si fa sempre più complicata con la controinvasione nel Kursk operata dagli ucraini. Ieri il presidente Volodymyr Zelensky ha rivendicato l’occupazione di un’ottantina di località con tanto di entità amministrativa già messa in piedi. E a parlare ora è anche il presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko – alleato stretto di Putin – secondo il quale ad “avere bisogno” della guerra tra ucraini e russi è solo l’Occidente e dunque Kiev e Mosca dovrebbero sedersi al tavolo dei negoziati e porre fine alla guerra. Lukashenko naturalmente è lo stesso che non ha aspettato più di qualche minuto per decidere di schierare i missili al confine con l’Ucraina dopo che alcuni droni avevano sconfinato nel suo spazio aereo.
In un’intervista alla tv russa Vgtrk Lukashenko passa con una certa agilità dalle parole di pace all’ostentazione dei muscoli. Terminata l’esortazione nei confronti di Russia e Ucraina per trovare un’intesa, l’autocrate di Minsk minaccia anche l’uso di armi nucleari tattiche nel caso in cui i confini della Bielorussia fossero violati dal nemico. “Non vogliamo un’escalation e una guerra contro l’intera Nato – dice – ma se si arriva a questo non avremo altra scelta: non appena qualcuno oltrepasserà il confine di Stato la risposta sarà immediata”, dice il presidente bielorusso. “Non useremo alcuna arma finché non metteranno piede sul nostro” territorio, aggiunge. Per Lukashenko “alti rappresentanti” della leadership americana vogliono “lasciare che ucraini e russi si picchino a morte e si distruggano tutti a vicenda“.