“Il 9 settembre il nostro nido deve aprire. È tutto pronto, non tolleriamo più altre attese. Il Comune prima di quella data deve provvedere all’allacciamento della luce, alla pulizia e alla piantumazione del giardino. Anche i bambini del nostro quartiere hanno diritto ad andare a scuola”. A usare questi toni perentori è uno degli uomini più miti che si possano conoscere: fratel Mauro Billetta, francescano, parroco della chiesa di Sant’Agnese a Danisinni, uno dei quartieri più difficili di Palermo, fino a qualche anno fa dimenticato dalle istituzioni. Persino la maggior parte dei palermitani non conosce questo luogo situato sul letto del fiume Papireto, dove a fatica si arriva con la macchina e dove non esistono attività commerciali. Ad accendere i riflettori sul quartiere, dieci anni fa, è stato proprio fratel Mauro, dando vita ad una fattoria comunitaria, ospitando un circo, una biblioteca e iniziando a far conoscere quell’angolo di città proprio alle istituzioni.

La ferita più grande per Danisinni era lì, al centro della piazza: un polo materno per l’infanzia con tanto di consultorio familiare, di proprietà del Comune, chiuso nel 2007 e abbandonato da allora. Fin dal suo arrivo fratel Mauro ha immaginato e voluto con tutta la comunità la riapertura di quel luogo e il giorno è quasi arrivato. Ma anziché ospitare sessanta bambini – com’era previsto – per un cavillo burocratico ce ne saranno solo venti. La porta del consultorio per ora resterà chiusa, in attesa che Comune e Azienda sanitaria decidano di mettere mano anche a quell’area. Non tutti i piccoli del quartiere potranno iscriversi perché – per assurdo – il territorio della piazza è divisa tra due circoscrizioni e solo chi è nella quarta può accedere a quel nido. “Siamo disposti a ingoiare tutti i rospi, ma il nido il nove di settembre deve aprire e l’amministrazione per quel giorno deve completare i lavori”, è l’appello del francescano all’assessore Aristide Tamajo. “Quel giorno o faremo una grande festa con tutta la comunità educante o daremo vita ad una denuncia pubblica”.

La storia di questa struttura è un paradosso. Aperta negli anni Sessanta dal Comune come nido e scuola materna, è stata per anni un punto di riferimento del quartiere. Nel 2007 è stata abbandonata e da allora più nessuno ha pensato che a Danisinni – dove c’è il più alto tasso di dispersione scolastica d’Italia secondo l’Atlante dell’infanzia di “Save the children” – ci fosse bisogno, più che di altri luoghi, di un presidio per i più piccoli. La chiusura del nido ha penalizzato l’intera piazza, che man mano è sprofondata in un degrado urbanistico sempre più grave, fino a rendere il giardino attiguo all’asilo una discarica a cielo aperto. Nel 2019 il Comune aveva deciso di demolire la struttura annunciandolo con un comunicato stampa, dopo che l’allora presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati aveva visitato il quartiere sposando la richiesta della comunità di riaprire la scuola. Ma la comunità si era ribellata e aveva ottenuto, dopo una trattativa con l’amministrazione di Leoluca Orlando, di potersi fare carico dell’onere di progettazione per studiare la fattibilità dell’adeguamento strutturale alla normativa antisismica. Il progetto, sostenuto da Fondazione Con il Sud, Fondazione Sicilia, Fondazione Peppino Vismara, Fondazione Piano Terra e Save the Children, era stato approvato dal Comune a giugno 2021; a luglio 2022, dopo una lunga trafila burocratica e le elezioni amministrative, la ditta per lo smaltimento dei rifiuti speciali ha avviato i lavori per bonificare il giardino e così permettere, nell’arco di qualche settimana, l’apertura del cantiere.

Tutto è bene quel che finisce bene? A Palermo no. “Sebbene i lavori di ristrutturazione siano stati ultimati già a ottobre, il Comune ancora non ha mantenuto le promesse fatte. Il nido così come tutti gli asili della città dovrebbe aprire il 9 settembre ma ancora mancano l’allacciamento luce, la pulizia e la piantumazione del giardino esterno, così come le iscrizioni. Rimane tutto in sospeso”, denuncia fratel Mauro. E non è l’unica beffa. Come anticipato, i posti saranno venti anziché sessanta, perché la Commissione di valutazione dei partecipanti al bando ha fatto un errore e il Comune in autotutela ha ritirato l’assegnazione della gestione data a due cooperative, per cui quest’anno il nido sarà gestito dagli impiegati comunali riducendo il numero di iscritti. Inoltre, i tecnici del Comune hanno pensato di stralciare dal progetto di ristrutturazione i locali del consultorio, pensando che dovesse essere di competenza dell’azienda sanitaria. Ma il plesso appartiene al Comune. Ora è tutto pronto ma quei 120 metri quadri restano da sistemare. La porta del consultorio resterà chiusa in attesa dei lavori.

Nulla che possa fermare la convinzione di questo frate a riaprire, il 9 settembre, il nido per i bambini del quartiere. Lui non li vuol più vedere girovagare o piangere in giro per le strade, a due, tre anni. Non ne vuol più sapere di mamme che non hanno – come nel resto della città – un luogo dove lasciare i loro figli per poter lavorare. Il messaggio alle istituzioni è chiaro: “Chi non si prende cura dei bambini, non si prende cura del futuro”. Fra’ Mauro – come lo chiamano tutti a Danisinni – non ha paura a dirlo al telefono all’assessore, così come ai giornalisti. Il suo obiettivo è solo la dignità di quel quartiere, dove da dieci anni abita con la gente del posto.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Nuove linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica: un delirio di onnipotenza identitaria

next
Articolo Successivo

Caos nomine capi d’istituto, il Tar del Lazio blocca la graduatoria degli aspiranti presidi: accolto il ricorso presentato da 17 docenti

next