Cronaca Nera

Sharon Verzeni, gli investigatori: “Proseguono i tamponi per il Dna. A oggi nessun profilo genetico è stato isolato”

I carabinieri di Bergamo non si fermano per dare un nome all’assassino di Sharon Verzeni, accoltellata in strada a Terno d’Isola dopo la mezzanotte del 30 luglio. Dopo la profilazione del Dna di residenti della zona e di altre persone, i militari stanno procedendo a eseguire altri tamponi e non solo in via Castegnate dove la giovane barista ha perso la vita.

“Non c’è una profilazione di via Castagnate – spiega un investigatore -. Abbiamo eseguito una trentina di tamponi per esclusione, ossia di persone che potrebbero aver contaminato inavvertitamente la scena, cioè i soccorritori per intenderci; poi ci sono altri campioni ritenuti di interesse investigativo. Stiamo attuando un protocollo investigativo che vigeva già prima del caso Yara Gambirasio (la 13enne uccisa a pochi chilometri da qui e per il cui omicidio è in carcere Massimo Bossetti, ndr), per cui effettuiamo prelievi di Dna su pregiudicati o senza fissa dimora. Ne preserviamo un campione in modo che se i laboratori del Ris dovessero restituirci la traccia genetica dell’assassino potremmo procedere con il confronto e avere, in caso positivo, già un nome. A oggi nessun profilo genetico è stato isolato” sul corpo della vittima o sui reperti sequestrati.

I profili ‘interessanti’ sono stati prelevati “tutti al di fuori di Terno d’Isola, ma non escludiamo di procedere ad altri tamponi anche in zona, il parametro della ricerca dell’assassino non è certo via Castagnate” precisano gli inquirenti. Una ricerca che non tralascia niente: “Al momento non possiamo escludere nulla, neanche che sia stata una mano femminile. Speriamo che la relazione finale dei medici legali ci offra qualche elemento in più”. E dagli inquirenti arriva anche l’invito a non demonizzare Scientology: “Non c’è nessuna pista privilegiata, Sharon e il compagno si stavano avvicinando a questo gruppo, ma indaghiamo su questa sfera di relazione come su tutte le altre cerchie relazionali della vittima”.