di Paolo Gallo
Mentre Macron, Scholz e Starmer sottoscrivono una nota congiunta in cui auspicano una ripresa dei negoziati e chiedono il cessate il fuoco a Gaza, l’Italia se ne sta bella tranquilla in silenzio. Una sorta di quiescenza consapevole, perché ‘non dire’ è meglio che prendere posizione, dar seguito all’articolo 11 ed essere costituzionalmente schierati può fare perdere voti e far saltare il banco. E allora che si fa?
Si distoglie lo sguardo dai grandi temi dei tempi moderni e si punta tutto sui cromosomi di Imane Khelif o sulle mirabolanti imprese digitali del social media manager di Sangiuliano. Perché distrarre il popolo, soprattutto a Ferragosto, è lo sport preferito di una classe politica inerme, incapace di essere protagonista nel panorama europeo e mondiale.
La grande assente di quel comunicato è la bandiera italiana. Ma d’altronde cosa ci si può aspettare da chi si astiene in Assemblea Generale Onu sul riconoscimento della Palestina come membro qualificato e sulla richiesta di una tregua a Gaza portando all’attenzione giustificazioni che nemmeno un bambino in età prescolare riuscirebbe ad accettare? Forse essere impavidi non è mestiere per chi governa questo Paese da quasi due anni. Stare all’opposizione, sbraitare e smentirsi una volta poste le terga a Chigi ha portato ad un cortocircuito che risulta difficile da ripristinare. E le telefonate a Netanyahu povere di condanne verso i 40mila morti civili rendono il nostro Paese (pardon, Nazione) veramente troppo ambiguo per essere credibile a livello internazionale. Tanto che i Grandi della Terra ci ignorano.
Perché diciamolo chiaramente: restare in silenzio perpetuo su bombe che distruggono ospedali e scuole dovrebbe far rabbrividire anche chi questa classe dirigente l’ha votata. E invece no. Meglio virare sui cromosomi XX e XY senza capirci nulla, alimentando odio gratuito come un qualsiasi no vax, un qualunque terrapiattista, oppure far finta di nulla rispetto alla commemorazione dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema.
Sono diversi i motivi del perché il tricolore italiano latita nelle grandi diplomazie internazionali e il problema è in capo a chi prima dai banchi dell’opposizione urlava e oggi, invece, carica di responsabilità, tace sperando che il popolino abbia solo voglia di mare e sole.
Ma settembre è alle porte, e l’autunno può essere molto più caldo di quest’estate a 40 gradi. Giorgia, se ci sei, batti un colpo!