Egregio Direttore,

ho letto il Suo editoriale di Ferragosto dedicato all’Ucraina, nel quale ho rilevato diversi punti su cui dissento, nonché affermazioni delle quali mi sfuggono i fondamenti.

L’esplosione di North Stream 2 avvenne forse per mano ucraina, ma senza “copertura Nato”. Biden non è responsabile/complice delle magagne del figlio. Podolyak non “ricatta” nessuno, non foss’altro perché non è nelle condizioni di farlo. L’epiteto di “fanatico” a lui rivolto mi pare gratuitamente offensivo: Podolyak è nel suo Paese e combatte un esercito straniero.

Resta un mistero glorioso come l’invasione di Kursk possa essere usata dagli ucraini per “ricattare i Paesi più prudenti della Nato per avere mano libera sull’uso delle nostre armi in Russia”. Non è vero che gli Usa “ci ricattano” sull’Ucraina (salvo prova contraria), vero è che l’Italia ha sempre preso le sue decisioni in Parlamento, spesso andando in direzione opposta agli auspici degli Usa.

Non è vero che la nostra Costituzione vieti la difesa armata, sia della Patria, sia di un Paese terzo – tanto meno ne vieta il sostegno indiretto; che, al di là dell’uso improprio e manipolatorio delle parole che spesso rilevo, non è ‘fare la guerra!’ – nei confronti di un’aggressione esterna (principio cardine del diritto internazionale). Sostenerlo, a mio avviso, equivale a sovvertire lo spirito profondo della Costituzione, emersa da una lotta armata con aiuto militare esterno, contro un aggressore che tentava di imporre un nuovo ordine mondiale fascista. “Mieli&Sallusti” non “chiamano la Costituzione” – bensì la sua forzatura in senso pacifista o pseudo-pacifista – “ipocrisia” e “odio per l’Occidente”.

Kiev non ha “finto di voler negoziare con Mosca”. Né contrasta con la speranza di negoziato il continuare a combattere in difesa della Patria. Il “blitz” a Kursk non è “militarmente inutile, anzi suicida”, non “la priva dei reparti migliori”: li usa in modo efficace. Detti reparti non sono “condannati allo sterminio”, non più che se operassero nel Donbass; ma il loro “sterminio” eventuale non sarebbe opera e responsabilità di Kiev ma di Mosca. Il “blitz” ucraino “sguarnisce il Donbass dove i russi avanzano vieppiù”, è vero, ma non certo “al solo scopo di bruciare il tavolo dell’eventuale trattativa”.

Simili strategie vennero usate con successo in passato da diversi generali, fra cui Scipione l’Africano. Kiev non “pretende”, chiede “di farlo coi nostri missili e il nostro permesso”, nel comune interesse politico e morale.

“Quando i russi completeranno la conquista del Donbass e annienteranno i reparti ucraini a Kursk, Zelensky piagnucolerà …”. Lei dimostra di avere molte certezze (casualmente in linea con la propaganda russa, lo dico senza ironia) sull’inutilità di ogni resistenza ucraina. Ammettiamo pure (senza concedere). Anche in tale caso, esiste un punto di vista diverso sull’eroismo (che Lei chiama fanatismo), e la sconfitta (aborrita sempre e comunque da Machiavelli: “Ha ragione chi vince”). Testimoniato ad es.: da Varsavia insorta nel 1944 (v. il libro-capolavoro di Norman Davies); da Gesù, Giovanni Battista, e altri profeti; da Ettore (Iliade VI Libro). Un punto di vista che si può non amare, ma che è parte delle radici etiche, laiche e cristiane, della nostra identità europea. Circostanza che suggerisce – se non altro – rispetto verso chi fa tali scelte estreme e difficili.

Se poi lo scenario da Lei paventato dovesse materializzarsi, non dubito che, al posto di Zelensky, Lei si dimostrerebbe tutto d’un pezzo: ma fin qui il Presidente ucraino a me non è mai parso piagnucoloso. “[Zelensky] piagnucolerà che ha finito i soldati e vuole i nostri”: quella non potrà non essere una nostra decisione.

“È così che si precipita nella Terza guerra mondiale senza neppure accorgersene”. Non so la terza, ma nella seconda si precipitò quando prevalsero le tesi di Chamberlain, analoghe alle Sue. E alla guerra attuale si è giunti dopo aver già tollerato l’occupazione russa della Crimea e di vaste regioni dell’est ucraino. Secondo la definizione di Wikipedia: “Appeasement… la politica di fare concessioni politiche, materiali o territoriali a una potenza aggressiva nell’intento di evitare un conflitto”. Al contrario, dal 1945 ad oggi, la terza guerra mondiale è stata evitata grazie alla deterrenza. E dunque l’interrogativo si pone: appeasement o deterrenza?

Un dibattito importante, da fare al massimo livello! Ma nel quale l’onere della prova ricade su chi vorrebbe abbandonare la vecchia strada: cosa assai pericolosa da fare alla leggera, sulla base di mere impressioni giornalistiche.

Egregio Gawronski, la propaganda di Putin su di me non ha alcuna presa, infatti l’ho sempre definito per quello che è – un criminale- fin da quando salì al potere 25 anni fa e per tutti gli anni in cui tutti i governi occidentali, compresi quelli italiani, anche quelli del suo Pd, gli leccavano i piedi e ci facevano affari d’oro. Purtroppo su di me non ha alcuna presa neppure la propaganda occidentale, che da vent’anni e più soffia sul fuoco della guerra alla Russia a opera di governi che ho sempre definito per quello che sono: criminali. Potrei mettermi lì riga per riga a confutare le sue affermazioni, ora ingenuamente infantili, ora irresistibilmente comiche. Oppure suggerirle di leggere il Wall Street Journal a proposito della virginale innocenza degli USA e della NATO in quell’atto di guerra-terrorismo che fu la distruzione dei gasdotti Nord Stream a opera del regime ucraino con la copertura dei servizi occidentali. Ma non voglio svegliarla dalla fiaba fatata del mondo dei buoni in lotta contro l’orco cattivo in cui lei beatamente vive. Sogni d’oro.

m.trav.

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