La scomparsa di Emanuela Orlandi è uno dei misteri più oscuri e complessi del nostro Paese. Mentre ci sono tre inchieste aperte per far luce sul caso della 15enne vaticana scomparsa nel 1983, proponiamo una ricostruzione accurata delle prime fasi della vicenda, con audio dell’epoca per concessione di Pietro Orlandi.
Il ruolo dell’avvocato Egidio
L’avvocato Gennaro Egidio è stato uno degli enigmatici protagonisti della prima inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. Quando i rapitori iniziarono a fare anche il nome di Mirella Gregori durante le loro richieste, il legale di prestigio – che era molto vicino al Vaticano – assunse la difesa anche della sua famiglia. Resta avvolto nel mistero il suo incarico che fu caldamente suggerito a entrambe le famiglie. Gli Orlandi hanno sempre detto di non aver mai dovuto pagare l’avvocato, in quanto di coprire le spese se ne occupava il Sisde, i Servizi segreti civili. Negli ultimi anni Pietro Orlandi ha detto anche di aver appreso più tardi che Egidio aveva conoscenze anche in Vaticano, non escludendo quindi che possa essere stato pagato dal Vaticano stesso ma resta soltanto un’ipotesi.
La versione ufficiale è che a corrispondere un onorario così importante ci pensarono i Servizi. L’annuncio formale di nomina del legale fu fatto il 22 luglio da Mario Meneguzzi, in qualità di portavoce degli Orlandi. La famiglia di Emanuela ha sempre sostenuto che Egidio fu consigliato loro dal Sisde, in particolar modo da Gianfranco Gramendola. Interrogato sul merito dal giudice Adele Rando, Gramendola ha negato la circostanza. La Stampa del 25 luglio del 1983 ricordò che l’avvocato Gennaro Egidio, esperto in questioni finanziarie e in diritto internazionale, è stato consulente per lo IOR alla Milton Court di Londra per il crac del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, sulla cui scomparsa aveva indagato il magistrato Domenico Sica, titolare dell’inchiesta sul caso di Emanuela Orlandi.
L’avvocato Gennaro Egidio, ha ricostruito le giornate passate nel suo studio a raccogliere e vagliare le numerose telefonate che gli arrivavano (soltanto quelle dell’Amerikano tra il 16 settembre e il 14 dicembre sono 35), nel suo libro La strategia delle ombre. I mille volti del crimine. Egidio gestì completamente i rapporti con giornalisti e presunti rapitori, e arrivarono al suo studio molte delle telefonate dell’Amerikano con cui instaurò un rapporto quasi confidenziale, a tratti amichevole. Da una delle prime, ascoltiamo: “Lei non conosce la mia voce, noi abbiamo mandato una lettera alla signora Arzenton” (la madre di Mirella, ndr), ribadendo sin da subito il presunto legame tra le due ragazze, mai verificato però.
L’avvocato, riscontrando le difficoltà del rapitore a esprimersi in italiano, gli chiede: “Vuol parlare in inglese?” ma lui si rifiuta perché se parlasse in inglese, gli dice, Egidio avrebbe più possibilità di identificare le sue origini mentre “Parlando in italiano non parlando bene, non può capire la mia nazionalità”. Lo straniero chiede a Egidio di smentire dei loro contatti riportati dalla stampa. “Lei è intelligente, capirà quando dovrà smentire”. L’avvocato dalla sua nega di aver parlato coi giornalisti. “Stiamo lavorando in maniera sotterranea, non abbiamo nessun interesse a comunicare con la stampa. Stiamo lavorando, abbiamo bisogno di uno o due mesi”, assicura il rapitore. Gennaro Egidio, a quel punto, incalza: “Voi avete chiamato me, su questo numero. Io vorrei iniziare un dialogo con voi, perché non iniziamo noi un dialogo? Dobbiamo iniziare un dialogo, va bene?”, ma lo straniero, di nuovo, taglia corto, saluta e mette giù.