“Qui non siamo al sindacato, parli solo di lui se vuole ricordarlo”. Il parroco di Pontelongo, in provincia di Padova, si è rivolto con queste parole alla delegata della Cgil che stava leggendo una lettera in ricordo del collega che qualche giorno fa si è tolto la vita, dopo essere stato licenziato dal gruppo Metro. Una decisione drastica, adottata dall’azienda, per aver causato un danno non superiore ai 300 euro nel calcolo delle spese di trasporto a favore di alcuni clienti. Il provvedimento, per un errore dopo quasi trent’anni di carriera senza alcuna contestazione, è sembrato eccessivo ai compagni di lavoro, che avrebbero voluto esternare il loro dissenso durante il funerale. Ma don Carlo Pampalon ha zittito Piera Meneghetti che dal pulpito aveva cominciato a leggere un intervento concordato con i colleghi.

“Il tuo ricordo è legato ai momenti più belli e spensierati della nostra famiglia Metro – ha detto Meneghetti – perché davvero eravamo una famiglia. L’azienda nei confronti di un dipendente diventa responsabile di quella vita e deve prendersi cura delle persone in quanto esseri umani che hanno bisogno di protezione, di sentirsi importanti e parte integrante di un sistema, piuttosto che risorse da sfruttare e sacrificare in nome del Dio denaro”. Arrivata a questo punto, la delegata è stata interrotta dal parroco: “Parli di lui, se vuole ricordarlo”.

Già aver fatto il nome dell’azienda, nel cui punto vendita di Mestre l’uomo lavorava, ha messo sulla difensiva il sacerdote. È così che Piera Meneghetti, dopo l’ammonimento, ha evitato di leggere altre frasi contenute nel messaggio. Ad esempio: “Hai subìto tanti torti nell’azienda che amavi e per cui lavoravi sempre con impegno e grande professionalità, affrontando tutto sempre a testa alta. Poi probabilmente qualcosa si è spezzato e non hai avuto più la forza di reagire”. Dopo la cerimonia alcuni colleghi hanno espresso la loro solidarietà alla sindacalista, anche perché in una vicenda così tragica la causa della morte non può essere disgiunta dal ricordo della persona caduta in depressione dopo il licenziamento.

L’omelia del parroco, come riportato dal Corriere del Veneto, era stata centrata sulle doti umane del lavoratore, senza entrare nei dettagli della ragione che lo ha portato al suicidio, nella sua casa di Saccolongo (in provincia di Padova). “Era una persona buona, forse anche troppo, ha detto il sacerdote, solo alludendo alla richiesta di verità della famiglia. Ha dedicato la vita al lavoro, ma ha attraversato un momento di debolezza. Il mistero della morte è grande, allo stesso modo è grande il mistero di questa morte, che ora la famiglia chiede di rendere più chiaro. Se quest’uomo ha dato tanto alla nostra comunità e alle persone a lui care, forse l’aiuto è mancato altrove”.

Dopo il licenziamento il dipendente della Metro aveva già trovato un nuovo posto di lavoro e si era rivolto al sindacato per chiedere che il provvedimento fosse impugnato.

Se hai bisogno di aiuto o conosci qualcuno che potrebbe averne bisogno, ricordati che esiste Telefono amico Italia (0223272327), un servizio di ascolto attivo ogni giorno dalle 10 alle 24 da contattare in caso di solitudine, angoscia, tristezza, sconforto e rabbia. Per ricevere aiuto si può chiamare anche il 112, numero unico di emergenza. O contattare i volontari della onlus Samaritans allo 0677208977 (operativi tutti i giorni dalle ore 13 alle 22).

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