C’è una squadra che ha vinto e che non ha cambiato praticamente nulla. Tutte le altre che hanno perso, e hanno cambiato quasi tutto, dirigenti, allenatori, calciatori. La nuova Serie A che parte sabato 17 agosto con l’esordio dei campioni d’Italia sul campo del Genoa è ovviamente una caccia all’Inter, ma per certi versi quasi una sfida concettuale tra due filosofie, diverse strategie con cui sono state costruite le squadre che si giocheranno il campionato: continuità contro rivoluzione. Chi vince?

Dove eravamo rimasti. Alla seconda stella dell’Inter, che non ha semplicemente vinto lo scudetto, lo ha dominato, stracciando le avversarie di venti punti e passa di distacco. Sembra difficile immaginare di colmare in due mesi un divario del genere. Anche perché, nonostante il passaggio societario, per una volta l’estate dei nerazzurri è stata relativamente tranquilla e sembra potersi concludere senza sacrifici sul mercato: non è stato ceduto nessun big, sono arrivati Zielinski e Taremi, che non fanno gran notizia perché parametri zero annunciati da mesi ma sono due giocatori di certa caratura internazionale. In teoria, la squadra di Simone Inzaghi è ancora più forte di prima. Eppure non è affatto scontato che si riprenda da lì. Innanzitutto perché ogni stagione fa storia a sé, le squadre partono tutti da zero, il passato non farà classifica. Lo dice anche la storia recente.

Chiusa l’egemonia bianconera, dal 2021 la Serie A ha sempre avuto un vincitore differente. Addirittura nelle ultime due occasioni la formazione campione d’Italia non è riuscita nemmeno a qualificarsi in Champions League (almeno sul campo), col Milan finito quinto al netto della penalizzazione della Juve nel 2023, e il disastro del Napoli lo scorso anno. La superiorità dell’Inter è stata netta, ma così schiacciante anche perché nel corso della stagione sono girati a favore tutti gli episodi che in altre occasioni potevano e potranno andar storti, alcuni per merito come gli scontri diretti, altri solo per fortuna. Il risultato non sarebbe cambiato ma forse il divario sì e non deve ingannare. Per questa e mille altre ragioni i nerazzurri faranno bene a stare sul pezzo da subito, e le avversare ancor meglio a crederci.

La questione, semmai, è chi potrà essere la vera rivale, se quest’anno ce ne sarà una. Perché le altre, devastate da ciò che ha rappresentato per loro la scorsa stagione, hanno tutte cambiato, addirittura stravolto. A partire dal Milan, che comunque è sembrata essere la più continua, potenzialmente la più vicina ai nerazzurri, ma per cui la sconfitta è stata un’autentica umiliazione e non è passata senza conseguenze. Fonseca, il penultimo tecnico che la piazza avrebbe voluto, è chiamato al salto di qualità che un organico già competitivo non sembra aver fatto fino in fondo sul mercato, con la promessa mancata di una grande punta che i tifosi aspettavano da due anni e non è arrivata neanche stavolta.

La Juventus – ormai è noto – ha deciso di chiudere tutti i conti col passato. Thiago Motta è il prescelto per una rifondazione che va ben oltre l’aspetto tecnico: non si tratta di cambiare solo quelle 5-6 pedine sullo scacchiere tattico, operazione già di per sé complicata, ma di intervenire proprio sul Dna del club, e forse proprio questo è l’aspetto più affascinante ma anche rischioso. Ad una piazza che è stata abituata per anni ad avere un’egemonia a 360 gradi sul campionato italiano e a vincere di “corto muso”, si propone ora un modello che punta innanzitutto al gioco e alla sostenibilità. Ci sono tutte le condizioni per far bene, ma anche perché il trapianto venga rigettato. Un’incognita enorme, a maggior ragione con il ritorno del doppio impegno in Champions con una rosa corta.

Come in fondo lo è anche il Napoli di Antonio Conte, che invece non avrà le coppe. Ed è paradossale dirlo, perché Conte – almeno in campionato – è sempre stato garanzia di successi. Ma dall’ultimo trionfo all’Inter sono passati tre anni e cambiate tante cose. Mentre è cambiato pochissimo il Napoli, che non sembra almeno sulla carta la squadra ideale per il suo tipo di calcio, senza la campagna acquisti che il tecnico italiano ha sempre preteso (ma i tempi sono cambiati, anche lui deve adeguarsi). Alla fine, il mercato più entusiasmante lo ha fatto proprio la Roma dei Friedkin, che tutti davano in fase di ridimensionamento, e che invece ha consegnato a De Rossi due colpi di livello come Soulè e Dovbyk, in grado di cambiare almeno le premesse della stagione. Certo vedere i giallorossi competere per lo scudetto sarebbe comunque una sorpresa, e lo stesso vale per ragioni diverse anche per la splendida Atalanta di Gasperini. Se anche solo una di queste centrerà una stagione da 80 punti, avremo un gran campionato. La caccia all’Inter è cominciata.

X: @lVendemiale

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Torna la Serie A, il programma e le partite della prima giornata – Dove vedere in tv e streaming (Dazn, Sky)

next
Articolo Successivo

Fiorentina, il calciomercato come questione personale: Commisso e il caso Nico Gonzalez

next