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Ancora bombardamenti di Israele nella Striscia di Gaza: 19 morti. Tra le vittime anche una donna e i suoi sei figli a Deir al-Balah

Ancora raid israeliani a Gaza: le bombe di Tel Aviv hanno ucciso durante la notte 19 persone, tra cui una donna e i suoi sei figli a Deir al-Balah. La notizia è stata diffusa dall’Al-Aqsa Martyrs Hospital, citato dalla Associated Press. In un altro attacco aereo, due edifici residenziali sono stati colpiti nella città di […]

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Ancora raid israeliani a Gaza: le bombe di Tel Aviv hanno ucciso durante la notte 19 persone, tra cui una donna e i suoi sei figli a Deir al-Balah. La notizia è stata diffusa dall’Al-Aqsa Martyrs Hospital, citato dalla Associated Press. In un altro attacco aereo, due edifici residenziali sono stati colpiti nella città di Jabaliya, nord di Gaza, uccidendo due uomini, una donna e sua figlia, secondo il Ministero della Salute. L’ospedale Al-Awda di Gaza, invece, fa sapere che quattro persone sono state uccise in un attacco israeliano nel centro della Striscia e sabato sera, un raid vicino a Khan Yunis ha ucciso quattro membri della stessa famiglia, tra cui due donne. Il giorno precedente un’intera famiglia di 18 persone è stata sterminata in un attacco aereo sulla città di Al-Zawayda.

Israele continua pertanto a bombardare proprio mentre l’ufficio di Benjamin Netanyahu riferisce che i negoziatori di Tel Aviv guardano alle trattative per un cessate il fuoco a Gaza con “cauto ottimismo“. Il premier israeliano “è il principale ostacolo al raggiungimento dell’accordo”, replica un alto funzionario di Hamas ad Al Jazeera. “Tutti capiscono” che Netanyahu e il suo governo non sono disposti a raggiungere un accordo di cessate il fuoco, sottolinea. Hamas afferma anche che i crimini in corso contro i palestinesi vengono perpetrati con “il sostegno assoluto dell’amministrazione statunitense e delle capitali occidentali, che stanno fornendo la copertura e il tempo necessari al governo israeliano per commettere un barbaro genocidio a Gaza”. “Ci sono cose su cui possiamo essere flessibili e altre su cui non possiamo esserlo, e insistiamo su queste possiamo”, ha detto alla riunione di governo Benyamin Netanyahu: “La pressione militare e diplomatica – ha aggiunto – è il modo per liberare gli ostaggi. I principi che abbiamo stabilito sono essenziali per la sicurezza di Israele”. L’esercito israeliano, intanto, rende noto che sta operando in profondità a Khan Younis, nella parte meridionale di Gaza, e nella periferia di Deir al-Balah, nella parte centrale della Striscia. L’Idf aggiunge anche che i soldati della divisione hanno ucciso diversi uomini armati e trovato armi nei giorni scorsi.

Intanto a Tel Aviv continua la pressione sul governo israeliano per arrivare a un accordo per il rilascio degli ostaggi tenuti da Hamas a Gaza: decine di migliaia di persone hanno partecipato ad una grande manifestazione accusando Netanyahu di aver deliberatamente impedito questo accordo in passato. Manifestazioni per chiedere l’accordo per il rilascio degli ostaggi si sono svolte anche in altre città israeliane, come Gerusalemme e Haifa, dove il corteo è stato aperto da uno striscione che recitava “chiunque abbandoni una vita è come se abbandonasse il mondo intero”. A Tel Aviv sono scesi in piazza diversi parenti degli ostaggi, tra i quali Mor Shoham, fratello di Tal Shoham rapito nel kibbutz di Bèeri, che ha detto di temere che il governo faccia “il peggior errore della sua storia” lasciandosi sfuggire la migliore opportunità di liberare gli ostaggi.

Il segretario di Stato Usa Antony Blinkn è atteso oggi in Israele per “proseguire gli intensi sforzi diplomatici”, dopo il cauto ottimismo emerso dai negoziati. Sul fronte colloqui, alcuni alti funzionari israeliani hanno dichiarato all’emittente pubblica Kan che la differenza di posizioni tra Israele, Hamas e Il Cairo sul futuro del corridoio Filadelfia (lungo il confine tra Egitto e Gaza) è “risolvibile”. Nella capitale egiziana sono in corso discussioni su questo punto dell’accordo e, secondo i funzionari, è possibile trovare una soluzione basata su una proposta americana. Israele, secondo indiscrezioni trapelate nei giorni scorsi, chiede di rimanere e controllare a tempo indeterminato il corridoio Filadelfia, da dove i miliziani della Striscia hanno ricevuto rifornimenti di armi negli ultimi anni. Tuttavia, fonti israeliane e di Paesi mediatori hanno affermato che i responsabili della sicurezza israeliana ritengono che il ritiro dal corridoio per le sei settimane della prima fase di un possibile accordo di cessate il fuoco e rilascio di ostaggi, non consentirebbe ad Hamas di riarmarsi in modo significativo e che alcune procedure non specificate lungo il confine potrebbero compensare un ritiro israeliano dalla zona di confine.