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Ancora bombardamenti di Israele nella Striscia di Gaza: 29 morti. Hamas: “Netanyahu ostacola le trattative per la tregua”

Ancora raid israeliani a Gaza: le bombe di Tel Aviv hanno ucciso ieri sera e oggi 29 persone, tra cui una donna e i suoi sei figli a Deir al-Balah. Questo bombardamento, che ha colpito una casa, è avvenuto nelle prime ore di domenica. Il nonno dei bambini, Mohammed Awad Khatab, ha riferito che sua figlia, insegnante di scuola, era con il marito e i loro 6 bambini quando la loro casa è stata colpita: ha riferito che i bambini avevano un’età compresa tra 18 mesi e 15 anni e che fra loro c’erano 4 gemelli. Il padre è stato ricoverato in ospedale. In un altro attacco aereo, due edifici residenziali sono stati colpiti nella città di Jabaliya, nord di Gaza, uccidendo due uomini, una donna e sua figlia, secondo il Ministero della Salute. L’ospedale Al-Awda di Gaza, invece, ha riferito che ci sono stati 9 morti in altri due attacchi che hanno colpito il centro di Gaza mentre sabato sera un raid vicino a Khan Yunis ha ucciso quattro membri della stessa famiglia, tra cui due donne. Il giorno precedente un’intera famiglia di 18 persone è stata sterminata in un attacco aereo sulla città di Al-Zawayda.

I colloqui per la tregua Israele continua a bombardare proprio mentre l’ufficio di Benjamin Netanyahu riferisce che i negoziatori di Tel Aviv guardano alle trattative per un cessate il fuoco a Gaza in corso in Egitto con “cauto ottimismo“. “Ci sono cose su cui possiamo essere flessibili e altre su cui non possiamo esserlo, e insistiamo su queste possiamo”, ha detto alla riunione di governo il premier israeliano. Sul fronte colloqui, alcuni alti funzionari israeliani hanno dichiarato all’emittente pubblica Kan che la differenza di posizioni tra Israele, Hamas e Il Cairo sul futuro del corridoio Filadelfia (lungo il confine tra Egitto e Gaza) è “risolvibile”. Il segretario di Stato Usa Antony Blinkn è atteso in Israele per “proseguire gli intensi sforzi diplomatici”.

In serata però le dichiarazioni di Hamas sono improntate al pessimismo. “Dopo aver ascoltato i mediatori su quanto avvenuto nei colloqui a Doha, abbiamo avuto la certezza che Netanyahu sta ancora ponendo ostacoli al raggiungimento di un accordo“, si legge in un comunicato dell’organizzazione. “Netanyahu sta ponendo nuove condizioni per sabotare i negoziati, tra cui il mantenimento del controllo sul Corridio Filadelfia, sul valico di Rafah e sul Corridoio Netzarim”, sostiene Hamas, aggiungendo che le nuove richieste non soddisfano le sue condizioni relative allo scambio di prigionieri. “Netanyahu ha la piena responsabilità di far deragliare l’accordo”, conclude.

Intanto a Tel Aviv continua la pressione sul governo per arrivare a un accordo per il rilascio degli ostaggi: decine di migliaia di persone hanno partecipato ad una grande manifestazione accusando Netanyahu di aver deliberatamente impedito questo accordo in passato. Manifestazioni per chiedere l’accordo per il rilascio si sono svolte anche in altre città israeliane, come Gerusalemme e Haifa, dove il corteo è stato aperto da uno striscione che recitava “chiunque abbandoni una vita è come se abbandonasse il mondo intero”. A Tel Aviv sono scesi in piazza diversi parenti degli ostaggi, tra i quali Mor Shoham, fratello di Tal Shoham rapito nel kibbutz di Bèeri, che ha detto di temere che il governo faccia “il peggior errore della sua storia” lasciandosi sfuggire la migliore opportunità di liberare gli ostaggi.