La peggiore prestazione della stagione, almeno per un set e mezzo. Il quarto di finale di Jannik Sinner contro Andrey Rublev al torneo Masters 1000 di Cincinnati può essere sintetizzato così. Prima della scossa, della rimonta e della vittoria, che poi è la cosa che più conta in assoluto. La rivincita sulla sconfitta patita pochi giorni fa a Montreal prende forma in un 4-6, 7-5, 6-4, dove la personalità dell’altoatesino ha avuto un ruolo determinante per azzerare tutto, accettare gli errori (tantissimi, soprattutto nel primo set e con il diritto) di una giornata resa difficile anche dal forte vento, andare oltre una condizione fisica ancora piena di incognite, insistere. Una partita girata anche per demeriti dello stesso Rublev, il quale si è ritrovato nuovamente a un passo dal battere il numero uno del mondo, ma stavolta non è stato capace di sferrare il colpo decisivo nel secondo set.
All’interno di un quarto di finale fatto di luci (poche) e ombre (tante), la reazione e il risultato finale non sono però gli unici elementi positivi. Per Sinner la strada verso il titolo di Cincinnati è tutt’altro che in discesa: c’è ancora uno scoglio durissimo chiamato Alexander Zverev in semifinale e la domanda su quanto l’azzurro abbia da dare fisicamente è sempre lì, presente, martellante. L’aver superato però uno dei giocatori più in fiducia del momento in questo modo (il russo veniva dalla finale del Masters 1000 di Montreal) non può non trasformarsi in una bella iniezione di fiducia. Un boost emotivo che serviva dopo un mese complicato, caratterizzato da un filotto di delusioni e incertezze fisiche, da Wimbledon alle Olimpiadi di Parigi, fino al Canada.
A rafforzare l’ottimismo c’è poi quello che è successo nell’altro lato del tabellone: l’eliminazione al primo turno di Carlos Alcaraz (finalista qui un anno fa) per mano di Gael Monfils non è stato soltanto una sorpresa, ma anche una svolta capace di cambiare le prospettive nell’altoatesino, sia nel breve che nel medio termine. Da un lato, infatti, viene meno l’avversario più difficile e temuto, quello che poteva dare i maggiori problemi per arrivare al titolo di Cincinnati. Dall’altro, guardando alla classifica mondiale, la sconfitta dello spagnolo e i 360 punti incamerati con questa semifinale consentono a Sinner di rafforzare di molto la propria leadership. In questo momento l’azzurro è a quota 9.160, Alcaraz quasi duemila punti sotto, a 7.360 (Djokovic è invece a 7.460 punti). Il “tesoretto” da amministrare inizia a essere consistente, sia in vista degli Us Open (dove Sinner, sulla carta, si presenta avendo ancora tutto da guadagnare rispetto ai due rivali), che dell’autunno in cui l’italiano dovrà gestire più di duemila punti conquistati nella passata stagione. Nella Race, poi, l’azzurro non è solo il primo qualificato ufficiale alla prossima edizione della Atp Finals di Torino, ma ha anche rimesso quasi novecento punti tra lui e il rivale iberico.
Insomma, indipendemente da come andrà lo Us Open, Sinner a Cincinnati ha trovato la conferma di rimanere numero uno del mondo almeno fino al torneo 500 di Pechino in programma dal 26 settembre al 1° ottobre, e dove arriva con i gradi del campione in carica. Adesso non resta che ritrovare la forma fisica migliore, dissipare tutte le incertezze e magari portare a casa il terzo Masters 1000 della carriera nelle prossime due partite.
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